Nel 1955 Reyner Banham scrive l’articolo The New Brutalism, pubblicato da The Architectural Review. Da più fonti è considerato determinante per la definizione del movimento Brutalista, e sorprende scoprire che, secondo Reyner, il Brutalismo “elude descrizioni precise”. Per il grande pubblico del Ventunesimo Secolo il Brutalismo pare invece ben riconoscibile. Sono decine le collezioni di immagini, i video divulgativi, le pubblicazioni, che raccolgono edifici di cemento armato a vista e li mettono in fila per nazione (nasce in centro Europa, ma si espande da entrambi i lati della cortina di ferro), per autore (gli Smithson, Ernö Goldfinger, Le Corbusier), o per anno di costruzione (capostipite l’Unitè d’Habitacion). Perché dunque questa discrepanza? Si può, o non si può, descrivere il Brutalismo? Cos’è il movimento Brutalista? Se la risposta fosse semplice, il “piccolo pubblico” di settore sarebbe un fronte unico - ma non è così. Ci sono però alcuni tratti essenziali che, per brevità, possiamo riassumere in due grandi capisaldi del movimento Brutalista. Da un lato i progetti presentano in generale una forte istanza sociale, che va in direzione di edifici giusti, aperti alle persone, economici da costruire e gestire, e con modelli d’uso innovativi. Dall’altro lato c’è una ricerca estetica precisa, che ambisce a essere scevra non solo di decorazioni ma anche di materiali di finitura - dove il grezzo coincide con l’economico e quindi con il popolare, ma anche con il puro e quindi l’essenziale. A ben guardare queste due fondamenta erano già nel sottotitolo del libro che Banham scrive a partire dall’articolo sopra menzionato: The New Brutalism: Ethic or Esthetic?. Il Brutalismo è un’etica, è un’estetica, ma non è una ricerca unita di un nuovo tipo di spazio; da cui, forse, la longevità: conclusa la carriera dei primi autori, nuovi progetti possono ancora farsi forti di quei due capisaldi, e portarne avanti il retaggio. La storia di Bruther non dimostra particolare affezione o reminiscenza del Brutalismo. Il fulcro di ricerca dello studio riflette anzi esigenze e tendenze come la flessibilità, il riuso adattivo, la progettazione partecipata, che sono pienamente contemporanee.
C’è un edificio in particolare dove però si può sentire qualcosa di quelle istanze di metà Novecento: le residenze studentesche e parcheggio a Saclay, in Francia. In questo progetto Bruther e Baukunst cercano dichiaratamente di proporre un modello di condivisione dello spazio capace di migliorare la vita dei residenti, e uniscono questo intento con l’impiego di strutture semplici realizzate con materiali economici e di facile accesso. Il disegno planimetrico non è rivoluzionario: il fabbricato percorre per tre lati il perimetro di un lotto rettangolare, disegnando una U che racchiude un giardino. Quest’area verde, posta al centro geometrico del disegno di pianta, è per i progettisti centrale anche concettualmente: “l’elemento distintivo … porta viste e respiro a ogni piano”. Il verde pubblico è d’altronde uno dei molti strumenti a disposizione degli architetti per dare qualità sociale al progetto, che, unendo a questo degli spazi comuni nell’attacco a terra, genera possibilità relazionali e di uso condiviso da parte degli inquilini dell’edificio. Lo schema strutturale, come la planimetria generale, è semplice e di facile lettura. Un sistema trave-pilastro in calcestruzzo armato a vista, con campate da ca. 8x4 m (in facciata) e ca. 8x7 m (nel corpo di fabbrica), dentro le quali si posizionano funzioni residenziali, parcheggi, spazi comuni, e attività per il pubblico. Una cornice universale cui si può collocare qualsiasi scena di vita.
