Galleria fotografica – L'attività scientifica del Politecnico di Lecco si svolgerà al Campus Point, composto da 27 containers

Parlare di ricerca scientifica oggi in un paese come l'Italia significa toccare un punto importante quanto a volte dolente. Tutti noi sappiamo della cruciale rilevanza di tale tema per una nazione moderna, postindustriale e che vuole proiettarsi nel futuro e al contempo ci è anche noto che su questo settore strategico pochi sono, da sempre, gli investimenti, comparati ad altre nazioni, e molto spesso ciò genera l'impossibilità di espressione di potenziale di innovazione tecnologica che si traduce nella nota “fuga dei cervelli”.

Il centro di ricerca Campus Point
Il Politecnico di Milano ha deciso che la ricerca non poteva aspettare e, presso il suo Polo regionale a Lecco, ha lanciato una sfida al tessuto industriale, imprenditoriale e a tutta la comunità in generale: realizzare in brevissimo tempo un centro di ricerca aperto e integrato chiamato Campus Point, composto da laboratori d'eccellenza e all'avanguardia in vari settori ingegneristici. Da anni per la città di Lecco il Politecnico è una risorsa, vista la capacità di formare tecnici di alto livello al servizio delle imprese locali in diversi settori ingegneristici; Campus Point nasce con la volontà manifesta di essere un'opportunità, grazie alla possibilità di definire fruttuose collaborazioni di ricerca e sviluppo rivolte al territorio e proiettate anche oltre. Il piano strategico definito dall'Ateneo per il Polo di Lecco prevede la realizzazione di un nuovo Campus didattico e di ricerca sull'area dell'ex ospedale, in modo da offrire spazi adeguati e funzionali che però saranno pronti solo dopo il 2010.

Il legame con la città

La “vision” del Prorettore ha quindi ispirato Arturo Montanelli a progettare un centro di ricerca in grado di essere realizzato prima del cantiere vero e proprio, in brevissimo tempo (in gran parte industrializzato off site) e in grado di funzionare già operativamente accanto alle aree in demolizione e costruzione, in modo da proiettarsi subito verso i bisogni della città, della provincia e del suo brillante tessuto imprenditoriale. Campus Point è dunque un progetto coraggioso e visionario allo stesso tempo, che si regge su una doppia sfida: interna al Politecnico, visto che si sono chiamati vari Dipartimenti per collocare a Lecco laboratori d'avanguardia; esterna e rivolta alle imprese che sono state coinvolte sia per sponsorizzare l'opera che per entrare in diretta relazione con i laboratori e cogestirli in alcuni casi.

I laboratori
I contenuti di assoluta avanguardia trattati nei laboratori sono dotati in gran parte di avanzata strumentazione scientifica e sono dedicati a diverse discipline: SensibiLab dedicato ai sensori e ai sistemi biomedicali, PhotonicLab - laboratorio di fotonica e tecnologie ottiche per l'ambiente, WEmSy-Lab - Wireless Embedded Systems, MOX@Lecco - laboratorio di modellistica integrata per applicazioni ambientali, SimPle dedicato alla simulazione di elicotteri. Inoltre sono presenti i seguenti centri di competenza: VATE per la Valorizzazione del Territorio, Laboratorio IMPMI di innovazione e management per le PMI e Safemobility, centro di emergenza e rischio nei sistemi di trasporto oltre alle Spin Off Res.En. - sistemi embedded di carattere industriale, ISS - Innovative Security Solutions, SXT - sistemi biomedicali. Questi contenuti d'eccellenza sono racchiusi da un “contenitore” ricco di carattere espressivo e formale, visibile a tutta la cittadinanza verso cui si apre e comunica.

I container
L'edificio è concepito in volumi tridimensionali parallelepipedi, realizzati totalmente a secco, industrializzati a pochi chilometri di distanza (a Calolziocorte) e pronti per essere semplicemente assemblati in situ, come è avvenuto, in pochi giorni. Questi “container architettonici”, verniciati di rosso intenso, sprigionano energie positive e le grandi vetrate su strada consentono di vedere all'interno l'attività dei ricercatori. Allo stesso tempo questa “vetrina” della ricerca consente a chi ci lavora dentro di avere ben presente il legame con la città e con la gente e quindi di vivere in un luogo stimolante in cui la creatività scientifica è incentivata dagli spazi di lavoro. Campus Point è composto da 27 containers di dimensioni 2,90 m x 8,11 m x 2,70 m di altezza e per uno sviluppo massimo di tre piani fuori terra, con collegamenti verticali posti agli angoli estremi. Il lotto complessivamente è pari a 815 m2 su cui la superficie adibita a laboratori è pari a 1000 m2. La struttura autoportante tridimensionale poggia, verso fronte strada, su una serie di supporti metallici puntuali connessi direttamente a una trave rovescia, mentre per la parte verso il vecchio ospedale (che diventerà una residenza universitaria nel nuovo Campus) la struttura di fondazione è costituita da cordoli in c.a.

