Testo di Alessandra Coppa

Studio Bricolo Falsarella Associati
Testo di Alessandra Coppa

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Una casa, una cantina vinicola, un allestimento ed una piazza, tutte in area
veneta, raccontano l'attività del giovane Studio Bricolo Falsarella Associati.

La Casa b a Sommacampagna (VR) ha previsto una
ristrutturazione su lotto gotico con realizzazione di un'abitazione
unifamiliare. L'intervento che ha comportato la ristrutturazione della facciata,
la lettura critica dello stato di fatto e la rivendicazione della possibilità di
inserire un segno del nostro tempo in una preesistenza storica. La nuova
facciata si presenta ora nella sua astratta arcaicità come risposta moderata al
tema controverso dell'inserimento di un nuovo segno su di un'antica cortina
edilizia. Per quanto riguarda l'interno il problema principale è stato quello di
adattare un manufatto antico e degradato per la presenza di superfetazioni alle
nuove richieste della vita contemporanea.
La pianta stretta e allungata, 4
per 15 metri, ripetuta su tre livelli, e la mancanza di finestre su ampi tratti
dei lati lunghi, imponeva un agire senza scrupoli e compiacimenti. 
Il
fabbricato è stato svuotato, le due pareti dei lati corti e quelle condivise con
i fabbricati limitrofi sono state coperte da uno strato di calce e polvere di
arenaria locale. Nessuna tramezza, nessuna nuova muratura è stata inserita. Al
vuoto del volume esistente, reso evidente dal trattamento delle superfici, si è
opposta la leggerezza dei box lignei per contenere i bagni, gli armadi e la
camera da letto. I materiali sono lasciati allo stato grezzo, recano i segni
degli strumenti che li hanno forgiati: i marmi sono spazzolati come i
serramenti, i pavimenti lignei sono piallati a mano, le saldature dei ferri sono
lasciate a vista, come a vista sono i chiodi che fissano le doghe di legno, i
perni di sostegno della scala e le tre ipe 400 del solaio che alte come il
solaio stesso risultano a vista nel suo estradosso e nell'intradosso.

La cantina Gorgo a Custoza (VR) vede un ampliamento e la
ristrutturazione di una cantina realizzata in nembro e pietra di Vicenza montati
a secco.
Questa nuova Cantina Gorgo è un'opera dichiaratamente moderna e
programmaticamente antimodernista. Si presenta come un'architettura senza tempo,
fuori dalle mode. La nuova Cantina Gorgo è composta da 181 pezzi di pietra
appoggiati uno sull'altro, Si tratta di un edificio tipicamente veronese per la
sua struttura fisica stereotomica che intesse dialoghi a distanza con i forti,
le chiese, le porte sanmicheliane. Ma anche per la sua tavolozza cromatica,
nell'alternarsi di pietre diverse all'interno della tessitura lapidea, nembri
rosa negli angoli duri, nei basamenti, nei cornicioni  e negli architravi,
calcare tenero giallo per le murature. Non lo è nella
composizione.   

L'intervento al Piazzale Castelginest di Levada di Piave
(TV) ha comportato la ristrutturazione di uno spazio di risulta nel cuore del
paese e la sua trasformazione in luogo di ritrovo ibridando i temi della piazza
e del parco.
Piazzale Castelginest era un luogo abbandonato esteso per due
migliaia di mq di standards a fianco della strada principale di una piccola
frazione in provincia di Treviso. Piazzale Castelginest era un parcheggio
notturno per qualche camionista, un'isola divisa dal contesto da quattro strade.
Era posto al di là delle strade secondo una sequenza precisa e sperimentata,
recinzioni, siepi e fabbricati posti al centro dei lotti.
Per i progettisti è
stato necessario dimenticare la piazza storica vero punto nevralgico della vita
di una comunità: nessun bar, nessuna chiesa, nessun spazio commerciale, nessuna
presenza civica, nessun attrattore di vita. La soluzione trovata è stata quella
di sperimentare un'ibridazione tra il tema del parco e quello della sosta,
inglobare i percorsi pedonali di collegamento all'interno del nuovo sistema,
costringerli dentro dune verdi pensate come elementi artificiali e naturali in
grado di dare peso a distanze e di determinare nuove gerarchie.
Natura e
frammenti di architetture, muri, pietre, superfici, specchi d'acqua creano
impedimenti, suggeriscono viste, articolano ingressi e attraversamenti disegnati
sopra alle tracce di percorsi pedonali latenti.

Infine l'allestimento per la mostra Luigi Caccia Dominioni,
realizzato per il museo di Castelvecchio (VR) negli spazi di sala Boggian alla
fine del percorso scarpiano: Luigi Caccia Dominioni, Stile di Caccia, Cose e
case da Abitare
- Museo di Castelvecchio, Verona (07-12-2002 / 09-03-2003)
di Filippo Bricolo con Mario Bellavite (coll. Valeria Zalin).
Il primo passo
non è stata la ricerca della novità, ma la naturale risposta ad un problema
museografico: esporre negli spazi calibrati di sala Boggian un numero cospicuo
di materiali eterogenei. La scelta è stata quella di avvolgere con un drappeggio
nero le sei pareti, il pavimento ed il soffitto della sala, negare quindi il
contenitore, per facilitare la lettura dell'allestimento. Nel nero assoluto
tutti gli oggetti esposti galleggiano senza gerarchie, come un viaggio evocativo
nell'immaginario cacciano, un percorso all'interno di una grande wunderkammer.
Tutto è sullo stesso piano: le arruffate planimetrie di Caccia Dominioni
ingigantite a foggia di stendardi, le maniglie, strani frammenti di porte,
alcuni cucchiai e qualche città che emerge dalle rigorose fotografie di Gabriele
Basilico.

Casa b Casa b Casa b Casa b Cantina Gorgo
Cantina Gorgo Cantina Gorgo Piazzale Castelginest La mostra Luigi Caccia Dominioni La mostra Luigi Caccia Dominioni