Due soluzioni lo rendono però particolarmente elegante: i pilastri circolari in facciata, sottili, che contraddicono la marcata orizzontalità dell’insieme, e i sistemi di risalita per pedoni e automobili. Questi ultimi, specialmente, si contrappongono alla regolarità del disegno con eliche singole e doppie, generando un moto vorticoso dentro una maglia regolare e rigida. Questi due elementi, ovvero la centralità della funzione aggregativa e l'estetica spoglia con cemento armato a vista, sono senza dubbio punti comuni con la ricerca del movimento Brutalista - che sia o meno un omaggio voluto. Il cuore del progetto, e ciò che lo rende unico, si trova tuttavia nella risposta a un’esigenza che appartiene a questo decennio, e non a quelli. Il fatto, già menzionato, che la struttura si presti a essere cornice di qualsiasi dipinto, è il primo spunto per comprendere il ruolo centrale della reversibilità. Con uno schema assonometrico, i progettisti spiegano rapidamente: presa una campata strutturale, possono starci dentro tre o quattro posti auto, oppure un paio di appartamenti, oppure degli spazi d’uso comune. Nella loro proposta odierna, ovviamente, la configurazione è definita: i due piani sommitali sono di residenze, più un attico, mentre piano primo e secondo sono parcheggi per auto; l’attacco a terra, come detto, ospita funzioni aperte alla comunità, e i due interrati sono di nuovo parcheggio (sotto l’intera area, giardino incluso). La configurazione non è però del tutto definitiva. Se dovesse esserci bisogno di più abitazioni e meno parcheggi, i piani primo e secondo si prestano a essere trasformati. Se i residenti avessero necessità di più servizi comuni, e meno abitazioni, nei piani terzo e quarto si potrebbero ricavare aree condivise, cambiando la distribuzione. Ci sono ovviamente alcuni limiti, specialmente nel quarto piano, dati dalla sua speciale distribuzione: il piano attico, formato da eleganti volumi voltati, ospita soggiorni e cucine degli appartamenti per studenti del livello inferiore, dove ci sono camere e le scale per salire nel duplex. Dal punto di vista pragmatico, questi cambiamenti d’impianto avrebbero bisogno di una gestione illuminata e di proprietari ben disposti, che, ovviamente, non è lo standard. La ricerca progettuale non si può tuttavia autocensurare: affinché la società progredisca, l’architettura deve aprire opportunità, e non precluderne. In tale ottica, forse, l’ottimismo del movimento Brutalista è forse stato più contagioso della sua etica o della sua estetica.
LA POETICA DELLA RIPETIZIONE
I due piani residenziali per studenti nell'edificio di Saclay presentano tipologie abitative piuttosto differenti, e, considerando l'importanza data da Bruther e Baukunst alla loro ripetibilità, è interessante capire come sono state ideate. In quest'ottica, la tipologia più importante, per diffusione e per rilevanza progettuale, è quella del "piano tipo", che si presenta al terzo e quarto piano dell'edificio e si presta a essere ripetuta ai livelli inferiori in sostituzione dei parcheggi. Si tratta di un appartamento per un singolo inquilino (o una coppia), composto da un bagno privato, una piccola cucina, e un'unica stanza in cui si trovano letto e scrivania. Il modulo viene ripetuto in modo speculare sugli assi strutturali, e occupa metà della campata da 8 metri. Ciascuno di questi monolocali ha un affaccio esterno, arretrato rispetto alla linea di facciata, in modo da rendere prevalente nella vista da strada i pilastri circolari e le travature. La stretta balconata che si forma non è accessibile, e la distribuzione avviene invece internamente, attraverso un corridoio cieco che rimanda all'Unitè lecorbusieriana. A questa prima tipologia si affiancano due altri modelli, che si basano su un diverso principio: al quinto piano, beneficiando degli ambienti voltati sull'attico, vengono proposti dei duplex. La distribuzione funzionale tra quarto piano e attico presenta due alternative. In un caso, vengono concentrate al livello inferiore tre camere singole con un bagno condiviso, e attraverso la scala a chiocciola si accede poi allo spazio superiore, che occupa metà di una volta e consiste in un soggiorno abitabile con cucina. Nell'altro caso è sotto una volta intera che si collocano due camere singole e ancora la cucina con soggiorno abitabile, mentre al piano inferiore, in metà campata, si incastrano un piccolo bagno, una terza camera singola, e l’ingresso sempre dal corridoio cieco. Una nota che accomuna tutti i livelli e fa parte delle scelte dei progettisti, è la scelta di usare tende oscuranti interne "di vari colori": in facciata, da strada, dona variazione e identità a moduli ripetuti e altrimenti indistinguibili.
Scheda progetto
Architect: Bruther, Baukunst
Location: France
Client: 1001 VIES & EPA PARIS SACLAY
Area: ca. 23,000 sqm
Completation: 2020
Cost: confindential
Landscape: Frank Neau
Structure: Batiserf
Facade: VS-A
Acoustics: Gamba
Textile design: Chevalier Masson
Photos: Maxime Delvaux
Arketipo 176, New Brutalism, settembre 176