Sperimentazioni – L'architetto Terunobu Fujimori ha progettato la Tanpopo House, ricca di dettagli: nelle intercapedini sono inserite piante di dente di leone

L'haiku è un breve componimento di 5-7-5 sillabe ed il suo ritmo scandisce la storia della poesia giapponese fin dal primo nascere. Rispecchia un tratto che continuerà a segnare la cultura nipponica: la tendenza a compattare, a preferire ciò che è minuto perché, secondo le ”Note del Guanciale” di Sei Sho-nagan, “in verità tutte le cose piccole sono belle”. La mancanza di spazio, in una città dove il valore del suolo è uno tra i più elevati al mondo, l'altezza media che contraddistingue un uomo e una donna, la cucina tradizionale kaiseki che offre minuscole porzioni: tutti questi elementi fanno in modo che la dimensione preferita sia quella minima. Costruire una casa sembra difficile ma secondo Terunobu Fujimori ognuno dovrebbe essere in grado di realizzarne una con le proprie mani. È ciò che accadeva nella tradizione dove esisteva un “prototipo di casa” abbastanza piccola da poter essere costruita autonomamente.

Un nome che richiama il modernismo
La superficie di una stanza è indicata dal numero dei tatami che contiene, un tatami standard è 90 centimetri per 180 e l'architettura vernacolare si basava sulla stanza del tè, minimo spazio abitabile, che misura 4 moduli e mezzo (poco più di 7 metri quadrati). Anche l'abitazione di Terunobu Fujimori ha una stanza dedicata alla cerimonia del tè. Ci si inchina per forza entrando in questa piccola casa: «Poiché nessuno mi commissionava altro, il secondo mio lavoro coincise con la mia stessa abitazione» scherza lui. Così come gioca sul nome dato alla casa: Grass House, una declinazione paradigmatica della moderna Glass House di Bruno Taut, che tanto ascendente ebbe sul modernismo in Giappone. Gioca con il nome sebbene sia un personaggio alquanto schivo da non parlare nessuna lingua diversa dalla sua. Ci si inchina e ci si toglie le scarpe. Il primo motivo perché è usanza, il secondo è perché la paglia del tatami sembra così fragile da potersi spezzare ad ogni passo. La dimensione ma anche la minuzia nei dettagli contraddistinguono la tradizione giapponese. È la casa stessa a divenire un dettaglio. Sebbene Terunobu Fujimori avesse in mente di utilizzare come materiale la terra, ciò avrebbe comportato acqua ovunque per doverla annaffiare. Ha deciso quindi per lastre di teppei, solitamente in uso per pavimentare i giardini, e ha inserito piante di dente di leone nelle intercapedini (da cui il nome giapponese Tanpopo House).

Il dettaglio che diventa arredamento
All'interno la maestranza del suo ideatore (e costruttore) è visibile ovunque. La zona di ingresso e la stanza principale, che serve come stanza del tè e soggiorno, sono ricoperte da legno di noce, gelso, paulonia e nara (un rovere giapponese). Si tratta di legni preziosi e costosi di solito utilizzati per costruire mobili. Ma per Fujimori è il dettaglio a divenire arredamento. La forza del noce e la sua durevolezza caratterizzano il foyer e la veranda poiché maggiormente soggetti all'umidità, il legno di gelso (preso dai terreni di famiglia a Nagano) i ripostigli. La paulonia è invece un legno più morbido e facilmente lavorabile ed è utilizzato per le porte. Assi di legno di nara sono utilizzate per i pavimenti, mura e copertura della stanza di ingresso e del soggiorno. Tra le assi c'è dello stucco e si fonde con le pareti in cartongesso. Ma anche il cartongesso è un materiale inusuale in sé poiché lo stesso Fujimori nel costruirle ha inserito fili di paglia che lo rendono, nell'aspetto, simile alla carta di riso washi, donando alla finitura semplicità ed un certo charme. La percentuale di paglia utilizzata determina il colore: più bianco al primo piano e giallo pastello, che richiama la freschezza del dente di leone, ai piani superiori. Teorico fino all'età di 45 anni, Terunobu Fujimori suddivide l'architettura contemporanea Giapponese in White School (dal colore bianco della materia cerebrale perché legata a una tendenza concettuale) e della Red School, ad essa opposta, e alla quale la sua architettura appartiene. Basata su un senso di reale esistenza.