Tetto giardino

Testo e disegno di Laura Buonanno, Pietro Copani

Gli strati funzionali principali costituenti questo modello sono così distribuiti:
- strato portante: individuato dalla struttura resistente che supporta direttamente il complesso d'impermeabilizzazione;
- strato di tenuta all'acqua: impedisce la penetrazione delle acque provenienti dall'irrigazione (naturale o artificiale) e contemporaneamente protegge gli strati costituenti l'intero sistema che non devono essere bagnati. L'azione è svolta dalla caratteristica specifica (impermeabilità) dei materiali costituenti lo strato di tenuta;
- strato termoisolante: ha lo scopo di garantire i valori prefissati di resistenza termica. L'isolante deve essere calcolato in base alla sua conducibilità termica, ed ha lo scopo principale di tutelare la struttura portante dalle variazioni di temperatura, anche, in base alla destinazione d'uso dell'ambiente sottostante. Questo strato non è sempre presente nei tetti coperti a giardino in quanto il terreno offre buone capacità isolanti, ma in genere viene impiegato a protezione dello strato di tenuta all'acqua;
- Strato drenante: contribuisce a far defluire le acque provenienti dall'irrigazione e dall'umidità del terreno; generalmente è costituito da ghiaia 16/32, e con uno spessore di 8-10 cm e una pendenza non inferiore al 2% garantisce un buon deflusso dell'acqua; allo strato drenante possono essere integrati dispositivi a drenaggio migliorato in polietilene o polistirolo espanso;
- Strato di terreno: presenta spessore variabile asseconda della vegetazione impiantata; può essere inserita una rete di ancoraggio per le radici al fine di fissare al terreno le piante e proteggerle dall'azione aspirante del vento.
 
CARATTERISTICHE GENERALI
La presenza di vegetazione su coperture piane o con lievi pendenze presenta notevoli vantaggi grazie al miglioramento del microclima interno e dell'isolamento acustico, al valore aggiunto acquistato dagli immobili che presentano questa speciale soluzione, ed inoltre all'innegabile miglioramento estetico degli stessi edifici e del contesto urbano.
Questa soluzione ha però bisogno di alcuni accorgimenti necessari alla protezione dello strato di tenuta, che rischia di essere attaccato dalle radici con possibilità di perforazione e di aggressione chimica; in genere si preferisce sovrapporre alla membrana impermeabile uno strato isolante (che garantisce un'efficace protezione), interponendo uno strato filtrante in non tessuto poliestere tra la ghiaia drenante e l'isolante stesso.
Nel caso in cui si rinunci allo strato isolante (garantito in maniera sufficiente dal terreno, nel caso di climi temperati), l'impermeabilizzazione deve essere protetta dalle particolari sollecitazioni provocate dalle radici delle piante, attacchi chimici e meccanici. Non tutti i materiali usati per le guaine in commercio sono in grado di resistere a questi attacchi e, in ogni caso, è opportuno prevedere un apposito strato protettivo antiradice. Si può sovrapporre allo strato di tenuta uno di calcestruzzo retinato (è sufficiente uno spessore di 4 cm), o prevedere particolari soluzioni con sistemi in polistirolo espanso o polietilene che permettono un drenaggio attraverso sistemi che ricavano apposite camere d'aria tra il terreno e le guaine, in modo da far defluire l'acqua e proteggere la guaina stessa. Questi accorgimenti devono però garantire una elevata resistenza meccanica (il peso del terreno che grava sullo strato drenante non deve incidere sull'efficacia dello stesso), e in ogni caso la membrana impermeabilizzante dovrà essere protetta con sistemi ad hoc come feltri di protezione.
 
