Bioedilizia – Il nuovo palazzo del comune a Melbourne stravolge il consueto modello di torre vetrata e sigillata, aprendo le sue facciate all'ecosistema circostante

Council House 2 (CH2) è la nuova sede degli uffici comunali della città di Melbourne. Aperto nell'agosto 2006, il progetto nasce dalla necessità di ospitare 540 impiegati del Comune precedentemente collocati in spazi in affitto: a fronte di questa occasione, la città ha deciso di puntare all'eccellenza e ha promosso la costruzione di un edificio paradigmatico per qualità dell'ambiente di lavoro ed efficienza energetica. Sebbene i due aspetti siano strettamente correlati, molto spesso si concentra l'attenzione più sul risparmio energetico, sottostimando i benefici che un edificio dotato di un involucro ben progettato e di sistemi impiantistici “dolci” può portare al benessere degli utenti.

Un manifesto all'edilizia sostenibile
Nel caso di CH2, invece, il cliente intendeva rendere la sua nuova sede un vero e proprio manifesto della costruzione sostenibile, che imponesse un nuovo standard.
Questa determinazione ha dato origine a un edificio che programmaticamente espone all'esterno le sue modalità di regolazione climatica (passive e attive): CH2 dimostra che, se si accetta il confronto con gli elementi climatici del sito e si apre l'edificio alla ventilazione naturale e all'energia solare, l'architettura deve cambiare radicalmente rispetto alla tipica scatola sigillata e interamente condizionata.

Al di là delle scelte strettamente legate alle strategie di ventilazione, schermatura e illuminazione naturale, l'aspetto di CH2 intende riflettere l'articolazione tipica di un sistema naturale complesso, che funziona grazie alle mutue relazioni fra diversi fenomeni.
Nel clima oceanico di Melbourne, caratterizzato da inverni miti ed estati piuttosto calde, la priorità progettuale di un edificio a destinazione terziaria è quella di evitare il surriscaldamento degli ambienti (un problema reso più complesso dagli elevati carichi termici interni).

Quattro facciate che interagiscono con l'ambiente
Questa considerazione ha indirizzato il team di progettazione verso un'architettura che non potrebbe essere più diversa da quella dei parallelepipedi vetrati che popolano le città dell'Europa centrale. Le quattro facciate di CH2 assolvono ciascuna a compiti differenti: se a ovest un sistema di persiane mobili di legno riciclato protegge gli uffici dal sole pomeridiano, a nord (dove splende il sole nell'emisfero australe) si trovano i condotti scuri per l'estrazione naturale dell'aria viziata e un sistema di giardini verticali con funzione di schermatura. Il fronte sud è caratterizzato dalle prese d'aria fresca, mentre la facciata est, avviluppata da una lamiera metallica forata per consentire la ventilazione dei bagni, è un'astrazione visiva della corteccia di un albero.

CH2 si trova nel centro di Melbourne, proprio di fronte al municipio esistente, e include al piano terra alcuni negozi e bar, con l'intento di portare animazione in una zona precedentemente occupata da un parcheggio. Nell'edificio sono stati realizzati solo 20 posti auto, per stimolare l'uso dei mezzi pubblici, ma ben 80 stalli per biciclette e 9 docce per gli impiegati ciclisti. Il parcheggio per le automobili, fra l'altro, è stato concepito per una futura conversione a uffici o altri usi.

L'entità dei risparmi energetici
Rispetto all'altro edificio per uffici utilizzato dalla città di Melbourne, CH2 riduce dell'87% le emissioni di CO2 e i consumi di gas, dell'85% il fabbisogno d'elettricità e del 72% quello d'acqua potabile. Queste prestazioni d'eccellenza hanno garantito all'edificio la classificazione a sei stelle (quella massima) secondo il Green Star Rating System del Green Building Council Australia: risultato ancora più significativo se si considera che il progetto era già in uno stadio piuttosto avanzato quando il sistema di certificazione è entrato in vigore.

Un lavoro di squadra
Questo risultato non sarebbe stato possibile senza un lavoro di gruppo estremamente serrato fra i progettisti architettonici, DesignInc, e il ricco team d'ingegneri e consulenti. Dal momento che i progetti integrati come CH2 richiedono un confronto molto intenso fra i diversi attori, che spesso devono anche essere in grado di superare i limiti tradizionali della propria disciplina, nelle primissime fasi del processo tutti gli specialisti hanno preso parte a un workshop di due settimane.

Si è così sviluppato un confronto sulle scelte progettuali di fondo, in modo che queste fossero condivise e le successive interazioni fra architetti e ingegneri risultassero facilitate. Negli otto mesi successivi, gli incontri collettivi si sono succeduti con cadenza settimanale. Gli extracosti iniziali di costruzione di CH2 si dovrebbero ripagare in meno di dieci anni, attraverso i risparmi energetici, ma soprattutto tramite un aumento di produttività del personale, che, grazie a un ambiente di lavoro più salubre e piacevole, dovrebbe essere meno soggetto a fenomeni di sick building syndrome.

Rimettendo in questione l'idea dell'edificio per uffici come guscio vetrato indifferente al luogo, CH2 rappresenta, forse, una nuova declinazione di quel “regionalismo critico” che Kenneth Frampton indicava, alcuni decenni fa, come strumento per superare gli aspetti più rigidi del Movimento Moderno e che oggi trova una nuova spinta nella necessità ineludibile di rispondere rapidamente alla crisi ambientale del pianeta.