Architettura e sport – Il National Swimming Centre di Pechino è stato realizzato su una miriade di cuscinetti gonfiabili montati su un'intelaiatura di acciaio

A Pechino sono in via di completamento progetti destinati a occupare la prima fila del panorama architettonico mondiale. Tra gli edifici che ospiteranno le gare olimpiche, di sicuro rilievo sono lo Stadio, il cosiddetto Bird's Nest dello studio svizzero Herzog de Meuron, e il National Swimming Centre, il cosiddetto Water Cube ([H2O]3): entrambi, molto prima dell'ultimazione, hanno colpito l'immaginario collettivo, stimolato dalle loro forme eleganti che sono una libera reinterpretazione di piccoli elementi naturali. I due oggetti si fronteggiano nel Beijing Olympic Green (lungo l'asse centrale che conduce alla Città Proibita) e si valorizzano a vicenda: così simili, entrambi costituiti da un unico grande volume, e così diversi, una forma circolare in una rete di vuoti il primo, una forma quadrata in una rete di bolle piene il secondo. Si è parlato di una “dualità armoniosa”, della trasposizione architettonica della relazione che si stabilisce tra due principi antitetici: fuoco e acqua, terra e cielo, maschio e femmina, Yin e Yang, attrazione e opposizione, inizio e fine.

Un cubo di molecole d'acqua
Il National Swimming Centre è stato progettato dagli architetti dello studio australiano PTW in collaborazione con altri due studi, il cinese China State Construction Engineering Corp e la sede di Sidney di Arup. I lavori di costruzione sono iniziati nel dicembre 2003 e l'impianto è stato pronto per le prove pre-olimpiche del febbraio 2008. L'enorme struttura ha dimensioni in pianta 177x177 m e in altezza 31 m sopra il livello della strada, occupa una superficie di 70 mila m2 ed è in grado di accogliere 17 mila spettatori (6 mila permanenti, 11 mila temporanei). Durante le competizioni della XXIX Olimpiade ospiterà le gare di nuoto, tuffi, pallanuoto e nuoto sincronizzato; dopo i Giochi, diventerà sede di varie attività, come sport acquatici, nuoto, fitness e tempo libero. Questo progetto è stato studiato per e con il popolo cinese, che sta vivendo radicali trasformazioni e si sta trovando di fronte a sfide culturali e ambientali che si rifletteranno a livello internazionale. Nel Water Cube il concetto dell'acqua, rappresentato dalle bolle trasparenti in facciata, è associato, mediante il semplice volume di forma quadrata, al concetto della piazza, all'idea originaria della casa nella tradizione e nella mitologia cinese. L'aspetto del centro acquatico è quindi quello di un cubo di molecole d'acqua, il Water Cube appunto.

La pelle dell'edificio
La texture dell'involucro fa pensare alle forme irregolari delle bolle di sapone, alla geometria dell'acqua in uno stato schiumoso, addirittura a sistemi quali cristalli, cellule, aggregati molecolari. Il dettaglio di progetto si ritrova in composizioni similari studiate da Frei Otto: il risultato è la metamorfosi di una struttura naturale in una struttura culturale. La pelle dell'edificio, sia sul lato esterno che su quello interno, è composta da una miriade di cuscinetti gonfiabili costituiti da una doppia membrana di ETFE (Etilene TetraFluoroEtilene), un materiale plastico leggero e trasparente. Questo derma traslucente, che muta il proprio colore al variare della tonalità del cielo e dell'illuminazione interna, genera effetti visivi chimerici e può diventare schermo per giochi di luci e per proiezioni su grande scala. La disposizione delle bolle sembra totalmente accidentale, eppure tale casualità è solo apparente, in quanto alla base esiste un modello fisico-matematico rigoroso. Fonte di riferimento è stato uno studio condotto da due professori di fisica del Trinity College di Dublino, Weaire e Phelan, che, appoggiandosi essi stessi a ricerche effettuate nel passato, hanno esaminato il problema di una struttura composta da forme tridimensionali che potessero determinare un'area superficiale minima e senza spazi intermedi.

Un'intelaiatura quasi invisibile
La presenza di tante piccole cellule affiancate e l'uso dell'ETFE potrebbero ricordare altre realizzazioni, quali il progetto Eden in Cornovaglia, ma nella piscina di Pechino sono determinanti per il risultato finale sia il variare della dimensione e della forma dei cuscinetti che il disordine della loro disposizione (non più la ripetizione schematica di una figura sola). Lo studio Arup, ipotizzando di tagliare con piani virtuali la struttura spaziale della schiuma, ha sviluppato un nuovo tipo di telaio, ricavando un modello tridimensionale che è stato l'interfaccia di riferimento per tutti coloro che hanno lavorato sul progetto. In un impianto sportivo tradizionale, il sistema di facciata è applicato su una poderosa ossatura portante. Nel Water Cube, invece, la massa schiumosa cristallizzata svolge tre funzioni contemporaneamente: è struttura, è facciata, è involucro che racchiude e plasma lo spazio architettonico. L'intelaiatura metallica, di aspetto organico, quasi un tessuto.


*Foto di Ben McMillan, Yan Yang for Vector Foiltec China e Vector Foiltec