Le guaine impermeabilizzanti utilizzate nelle coperture a giardino, presupposta una ineccepibile saldatura, possono essere di due tipi:
guaine a polimeri lunghi, sintetiche o in caucciù, le cui caratteristiche chimiche sono in genere sufficienti a garantire una efficace protezione, anche se nella maggior parte dei casi sono prodotte in fogli sottili, per cui necessitano di uno o più fogli di feltro posati sotto l'inverdimento per una maggiore resistenza meccanica;
guaine bituminose, in genere non resistenti alle radici, si usano solo se prodotte con tecniche speciali, quali un'armatura in rame o particolari trattamenti chimici antiradice.
 
Lo spessore dello strato di terreno va da 15-30 cm, per vegetazione bassa o manti erbosi, fino ad 1 m in presenza di piccoli alberi e arbusti; per impiantare alberi d'alto fusto si rende necessario creare spazi appositi per mezzo di vasconi speciali (di altezza e ampiezza sufficienti per assicurare lo sviluppo delle radici) posti in opera sullo strato drenante.
La superficie di copertura può essere occupata per intero dal giardino, oppure prevedere delle zone per il soggiorno e la circolazione dei pedoni; in questo caso bisogna trattare in maniera differenziata le due zone (giardino e lastricata, preferibilmente con la soluzione di pavimento galleggiante) isolando il giardino con muretti autoportanti.
Gli strati che compongono l'inverdimento sulla copertura sono esposti all'azione del vento, che spesso ne mette a rischio la stabilità: l'effetto aspirante del vento di forte intensità è particolarmente pericoloso sui bordi della copertura, mentre nelle zone centrali il giardino reagisce all'azione del vento col solo peso proprio. Ai margini della copertura invece si rende necessario un adeguato appesantimento, mediante la posa in opera di ghiaia (in edifici di altezza limitata) o piastre in calcestruzzo, indispensabili in fabbricati di altezza superiore a 20 metri.
 
La vegetazione presente su una copertura può essere classificata in due gruppi che si differenziano in particolare per il grado di manutenzione di cui necessitano:
- inverdimento di tipo estensivo, caratterizzato da una manutenzione ridotta a uno o due interventi annui, dopo il primo o secondo anno dall'impianto;
- inverdimento di tipo intensivo, che richiede una manutenzione continua per quello che riguarda l'irrigazione, la concimazione e la potatura.
 
L'impianto estensivo è strutturato in maniera tele che l'irrigazione e la concimazione possano avvenire quasi esclusivamente attraverso processi naturali, mediante l'impiego di vegetazione a sviluppo assai contenuto in altezza, caratterizzata da radicamento veloce, sufficiente resistenza a gelo e siccità, buona autorigenerazione. Oltre alla riduzione della manutenzione, si ottiene così uno spessore del terriccio limitato fino a 15 cm, in modo da ottenere dei carichi di esercizio delle stratificazioni funzionali organiche e chimiche compresi tra 75 e 150 kg/mq. Tali caratteristiche suggeriscono l'impiego del tipo di impianto estensivo su coperture di grandi superfici, come capannoni industriali, grazie anche ai ridotti costi di realizzazione.
 
L'inverdimento di tipo intensivo è invece caratterizzato da vegetazione assai varia, da quella bassa (tappeti erbosi, cespugli) agli arbusti, agli alberi. In questo caso è richiesta una regolare manutenzione, ed inoltre lo spessore del terreno e degli strati drenanti e di protezione varia da 30 cm fino ad 1 m; di conseguenza i carichi di esercizio superano i 150 kg/mq. L'impianto intensivo è utilizzato in particolare su terrazze pedonabili e non, per la creazione di veri e propri giardini pensili.
  
Fonte testo e disegno:
AA. VV., Manuale di progettazione edilizia, vol. 4, Milano 1999.
 
Fonte foto:
La Biennale di Venezia, VI Mostra Internazionale di Archiettura, Venezia 1996.

Terunobu Fujimori, casa a Tohoku, Giappone

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Naoyuki Shirakawa, casa a Hansin, Giappone

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Sistema di verde pensile

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Delugan-Meissl, Housing e Office Block, Vienna

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Schema di inverdimento di copertura piana

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