Architettura – A Milano gli architetti Palù e Bianchi hanno progettato un complesso molto differente rispetto alle abitazioni circostanti

L'edificio progettato dagli architetti Palù e Bianchi rappresenta un esempio riuscito di risposta alle nuove esigenze dell'abitare, in netto contrasto con i complessi residenziali dell'intorno, omologati da una consuetudine costruttiva di condomini “anni settanta”. Situato in un'area periferica a nord di Milano interessata da trasformazioni importanti, l'intervento si distingue per una ricerca tipologica e volumetrica avanzata e inconsueta. Il progetto degli alloggi dimostra un'attenta rilettura degli spazi tradizionali secondo un modello abitativo aggiornato, nel quale trovano risposta le esigenze di variabilità d'uso dello spazio, di privacy, di riconoscibilità della propria abitazione e di ampie superfici esterne ma protette all'intrusione visiva.

Un sapiente "gioco" di alternanza
Le abitazioni, dal monolocale all'attico, sono caratterizzate da una successione continua di ambienti chiusi, di volumi vetrati che si protendono nel vuoto, di serramenti continui e di ampi terrazzi, protetti grazie al “gioco” di rotazioni e aggetti dei piani superiori. L'edificio è costituito da sette piani destinati alla residenza che si sovrappongono a tre livelli di parcheggio, dall'interrato al rialzato, ma è difficile percepirne l'esatta sequenza grazie alla variazione continua dei volumi. La struttura portante principale è realizzata con pilastri e travi di calcestruzzo armato gettati in opera, integrata da un sistema di acciaio per i volumi a sbalzo. I primi due piani, interrato e seminterrato, occupano l'intera superficie del lotto, mentre quello rialzato arretra sul fronte nord per garantire l'accesso ai tre corpi scala mediante un percorso lineare lambito da un giardino posto sulla copertura del parcheggio inferiore. La quinta esterna in tubolari verticali di acciaio delimita la proprietà in modo continuo e uniforme e la separa dal contesto urbano proteggendo alla vista gli spazi comuni del piano terra. Fanno eccezione i due accessi, carrabile su via Doberdò al margine ovest e pedonale su via Fortezza in asse con il percorso interno.

I livelli residenziali
Il primo livello residenziale, organizzato in un volume lineare in cui si alternano alloggi di due e tre locali, arretra dal fronte principale per consentire l'organizzazione di terrazze profonde lungo tutto il perimetro. La distribuzione avviene mediante tre blocchi scala-ascensori che costituiscono il perno attorno al quale si sviluppano anche i piani successivi: tre torri ben percepibili sul fronte longitudinale interno quali “sistema portante” della variazione volumetrica. I piani dal secondo al quinto costituiscono tre edifici indipendenti: disposti perpendicolarmente alla via Doberdò, sono variabili per superficie e hanno estensioni che consentono la protezione delle terrazze sottostanti. In dettaglio, il secondo livello è occupato da un alloggio per piano nei primi due blocchi, da due nell'ultimo e il volume si attesta al limite della torre di distribuzione; il terzo e il quarto livello si espandono sul fronte interno sino al confine del lotto e sono destinati ad alloggi di taglio inferiore; il quinto, arretrato e delimitato da vetrate, è destinato a spazi di pertinenza del piano inferiore, con ampi terrazzi in parte coperti, direttamente collegati alle abitazioni sottostanti. Infine, gli ultimi due livelli tornano a essere un volume lineare di ridotta profondità, una sorta di ponte che sovrasta i tre blocchi e aggetta rispetto al limite del volume compatto dei primi piani. Questo è destinato a quattro attici con terrazze parzialmente coperte e volumi vetrati arretrati, che riprendono, sul fronte ovest, l'allineamento del blocco scala.

La scelta dei materiali
La “doppia pelle” sul fronte principale, definita dall'arretramento della vetrata rispetto alla facciata esterna opaca, crea una loggia molto protetta, schermata da lamelle orizzontali di alluminio in copertura. La complessità e la variazione dei volumi sono caratterizzate anche da episodi che modificano tutti i fronti, esterni e interni: aggetti di balconi con parapetti di acciaio, cubi-serra colorati che si protendono nel vuoto, bow-windows e spazi aperti protetti e schermati. La scelta dei materiali guida la lettura della composizione e la ricerca di dissoluzione dei volumi in un susseguirsi di texture che variano in ragione di superfici riflettenti la luce incidente, di micro forature più o meno fitte e di colori che interessano sia le superfici opache che i volumi trasparenti delle serre.

L'utilizzo dei colori primari
Un alternarsi di vetri e pelli metalliche, la cui dimensione e variazione geometrica sottolineano la ricerca di prospetti quasi astratti, nei quali i pieni si alternano ai vuoti dei serramenti. I colori sono quelli primari e utilizzati solo nei tre blocchi, che si evidenziano in contrasto alla neutralità dei grigi che definiscono tutte le altre superfici e che, a seconda del materiale, determinano sfumature variabili dall'antracite al color acciaio. I tre blocchi sono delimitati da un elemento a C, rigido e scuro, che definisce in modo netto lo stacco del volume e riesce a contenere tutte le variazioni puntuali dei fronti contrapposti con i vuoti reali dalle terrazze o solo immaginati, definiti dalle ampie vetrate. La variazione continua dei prospetti non rappresenta solo una ricerca formale, ma si correla anche all'orientamento, con superfici più o meno trasparenti in relazione all'esposizione.

*Foto di Matteo Piazza