Località SeñorÃo de Otazu, 31174 Echauri, Navarra, Spagna
Cliente Gabarbide Sa
Progettisti Jaime Gaztelu Quijano e Ana Fernánde de MendÃa
Collaboratori Juan José Arenas and Pedro Bañales
Strutture Senosiáin & Elizalde
Impianti José Luis Sola Labari
Impresa di costruzione Senosiáin & Elizalde
Progetto 1996
Realizzazione 1998
Superficie Area 9.000 m2
Costo di costruzione Euro 8.415.000
Circondata da un vigneto di 92 ettari, nel cuore della Navarra, la Bodega SeñorÃo de Otazu rappresenta un affascinante esempio di architettura ipogea, tipologia questa sempre più frequentemente adottata dalle aziende vinicole per le loro nuove cantine.
In alternativa alla climatizzazione artificiale, ormai largamente diffusa in questo settore, alcune grandi marche hanno scelto di realizzare ambienti a temperatura naturalmente stabile per la maturazione e l'invecchiamento dei loro vini collocando le barriques in spazi sotterranei. Questa condizione di conservazione naturale si collega inoltre alla tradizione produttiva che in passato realizzava nelle parti interrate degli edifici i passaggi più delicati e decisivi della vinificazione per ottenere un prodotto di qualità .
Questi due aspetti, ambienti a temperatura naturale costante e architettura criptica, sono alla base del progetto di Jaime Gaztelu e Ana Fernández per la Cantina SeñorÃo de Otazu. L'edificio è strutturato sulla superficie del terreno con un impianto planimetrico composto da tre corpi che si aprono a "u" sulla vallata. L'edifico centrale, una preesistenza ottocentesca, contiene spazi per l'accoglienza, la rappresentanza, la degustazione e il museo del vino mentre i locali per la lavorazione, l'imbottigliamento e il confezionamento si trovano nei due corpi laterali di nuova costruzione.
I tre edifici delimitano un cortile erboso sotto il quale si nasconde la barricaia: una vasta struttura ipogea, vero cuore di tutto il complesso, in cui avviene la maturazione del vino in piccole botti di rovere. Scandito da una successione di grandi volte a crociera il quadrilatero della barricaia rimanda in modo straordinario alle antiche architetture ipogee come le grandi cripte delle cattedrali o le immense cantine di certi nobili palazzi. In realtà questa soluzione formale nasce principalmente da una concezione della copertura dello spazio che elabora in modo esemplare alcuni, finora poco esplorati, aspetti del linguaggio costruttivo del cemento armato.
Dividendo lo spazio quadrato di 56 metri di lato in nove moduli voltati a crociera sulle diagonali, la copertura di tutto l'ambiente è stata risolta con soli 4 plinti centrali e 12 perimetrali da cui partono volte ribassate coprenti luci di 24 metri con una altezza massima di 6 metri nella chiave.
La griglia strutturale è legata alla base con delle travi elastiche che uniscono i plinti da cui partono le volte paraboliche. Il disegno di superficie dell'intradosso delle volte in cemento è composto di strisce parallele orizzontali, quasi una leggera scalinatura prodotta dalla calcolata e sapiente opera di carpenteria nella costruzione delle casseforme, e rimanda all'idea di curve di livello che legano tutta la costruzione, con una chiara allusione ai corsi di mattoni delle volte tradizionali. Ma le sollecitazioni di traduzione prodotte dalla conformazione a spigolo delle volte hanno imposto il ricorso a un reticolo di giunti che solca tutta la superficie del soffitto rendendo evidente la vera natura del materiale e le sue proprietà costruttive.
La mancanza di piedritti o pilastri su cui usualmente poggiano le volte a crociera conferisce all'architettura un sapore arcaico che comunica in chi visita la barricaia la sensazione di trovarsi in uno spazio plasticamente scavato, quasi all'interno di una cava sotterranea.
A sdrammatizzare l'atmosfera compressa indotta dal sovrastare di queste grandiose volte ribassate concorre la sapiente illuminazione impostata alla base dei plinti. La sua distribuzione radente, che si attenua gradualmente verso l'alto, smaterializza le volte e, togliendole dalla penombra, le rende leggere e luminose, quasi un "velario" che copre le preziose botti di rovere ordinatamente allineate.
Testo di Vincenzo Pavan
Estratto da Materia n. 46