(Photo by Cemal Emden)

L'architettura sacra per eccellenza dell'Islam è la moschea: una ricostruzione dell'ordine dell'armonia e della pace insiti nella natura. Il mussulmano, mentre prega in una moschea, in un certo senso torna in seno alla natura attraverso il legame interiore che collega la moschea ai suoi principi e ai suoi ritmi.

(Photo by Cemal Emden)

Lo studio EAA sembra voler mettere in primo piano questo concetto nella progettazione della moschea di Sancaklar in cui è facile individuare una grande interazione tra costruito e natura ed è chiaramente visibile un attento uso di materia e luce per valorizzare e definire gli ambienti che articolano la costruzione. I progettisti valorizzano e dosano naturalità e luce per conferire all’edificio la sacralità tipica di un luogo di culto.
L'edificio è stato progettato come una risposta alla volontà della famiglia Sancaklar di costruire una moschea in un sito nelle vicinanze del lago di Büyükçekmece, in un quartiere alla periferia di Istanbul caratterizzato da numerose comunità chiuse. La moschea Sancaklar, totalmente integrata all'interno del paesaggio turco, ridefinisce le tradizioni architettoniche del luogo di culto islamico e suggerisce un confronto con lo schema classico di moschea ottomana che, con le attuali tecniche costruttive, è ormai divenuto un vuoto anacronismo.

(Photo by Cemal Emden)

Il progetto si allontana, quindi, dall’utilizzo di simboli, forme e decorazioni che sono normalmente il fulcro della progettazione di moschee tradizionali per esprimere, invece, la spiritualità attraverso contrasti di luce e ombra, materialità ed estetica nell’intento di realizzare un luogo sereno, adatto alla preghiera.

(Photo by Thomas Mayer)

Sfruttando il fatto che una moschea non abbia una forma predefinita e che qualunque luogo libero possa essere adibito a stanza per la preghiera, il progetto si è concentrato esclusivamente sulla "essenza" di uno spazio religioso, prendendo le distanze dalle questioni incentrate sulla forma. Piacere fisico ed emotivo sono stati il principale motore dell’idea progettuale. La moschea mira, infatti, a rappresentare le forme più pure di luce e materia, proprio a voler richiamare un mondo interiore, libero da tutti i vincoli culturali.
Il sito del progetto è un paesaggio di prateria che una strada trafficata separa dalle circostanti comunità suburbane. Gli unici elementi visibili della moschea sono il giardino, circondato dalle mura orizzontali del cortile, e una massa prismatica verticale di pietra, che rappresenta il minareto e che permette una prima identificazione dell’edificio come luogo sacro. L'iscrizione che si rende visibile quando ci si avvicina, chiarisce definitivamente che si tratta di un luogo per la preghiera.

(Photo by Thomas Mayer)

La costruzione, composta principalmente da una pietra Kayrak grigia e da cemento, è diventata parte integrante della topografia esistente ed è caratterizzata da uno sviluppo principalmente interrato. Una lunga tettoia dalla forma rettangolare che si estende verso parco costituisce l’elemento architettonico che caratterizza la costruzione fin dall’esterno. Avvicinandosi, piccole cascate assecondano la pendenza del terreno, muovendosi attraverso il paesaggio giù per la collina fino ad arrivare al livello più basso, dove si apre lo spazio d'ingresso con una vasca d’acqua. Qui il suono dell'acqua che scorre sembra escludere ogni rumore proveniente dalle strade limitrofe.

(Photo by Thomas Mayer)

L'edificio si fonde e si confonde in modo estremamente naturale con il passaggio circostante, offrendo addirittura esso stesso forma al terreno.
Internamente, il team di progettazione si è ispirato alla grotta di Hira, dove il profeta Maometto ricevette le prime rivelazioni del Corano. La decisione di abbandonare l'uso di ornamenti e di utilizzare semplicemente texture realizzate con il materiale costruttivo costituisce un chiaro riferimento alle moschee costruite durante i primi anni di formazione dell'Islam. I materiali sono dunque liberi di proporre se stessi nella loro essenza, senza alcuna ridondanza. Le pareti e il soffitto rafforzano la sensazione di purezza e umiltà che rappresentano l’essenza della fede Islamica. Tutte le finiture e i dettagli contribuiscono a definire lo spazio come un luogo di meditazione e preghiera.

L’ampia sala della preghiera occupa una superficie di 1.200 mq, è in grado di ospitare 650 fedeli ed è raggiungibile direttamente dal livello più basso; essa rappresenta un vero e proprio luogo d'ispirazione drammatica e stupore, dove è possibile pregare e restare soli con Dio.

(Photo by Thomas Mayer)

L'unico ornamento di tutta la costruzione sembra essere la luce che, secondo l’ora del giorno e la stagione, penetra con differenti angolazioni nella sala di preghiera attraverso sobrie aperture posizionate sul muro che affaccia verso La Mecca. Un elemento speciale è la grande parete nera riflettente sul bordo della sala su cui campeggia una preghiera.
Il progetto non si distacca dallo schema tradizionale di moschea solo dal punto di vista formale, ma vuole proporre anche un nuovo modo di vivere il luogo sacro. Innanzitutto, la presenza della sala del the, dello spazio comune e della libreria permette di favorire il raccoglimento nello spazio aperto. Inoltre, per la prima volta nell’architettura di una moschea, le donne hanno uno spazio dedicato e sopraelevato che garantisce loro la possibilità di pregare nella stessa fila degli uomini, invece che posizionarsi in fondo, come avviene in tutti gli altri casi.

(Photo by Thomas Mayer)

Il complesso, oltre agli spazi dedicati alla meditazione e alla preghiera, comprende anche la casa dell'Imam, dotata di un passaggio che permette di raggiungere direttamente la sala della preghiera.
La peculiarità dell’edificio e la grande cura nei dettagli hanno permesso al progetto di vincere il premio per il miglior edificio religioso al World Architecture Festival nel 2013 e gli hanno valso la nomination all’esibizione Designs of the Year 2015 del London Design Museum in ben 7 categorie.