Nel bando di concorso per il museo Historial de la Vendée (2002), localizzato nei pressi di Lucssur Boulogne nel dipartimento della Vandea, il cliente, il Conseil Général of Vendée, ha chiesto un progetto integrato, “fuso” con il paesaggio. Questo per creare un'istituzione culturale visibile e ricettiva, ma senza disturbare la bellezza del sito: un lotto di terreno, all'interno di un parco naturale, incastonato fra il delicato disegno dei campi e dei boschi e il letto del fiume Boulogne.
In stretta aderenza alle richieste programmatiche, Plan01 (un collettivo nato dall'unione di quattro studi d'architettura parigini) ha progettato e realizzato un enorme tetto verde sfaccettato. Somigliante a una variazione “tassellata” delle colline circostanti, l'effetto camaleontico della copertura in erba viene enfatizzato dall'uso delle stesse essenze dei campi vicini.
Architettura iconica e poetica
Gli architetti di Plan01 sono convinti che le idee si traducano sempre nella somma di due simboli: un frammento poetico del sito e un'immagine iconica, in grado di esprimere i significati profondi del progetto. Fissata l'immagine iconica in un diagramma, ogni decisione si adatta a questa cornice concettuale, maturata collettivamente. L'Historial de la Vendée nasce, così, dall'immagine di un boschetto fra le colline di un castello medioevale, insieme a quella del cacciabombardiere Stealth, come risposta alla richiesta d'invisibilità dell'edificio avanzata dal cliente. In questo progetto, prevale il tema del mascheramento, del nascondersi nella crosta terrestre; l'edificio appare come una porzione del paesaggio limitrofo, come germinato dal luogo: un “edificio-paesaggio”.
La realizzazione è assimilabile al paradigma della Landform Architecture, di cui fanno parte quegli edifici che assumono le forme proprie del suolo terrestre, per diventarne intrinsecamente parte e diretta espressione.
Sembra quasi che gli architetti abbiano ritagliato la crosta superficiale del terreno e l'abbiano sollevata, per predisporre al di sotto tutti gli spazi richiesti dal programma funzionale: un'ampia hall d'ingresso, spazi per esposizioni temporanee e permanenti, un museo dei bambini, aule per l'insegnamento, depositi, archivi, caffetteria, negozio e locali amministrativi.
L'edificio in simbiosi col paesaggio
Il percorso d'accesso alla struttura è frutto di una meticolosa regia paesaggistica ed emotiva, attenta a sollecitare i sensi, in particolare l'olfatto, e tesa alla creazione di continue sorprese per valorizzare il paesaggio e mostrarne le sue diversità. L'ingresso al museo comincia all'intersezione di due strade: qui inizia un percorso nord-sud leggermente inclinato, ispirato ai sentieri della Vandea ritagliati fra i campi e le siepi che li delimitano, che spacca in due il tetto e drammatizza il passaggio dal parcheggio all'ingresso vero e proprio. Il visitatore ha la sensazione di entrare nel suolo attraverso un canyon, inizialmente stretto, che poi si allarga a formare una piazza sospesa, da cui contemplare il paesaggio dell'alveo del Boulogne.
Da questo palcoscenico si scendono le scale che guidano alla hall a sezione variabile, dove si apre un percorso a W, che ottimizza la distribuzione alle diverse aree del museo.
Gli spazi interni
Siccome il programma funzionale prevedeva il 60% della superficie destinato a esposizioni e deposito, gli architetti hanno impostato il progetto come una macchina, dando priorità all'efficienza funzionale e tecnica di tutti questi spazi e lasciando unicamente alla copertura frattale il ruolo di landmark discreto, anche se morfologicamente ricco. Perciò hanno proposto: campate con interassi di 20 metri di luce libera, un'altezza costante di sei metri, sotto una griglia tecnica costituita da travi reticolari lunghe oltre 72 che sostengono il tetto. Inoltre, l'assenza d'illuminazione naturale, e spazi espositivi neutrali (chiamati dagli architetti “white cubes”) concepiti come set cinematografici.
La flessibilità funzionale e scenografica di questi ambienti è garantita sia dalla possibilità di unire le quattro sale espositive, sia dalla griglia che, senza interferire con i visitatori, ospita tutte le attrezzature necessarie per predisporre qualsiasi allestimento.
L'accesso alle quattro sale avviene da ingressi multipli e indipendenti; per facilitare lo scarico e il carico dei materiali, gli architetti hanno realizzato un fossato carrabile lungo i lati est e nord, il cui percorso è chiaramente distinto da quello d'accesso pedonale.
Il murale
I muri delle sale espositive, rivolti verso lo spazio di distribuzione interno, sono rivestiti da un murale con colori sgargianti, realizzato su un tessuto plastico, che illustra le principali tappe della storia della Vandea. Il murale è visibile anche dalla rampa-canyon, che così si configura come il primo passo lungo il percorso di conoscenza della storia locale. Il murale, con le sue accensioni cromatiche, contrasta con la sobrietà degli interni, ma anche degli esterni, dove gli architetti hanno fatto una scelta improntata al massimo risparmio: il fronte a sud è una facciata di vetro trasparente, mentre gli altri fronti sono rivestiti di pannelli d'acciaio color bronzo, quasi a cercare di camuffare ulteriormente il museo usando i colori della terra.