Testi di Carlotta Eco e Chiara Savino

TEATRI & PISCINE
   Testi di Carlotta Eco e Chiara Savino


Teatri. Architetture
1980-2005

Marino Narpozzi
Motta Architettura
Milano,
2006

Non esiste in circolazione una esaustiva bibliografia inerente
all'architettura dei teatri contemporanei, forse perché si tratta di un tema
poco "commerciale" e molto specifico. Ben venga quindi un'ampia selezione dei
più importanti teatri costruiti negli ultimi venticinque anni, utile per
ricostruire i maggiori filoni che segnano l'evoluzione architettonica di questa
tipologia: il volume è suddiviso in quattro sezioni - "Grandi teatri",
"Ricostruzioni", "Teatri all'interno di complessi architettonici" e "Piccoli
teatri" - che si riconducono a differenti modi di affrontare la progettazione
del teatro e del suo restauro. Nel volume convivono differenti edifici teatrali
come il Teatro e casa della cultura André Malraux a Chambéry, di Mario Botta,
caratterizzato dai tipici elementi architettonici bottiani (pietre bicrome
alternate a bande regolari e volumi essenziali) originanti una forma chiusa su
se stessa e il Teatro in Potzdamer Platz a Berlino di Renzo Piano,
identificabile esternamente da una pronunciata copertura acuminata che si
protende nella antistante piazza Marlene Dietrich e da un ampio foyer vetrato
aperto sui differenti livelli di accesso alla sala. Teatri composti da volumi e
materiali inusuali originano un'architettura spettacolare che diviene segno
visibile nella città (il Kursaal di Rafael Moneo, il Richard B. Fisher Center
for performing arts di Frank O. Gehry e il Teatro Luxor di Bolles+Wilson); altri
invece si inseriscono nel contesto paesaggistico e cittadino in maniera discreta
e silenziosa (i teatri di Glyndebourne, di Hopkins Architects, e di León, di
Mansilla+Tuñón ne sono un esempio). Nel volume si affiancano-affrontano tre
progetti esemplificativi che risolvono il delicato aspetto del restauro dei
teatri storici: il progetto di Aldo Rossi, Arassociati per La Fenice di Venezia,
realizzato seguendo una scrupolosa ricostruzione filologica dell'architettura e
dell'apparato decorativo, quello di Ignasi de Solà-Morales, Lluís Dilmé e Xavier
Fabré per il Gran Teatro del Liceu di Barcellona, inserito come esempio negativo
di un restauro del tutto arbitrario, e quello di Mario Botta per il Teatro alla
Scala che, celandosi dietro un adeguamento funzionale dell'edificio alle nuove
tecnologie, si esplicita come intento di riconfigurazione formale. Il volume
appartiene ad una collana ormai consolidata di Motta Architettura, costituita da
un ricco repertorio di immagini e disegni tecnici che illustrano ogni singolo
progetto selezionato. A completamento di questa indagine sull'architettura dei
teatri, si segnala la presenza di un approfondito saggio critico che traccia la
storia dell'edificio teatrale dal Rinascimento al Novecento, di apparati che
comprendono le schede tecniche di ogni singolo edificio, le biografie degli
architetti e una bibliografia esaustiva. (Chiara Savino)



Piscine

a
cura di Matteo Genghini e Pasqualino Solomita
Motta Architettura
Milano,
2006

La piscina è un tema che piace molto agli architetti contemporanei. La
ragione è semplice: quale modo migliore per "giocare" con l'acqua, la luce ma
soprattutto interagire con l'architettura e il paesaggio circostante? La ricca
scelta di piscine contemporanee illustrata nelle pagine che vengono qui
presentate ne è una chiara dimostrazione. I giovani curatori, Matteo Genghini e
Pasqualino Solomita, hanno voluto raccontare attraverso gli esempi scelti gli
infiniti modi per dar forma a questa sfida progettuale. A partire dalle terme
romane sino ad oggi, la funzione della piscina è sempre stata legata al concetto
di benessere fisico e psicologico per poi evolvere verso quello di luogo di
sport e di incontro. Così, in parallelo con questa concezione, le scelte dei
curatori spaziano da esempi di piscine di ville private a quelle più grandi di
strutture ricettive di tipo sportivo.
Comune denominatore, per la maggior
parte dei casi, sono le forme geometriche semplici rettangolari, la complanarità
del piano di calpestio con il filo d'acqua (le cosidette "piscine a sfioro") e
la creazione di forti relazioni visive con il contesto, sia architettonico sia
paesaggistico. Gli esempi riportati mostrano piscine interne alle case, inserite
nel giardino, oppure, e questi sono i casi più stimolanti, a cavallo fra
l'interno e l'esterno dove la piscina diventa vera e propria estensione
dell'edificio. Nella superficie dello specchio d'acqua si riflettono il cielo,
la natura (talvolta il mare) o gli elementi architettonici circostanti,
ampliando visivamente lo spazio sino a creare, in alcuni casi, un rapporto di
continuità con l'orizzonte. Inoltre, a riprova dell'importanza del legame con il
contesto naturale, ritroviamo fra i progettisti scelti molti paesaggisti. I
materiali naturali, pietre, rocce, legno ma anche le malte cementizie e i teli
in pvc prendono sempre più spesso il posto delle più tradizionali piastrelle
azzurre: una scelta operata per ottenere colori più tenui, naturali e
soprattutto uniformi. Le forme pure e semplici dei bacini nascondono, tuttavia,
una tecnologia sempre più raffinata e diversificata per quanto riguarda il
trattamento delle acque e i metodi di ricircolo e di riscaldamento. Ma
l'evoluzione più "naturale" raggiunta è quella delle biopiscine - di cui
troviamo un bell'esempio nel lavoro di Anja Werner - veri e propri ecosistemi
fatti anche per nuotare. (Carlotta Eco)