Nella sua lunga carriera, Renzo Piano ha sempre messo in guardia dalle trappole dello “stile”, inteso come linguaggio architettonico da applicare indifferentemente in contesti e culture diversi fra loro, esortando, invece, a praticare la “leggerezza”, intesa come capacità di ascolto e adattamento. Ed è certo a questo approccio leggero - il quale nulla ha a che vedere con la superficialità - che si deve la straordinaria varietà della produzione del Renzo Piano Building Workshop, in grado di rispondere in maniera peculiare a sfide tanto distanti - anche geograficamente - quanto la realizzazione di un brano di città a Harlem, New York, e un centro culturale in riva al mare in Nuova Caledonia. Questo non significa, naturalmente, che nel lavoro di Renzo Piano non siano presenti preoccupazioni costanti: tra le altre, l’empatia gentile con il contesto, la capacità di correlarsi al tessuto urbano esistente (per entrambi questi aspetti si potrebbe usare il termine “urbanità”), l’uso innovativo di materiali tradizionali e, in generale, un amore per il dettaglio che denota il profondo rispetto per la tradizione artigianale italiana. Anche nel recente intervento sulla City Gate de La Valletta, sull’isola di Malta, si rintracciano queste attenzioni peculiari, assieme al tentativo, per citare Kenneth Frampton nella prefazione al Giornale di Bordo, di “risolvere la tensione fra placeform (la forma del luogo) e produktform (la forma del prodotto)”.

La Valletta viene fondata nel 16º secolo come insediamento fortificato e la sua Città Vecchia, caratterizzata da un impianto a griglia, è cinta da possenti mura che seguono l’andamento del promontorio su cui sorge. Sebbene queste caratteristiche ne abbiano fatto un sito protetto dall’Unesco, l’accesso dalla terraferma non era mai stato risolto in modo soddisfacente, caratterizzato com’era da una grande rotatoria per i bus, da una sgraziata porta di accesso alla città costruita negli anni ’50 e, subito alle spalle delle mura, da un parcheggio e dai ruderi dell’Opera House, distrutta da un bombardamento della Luftwaffe nel 1942 e mai ricostruita. L’intervento del RPBW, che riprende un discorso iniziato nel 1986 e poi interrotto, aveva il non facile compito di ricucire questo tessuto urbano frammentato, restituendo dignità alla porta di accesso dalla città moderna (la City Gate, appunto) e al primo tratto di Republic Street, asse rettilineo che conduce in discesa fino al mare. Nell’attesa della sistemazione della piazza con la Fontana del Tritone, il primo intervento visibile è la rimodellazione del ponte di accesso sopra il fossato e della sagoma delle mura. La stessa, che negli anni era diventata una piattaforma troppo ampia per l’accesso degli autoveicoli alla Città Vecchia, ha assunto un calibro adeguato al transito pedonale e il varco di accesso è stato notevolmente ristretto per restituire il senso di attraversamento di un confine. La minore larghezza del transito è compensata dall’apertura verso il cielo, sottolineata da due leggeri pennoni metallici e dalla ricostruzione delle ampie gradinate laterali che conducono sopra i cavalieri di Saint John e Saint James. Qui, la pietra esprime tutta la sua fisicità per sottolineare il disegno possente delle fortificazioni, ma l’intervento contemporaneo è chiaramente separato dall’originale tramite lame di acciaio inox. Varcata la soglia d’ingresso della Città Vecchia, lo spazio si dilata in un parterre per il nuovo Parlamento di Malta, costituito da due corpi di fabbrica separati da un taglio allineato, in pianta, al Cavaliere di Saint James.

Sebbene il rivestimento dei due edifici utilizzi la stessa pietra color miele delle mura, l’uso che ne fa Piano è qui esplicitamente contemporaneo: con una inversione tettonica, la massa litica viene sollevata da terra tramite esili pilastri che lasciano entrare la città nella sede parlamentare. Senza nulla cedere alla scontata retorica della trasparenza come metafora del rapporto fra cittadini e politica, il paramento di facciata è massiccio, ma lavorato come un traforo, con tagli netti di origine evidentemente meccanica. I blocchi di pietra sono conformati, secondo l’orientamento, in modo da evitare l’ingresso diretto della radiazione solare estiva: i brise-soleil non sono, quindi, un elemento aggiunto alla facciata, ma risultano da un processo di sottrazione in profondità nello spessore della pietra, quasi a suggerire che il volume sia stato eroso dalla luce solare e dal vento. La facciata-filtro riduce notevolmente i carichi termici dell’edificio e, assieme un sistema di pozzi geotermici e a un “tappeto” fotovoltaico di 600 mq in copertura, garantisce la quasi completa neutralità energetica dell’edificio nell’arco dell’anno. L’ultimo tassello di questo complesso intervento è la sistemazione dei ruderi dell’Opera House. A fronte delle ricorrenti richieste di ricostruzione - non praticabili per l’assenza dello spazio richiesto dalle produzioni operistiche contemporanee - e all’opzione dello spostamento altrove, Renzo Piano ribadisce l’importanza di mantenere lo spirito originale dell’Opera su questo specifico sito, sebbene in una forma diversa. Sfruttando il clima caldo e secco di Malta, sopra i lacerti dell’edificio ottocentesco si posa così una leggera macchina teatrale, capace di ospitare 924 spettatori e dotata di sofisticati sistemi acustici in grado di ricreare l’ambiente sonoro di una sala da concerti al chiuso, non senza echi dello “strumento” progettato nel 1983 per il Prometeo di Luigi Nono. Un intervento complesso e delicato, quello di La Valletta, che ancora una volta dimostra l’abilità di Renzo Piano nell’ascoltare il genius loci e rispondergli con progetti in grado di commentare il contesto e di arricchirlo, esaltandone le peculiarità in modo sottile: qui la sua mano gentile dirige magistralmente la nostra attenzione all’intensità minerale della città e alle forze impalpabili della natura che l’hanno plasmata.

