S(E)OUL SCAPE. Towards a New Urbanity in Korea
fino al 4 gennaio 2009
Bruxelles
   

Continua il tour della mostra itinerante "S(E)OUL SCAPE. Towards a New Urbanity in Korea" che dopo l'inaugurazione a Firenze e le successive tappe alla RAS Gallery di Barcellona, al Berlage Institute di Rotterdam e alla Umetnostna galerija Maribor, giunge presso il BOZAR - Centre for Fine Arts di Bruxelles.

S(E)OUL SCAPE è la mostra che racconta gli esiti della sorprendente trasformazione architettonica e urbana che ha coinvolto la Corea del Sud negli ultimi anni. A valle di un lungo periodo di dittatura, la Corea è oggi protagonista di un formidabile processo di sviluppo economico, sociale e culturale che sta caratterizzando il ruolo del Paese asiatico nel mondo contemporaneo.
Curata da Francisco Sanin, S(E)OUL SCAPE individua nell'opera di sei tra i più affermati architetti coreani - Chung Guyon, Joh Sung-yong, Kim Young-joon, Min Hyun-sik, Seung H-sang, Yi Jong-ho - un programma che si manifesta con insistenza nella dimensione culturale, nella didattica, nella ricerca che accompagnano la pratica di progetto.

La loro opera è una delle conseguenze di quel fenomeno che ha condotto la Corea del Sud verso un processo di ridefinizione della metropoli contemporanea, di cui la celebre Paju Book City è una delle espressioni più vive e riconosciute dalla cultura architettonica internazionale. In un Paese roccaforte di un governo dittatoriale fino alla fine degli anni Ottanta, questi sei architetti rappresentano la generazione eroica di coloro i quali sono riusciti ad accendere una volontà di dibattito, di interazione e di ricerca mirata a risvegliare la Corea da un momento convulso e di grande tormento politico. La loro architettura racconta le conseguenze di questa trasformazione, maturata in un periodo di tempo medio-lungo, permeata dalle numerose indagini condotte a confronto con l'esperienza internazionale e anticipata dall'editoria più attenta e dalle esposizioni proposte negli ultimi anni dal padiglione coreano della Biennale di Venezia.
A cura di Francisco Sanin, coordinatore del corso di architettura della Syracuse University a Firenze, la mostra -organizzata da iMage- pone all'attenzione dei visitatori un ventaglio di opere recentemente realizzate in Corea del Sud. I temi su cui esse focalizzano vanno dalla ricerca sulle tipologie residenziali al rapporto con gli elementi naturali, al concetto di memoria collettiva, alla forma della città contemporanea. Le architetture in scena tendono a creare un paesaggio urbano nuovo per la Corea, alternativo a quello esistente, aggiornato rispetto alle nuove condizioni sociali ed economiche.
"S(E)OUL SCAPE" è una storia narrata attraverso l'architettura dei suoi protagonisti. Racconta una precisa volontà: reagire all'anonimato dello scenario urbano coreano e dare vita ad una nuova anima capace di generare un'energia dialettica altrettanto nuova. Per i sei architetti la città rappresenta prima di tutto la dimensione della socialità, lo scenario nel quale si genera la cultura, il luogo delle strategie politiche. È a partire da queste tre trame, impalpabili ma sostanziali, che prende forma il tessuto concreto dell'architettura. Seul è una delle metropoli più popolate al mondo. La maggior parte dei suoi edifici è stata costruita negli ultimi cinquant'anni e ha generato uno scenario anonimo e convulso. È qui che si muovono i sei protagonisti della mostra, accomunati da una sfida: creare le condizioni e le premesse per una nuova stagione architettonica e urbana.

I sei progettisti in mostra rappresentano la prima generazione di architetti coreani pronta a confrontarsi con le esperienze internazionali, a sostenere le politiche di riforma sia nella professione sia nella formazione. A credere fermamente nella necessità di una maggiore apertura verso l'esterno, a dichiarare la propria presenza sul panorama dell'architettura internazionale, a sollecitare motivazione intellettuale e culturale. Essi conservano il sentimento di appartenenza alla loro terra, e allo stesso tempo lo confrontano, lo aggiornano, lo sottopongono a una continua revisione critica, a una costante interazione con il pensiero architettonico e con i linguaggi elaborati in ambito internazionale.