Sammlung Goetz  
Progettisti: Jacques Herzog, Pierre de Meuron con Helmut Federle (concezione spazi espositivi)
Collaboratore: M. Meier.
Architetto esecutivo e associato in Germania: J.P. Meier-Scupin.
Ingenere strutturista: Behringer & Müller.
Progetto climatizzazione: Waldhauser Haustechnik A.G.
Impianti elettrici: Nelhiebel.
Progettazioni speciali: Glasbau Hahn; Glasbau Uhlmann; Holzbau Schmid.
Committente e proprietario: Ingvild Goetz
Località: Monaco di Baviera, Oberföhringer Strasse 103, 81925 München
tel.: (0049) 89 957 81 23, fax: (0049) 89 957 97 20
Concorso e progetto: 1989-90.
Realizzazione: 1991-92.
Superficie occupata dall'edificio: 200 mq.
Volumetria generale: 3600 mc.
Superficie costruita totale: 700 mq.
Materiali di costruzione: cemento armato, legno, vetro.
Costo: D.M. 3.000.000.
 
Il padiglione costruito da Herzog e de Meuron per ospitare la raccolta d'arte privatadi Ingvild Goetz (con opere che vanno dagli anni Sessanta a oggi di artisti quali Twombly,Kounellis, Nauman e Federle), si erge isolato tra le betulle e le conifere di un tranquillo sobborgo residenziale a nord della capitale bavarese, all'interno di una proprietà che comprende anche la residenza, realizzata negli anni Sessanta, della famiglia Goetz, rispetto a cui il nuovo intervento mantiene un riservato distacco e una precisa autonomia di forme.
Come dicono gli stessi architetti l'edificio 'è costituito da un corpo di fabbrica in legno appoggiato su una struttura in cemento armato delle stesse dimensioni. Quest'ultima è parzialmente interrata, cosicché dall'esterno risulta visibile solo la parte superiore vetrata'. La necessità di ricavare parte degli spazi sotto la quota del terreno, dovuta,alle rigorose norme edilizie della zona, è diventata occasione per centrare il tema progettuale sul rapporto fra trasparenza e opacità delle superfici esterne dell'edificio in relazione alla dislocazione degli spazi interni. Così il piano terra è segnato dalla trasparenza della vetrata in corrispondenza dell'atrio d'ingresso e dal biancore opalino di quelle che danno luce alla sala a doppia altezza che si trova nel seminterrato (con l'unico contrappunto di una più stretta parte completamente chiusa, dietro cui si trovano gli impianti e un deposito). Il primo piano, che corrisponde nella facciata alla fascia opaca intermedia e alla finestra a nastro superiore, comprende tre sale uguali illuminate lateralmente dall'alto.
Certamente ciò che colpisce in questa architettura è la sua qualità di levigata astrazione e il senso di smaterializzazione di forma e costruzione che essa trasmette (tutti gli elementi sembrano galleggiare senza gravare), secondo un procedimento figurativo che rimanda alle opere del primo Movimento Moderno. In effetti, guardando gli schizzi di progetto viene istintivamente alla memoria la casa La Roche-Jeanneret di Le Corbusier del 1923 e, in particolare, la piccola ala, destinata alla collezione di quadri del proprietario, che chiude la visuale di square du Docteur Blanche. Si ripropone la stessa tripartizione orizzontale del prospetto ' con la finestra a nastro che segna in alto tutta l'ampiezza dell'edificio ' la parte centrale piena, mentre la fascia vetrata che occupa tutto il piano terra sembra far lievitare il volume del padiglione proprio come i pilotis sollevano la galleria parigina all'altezza del primo piano. Un parallelismo, questo, che evidenzia alcuni tratti distintivi nel modo di progettare di Herzog e de Meuron, che di questa tradizione del moderno assumono i caratteri figurativi prima che tipologici, spingendone, se possibile, le valenze verso esiti ancora più 'puri' e radicalmente 'assoluti'.
Il padiglione ripete infatti su tutte e quattro le facciate il motivo compositivo delle fasce vetrate orizzontali superiore e inferiore, assieme alla trama del reticolo geometrico-strutturale incisa sulla fascia intermedia realizzata in legno chiaro di betulla (dunque quasi totalmente privo di tessitura), definendo una doppia simmetria speculare, verticale e orizzontale, che unita alla stereometria pura, alle superfici nette, al riflettersi della natura e del cielo nelle parti a vetro, giunge al massimo livello di concettualizzazione del fenomeno architettonico verso un valore che potremmo definire 'classico'. Un dato, questo, che si ripete con coerenza anche all'interno, con le pareti bianche finite a intonaco grezzo che celano gli impianti tecnici, dove sono assenti profili di porte, infissi e altri elementi di dettaglio, così come nei soffitti che inglobano i sistemi di illuminazione, esibendo solo strisce di vetro opalino bianco che segnano con delicatezza l'intonaco.
In questa ricerca di condizioni di figura e colore, di linea e superficie e nella mancanza di tettonica e matericità è riscontrabile l'elemento di maggior fascino di questa piccola opera che riesce a restituire al mondo dell'arte, a cui è dedicata, una figurazione che nelle forme dell'architettura trova nuovi modi di espressione e di ricerca che sono da ritenersi propriamente artistici.
 
Bibliografia
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Sezione longitudinale Planimetria generale Veduta sala al primo piano Veduta sala al primo piano Scala di collegamento
Vista d'insieme