I dettagli tecnici
I tamponamenti verticali, per la parte con affaccio verso via Ghislanzoni e splendida vista sul Resegone, sono costituiti da grandi pannelli vetrati senza telaio con immense specchiature monolitiche di 2,90 m x 2,70 m. Verso l'interno del vetro è invece prevista la possibilità di schermare con tendine e sono state collocate delle speciali luci a incasso in grado di fornire un notevole effetto scenografico notturno. I tamponamenti verticali opachi, verso il prospetto dell'edificio esistente e quelli laterali, sono realizzati con pannelli modulari di policarbonato alveolare che lasciano trasparire il color rosso (ral 3003) utilizzato per verniciare anche i pannelli isolanti in polistirolo retrostanti. La facciata principale è giocata su una serie di porzioni addizionali su struttura metallica, con differenti profondità dell'aggetto (variabili tra 0,20 m, 0,55 m, 0,95 m) in grado di farla vibrare grazie a sorprendenti giochi luminosi che la gemmazione volumetrica crea.

I corpi tridimensionali industrializzati sono costituiti da un involucro fortemente isolato in cui sono previsti pannelli in polistirolo con spessore pari a 10 cm per le porzioni di tamponamento esterno, che sono poi rivestite da pannelli in policarbonato cellulare; per le pareti interne e negli impalcati sono utilizzati materassini in lana di vetro incellofanati con funzione di fonocoibentazione, e infine, pannelli sandwich con polistirene di spessore pari a 5 cm, per le chiusure perimetrali degli aggetti, sempre accoppiati a pannelli in polistirolo dello spessore di 10 cm. Il tetto è stato previsto in un doppio strato intervallato da una copertura macro-ventilata. Lo strato superiore è costituito da una struttura in profilati quadrangolari in acciaio zincato con lamiera zincata ondulata; quello inferiore è invece realizzato con struttura portante in profili a C 25/10 in acciaio zincato e orditura secondaria in profili a C 15/10 in acciaio zincato, pannelli di tamponamento in OSB di spessore pari a 20 mm, materassino in gomma a taglio termoacustico, lamiera zincata ondulata 10/10 con riempimento in materassini di lana minerale incellofanati e pannelli sandwich di chiusura con polistirolo dello spessore pari a 100 mm. La strategia di isolamento termico è soprattutto rivolta al problema invernale visto che quello estivo è meno significativo dal momento che tutto l'edificio è schermato dall'irraggiamento solare proveniente da sud e da ovest grazie alla presenza del volume dell'ex ospedale a cui si addossa.

Una nuova filosofia
La variabile temporale legata alla volontà di velocità realizzativa ha definito architettura e tecnologia e mostra la filosofia che vive dietro l'intera operazione. Ciò si lega all'idea immaginifica, dinamica e reattiva della ricerca, che deve essere di tutti, frutto di team work, interazione con le imprese e di apertura verso il mondo esterno. Il nuovo “landmark” urbano segnala la presenza di lavori nel cantiere limitrofo e questa coraggiosa addizione architettonica, in voluto contrasto con l'austera facciata del vecchio ospedale, esalta la vivacità delle grandi vetrate che scattano e rientrano dal filo di facciata come se fossero compresse dalla voglia di esprimere il proprio contenuto, di competere positivamente come solo la buona ricerca può fare. La facciata principale è illuminata di notte come una teca preziosa attraverso la quale è possibile scorgere l'attività reale al suo interno, come fosse un organismo vivente.

Un centro di ricerca aperto
La volontà maieutica dell'edificio dichiara esplicitamente che il Politecnico è presente, è un partner concreto e adatto per le sfide tecnologiche più avanzate che chiamano le aziende a investire in innovazione e competere su mercati sempre più allargati. A Lecco, ancora molto ricca ma che deve ripensarsi in versione post-industriale e innovativa, Campus Point è un manifesto architettonico, un'allegoria di nuove strategie sia per l'Ateneo che per la città. Il ricorso a una costruzione in acciaio, stratificata a secco e assemblata in cantiere, unisce sia aspetti di Ingegneria Industriale, che aspetti di Ingegneria Civile e Ingegneria Edile- Architettura, che sono le principali discipline insegnate presso il Polo regionale di Lecco. Questa bella architettura è in definitiva un “prototipo di centro di ricerca aperto” in grado di dimostrare che, mentre coi suoi tempi crescerà il Campus vero e proprio, la ricerca è già attiva e che il futuro è quotidianità ”su quel ramo del lago di Como”.