PROGETTO INTEGRATO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA
L’appartenenza degli edifici al luogo si esplicita non solamente nel bilanciato rapporto con il tessuto urbano esistente, o nell’uso della pietra calcarea locale per i rivestimenti e le finiture, ma anche nell’adattamento del progetto al clima e al potenziale energetico del sito: aspetti, questi ultimi, sviluppati in stretta collaborazione con Arup. La strategia più evidente, anche dall’esterno, è l’accurato bilanciamento fra parti opache e parti trasparenti. Laddove le aperture sono presenti, esse sono protette da blocchi di pietra sagomati in funzione dell’incidenza della radiazione solare, così da bloccare la componente diretta dell’energia entrante. La stessa pietra è utilizzata anche sul lato interno delle pareti perimetrali, contribuendo alla capacità termica degli ambienti e abbassando così i picchi di temperatura interna. Grazie a questi accorgimenti che riducono il carico termico, per la maggior parte dell’anno è possibile aprire le finestre e sfruttare le brezze marine per garantire le condizioni di comfort interno. Nei periodi estremi (troppo caldo o troppo freddo), è comunque possibile attivare l’impianto di riscaldamento o di raffrescamento, particolarmente efficiente grazie a un sistema di 26 sonde geotermiche che in estate convogliano il calore in eccesso dell’edificio in uno strato roccioso a 150 m di profondità, da dove è poi estratto in inverno. Il vecchio tunnel ferroviario, collocato sotto i nuovi edifici, è invece sfruttato per il pretrattamento dell’aria di ventilazione. Grazie a questi accorgimenti, il sistema di climatizzazione è del 40% più efficiente rispetto a un impianto tradizionale. Il sistema di illuminazione artificiale si basa su un mix di LED e di corpi fluorescenti, controllati da dimmer per dosarne l’intensità e in grado di disattivarsi in assenza di utenti. Grazie a questi accorgimenti, il sistema fotovoltaico in copertura copre più della metà del ridotto fabbisogno elettrico per illuminazione.

 

PIETRA: UN RIVESTIMENTO CONTEMPORANEO
La pietra di colore paglierino utilizzata negli interventi sulla City Gate è stata scelta per integrare le nuove costruzioni al contesto e, più in generale, alla tradizione costruttiva maltese. Rispetto alla pietra calcarea prevalentemente utilizzata a La Valletta, è stata però scelta una variante dalla maggiore durabilità, proveniente dall’isola di Gozo e denominata “Coralline Limestone”. Per rinforzare l’impressione di un edificio massiccio e profondamente radicato nel denso centro storico di La Valletta, tutte le lastre sono state estratte dallo stesso fronte di cava, per essere poi ricollocate in facciata secondo lo stesso ordine: in questo modo, le venature e i colori danno l’impressione di un blocco unico di pietra da cui siano stati sottratti dei volumi. In realtà, il rivestimento lapideo costituisce lo strato più esterno di una facciata ventilata con sottostruttura di supporto in acciaio. Le lastre piane, di spessore e peso più contenuto, sono sostenute da grappe bullonate, connesse alla pietra per mezzo di un sistema a bussolotti e aste filettate. Dove invece gli elementi in pietra assumono una forma tridimensionale, il maggiore peso proprio viene trasferito verso il basso attraverso la sovrapposizione dei conci e un retrostante supporto “a castello” in acciaio. I carichi verticali così raccolti sono poi scaricati su una trave perimetrale in piatti di acciaio saldati, rivestita con pezzi di pietra sagomati a L. Tutti gli elementi di pietra sono rinforzati sul lato posteriore tramite una rete in fibra di vetro, incollata con resine, che previene la caduta di frammenti in caso di rottura delle lastre. I conci di schermatura solare, infine, derivano dalla sottrazione di materiale a partire da blocchi in pietra di 500 mm di larghezza, 486 di altezza e 555 di spessore. Macchine di taglio a controllo numerico hanno lavorato i singoli blocchi, in funzione dell’orientamento della facciata corrispondente, fino a ottenere pezzi di 65x486x 00 mm con sporgenze a inclinazione variabile.

Scheda progetto
Progettista: Renzo Piano Building Workshop, in collaboration with Architecture Project (Valletta)
Committente: Grand Harbour Regeneration Corporation
Periodo di costruzione: 2009 - 2015
Site area: 40,000 mq
Costo: 80 million euros
Team di progetto: A. Belvedere, B. Plattner (partners in charge) with D. Franceschin, P. Colonna, P. Pires da Fonte, S. Giorgio-Marrano, N. Baniahmad, A. Boucsein, J. Da Nova, T. Gantner, N. Delevaux, N. Byrelid, R. Tse and B. Alves de Campos, J. LaBoskey, A. Panchasara, A. Thompson; S. Moreau; O. Aubert, C. Colson, Y. Kyrkos (models)
Ingegneria acustica, civile, strutturale e impiantistica: Arup
Consulente finiture di pietra: Kevin Ramsey
Consulente teatro: Daniele Abbado
Consulente illuminottecnica: Franck Franjou
Progettazione paesaggistica: Studio Giorgetta
Attrezzatura special teatro: Silvano Cova
Area Parlamento: 7,000 mq
Area teatro: 2,800 mq (1,800 mq sala venue, 1,000 mq retro backstage)
Impresa generale: Lend Lease International
Facciate: BIB
Sistemi di facciata: CFF Filiberti
Photos: Michel Denancé, RPBW, Arup, CFF Filiberti

Arketipo 97, Involucri, ottobre 2015