approfondimento – Il Comune ha invitato 7 progettisti per iniziare l'opera di recupero della via incompiuta per trovarle presto una sistemazione definitiva.

Voluta da Giulio II, il papa guerriero, nata per collegare la città vecchia e il porto fluviale di Ripa Grande a San Pietro, concepita dal Bramante come rivoluzionario rettilineo nella selva delle sinuose vie medioevali, abbandonata da Leone X che rivolse il suo interesse a via Leonina (via Ripetta), via Giulia è la grande incompiuta delle vie romane del '500. Incompiuta anche l'opera di demolizione del ventennio fascista che voleva creare "vuoto" fino alla Chiesa Nuova, su via Vittorio Emanule. "Troneggianti nella loro solitudine", così si volevano i monumenti di riguardo al tempo del fascio e così molti di questi furono privati del magnifico effetto di essere scoperti proveniendo dal dedalo di viuzze, incastonati tra le palazzine (anche Fontana di Trevi doveva seguire questo destino). Così per 70 anni uno slargo informe al centro della percorso, adattato alla buona a parcheggio, ha caratterizzato infelicemente questa bella via, che elegante corre parallela al Tevere, da Ponte Sisto, sotto l'arco michelangiolesco dei giardini Farnese, (giardini che dovevano essere collegati con un ponte sul Tevere a Villa Farnesina), alla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Ora il Comune ha deciso di avviare l'opera di recupero. Partendo dalla richiesta di un parcheggio sotterraneo, ha invitato 7 progettisti a riempire la "falla", ricostruendo la visione prospettica della strada con nuove quinte architettoniche.

Cordeschi
Lo studio ha presentato una soluzione fortemente incisiva per il lato est della via, interrompendo il tessuto filologico dei palazzi storici con un impianto moderno, quasi un alieno tra i palazzi cinquecenteschi. Un volume compatto ricoperto da reperti e sollevato dal suolo come un'astronave, unico accorgimento per alleggerire la struttura e per nascondere la rampa della discesa al parcheggio sotterraneo. L'impianto dovrebbe ospitare un hotel e spazi espositivi. Sull'altro lato della strada un giardino pensile sopraelevato di 5 metri.

Diener
Al contrario la soluzione dell'architetto tedesco è totalmente assente di nuove strutture architettoniche impegnative. Sul lato del Tevere, un grande giardino chiuso sul lato di via Giulia da un recinto "trasparente" in linea con i palazzi, che fa intravedere la vegetazione. Sul lato opposto, nell'area della Moretta, la piazza con l'edicola.

Portoghesi
Rispettare e continuare la tradizione. Questa è la volontà dell'anziano architetto che ha individuato un "sigtagma" nelle facciate dei palazzi romani, le finestre poggiate al marcapiano, che va rispettato e reinterpretato anche nelle strutture moderne. Visti di fronte i caseggiati della via, con le righe dei marcapiani e i fori delle finestre, ricordano un pentagramma, Portoghesi vuole inserirsi in questa armonia ricostruendo nel vuoto da riempire dei palazzi moderni, ma disegnati con la stessa filosofia.

Purini
Contrario a ripetere lo stesso tessuto filologico dei vecchi palazzi della via, Purini propone una struttura figlia del nostro tempo ma allo stesso momento, non "prepotente". Un'architettura "neutra", un pattern modulare sulle facciate e la sopraelevazione dell'edificio per dare aria e vista sui giardini. Una casa dello studente e il museo della letteratura. Questa la proposta per l'utilizzo dei nuovi fabbricati.

Rebecchini
Ricostruire la continuità reinterpretando il vuoto. Rebecchini nel suo progetto alterna due tipi di intervento. Sul lato della Moretta, con dei falsi edifici storici, ricostruirebbe la quinta mancante, ma sul lato Tevere azzarderebbe un edificio totalmente sopraelevato, che lascerebbe ai passanti la vista libera fino al Gianicolo.

Aldo Aymonino
Ha riempito lo spazio vuoto sul lato della via con edifici bassi a piani traforati, dall'aspetto movimentato, privi di facciata chiusa, ma con logge dall'aspetto differenziato a seconda dell'affaccio. I prospetti degli edifici che affacciano verso il Tevere sono invece integralmente rivestiti con persiane di legno alternate a pannelli di verde verticale, che schermano i volumi interni, riparandoli dalla luce e dal rumore del traffico. L'architetto ha insistito sull'importanza di creare in queste nuove strutture, servizi per il quartiere.

David Chipperfield
Il progetto prevede la realizzazione di un edificio di grandi dimensioni e di pregio architettonico, con facciata a pattern e patio interno. La struttura è destinata a divenire casa per studenti ed insegnanti. Il nuovo edificio è posizionato in modo tale da generare una nuova piazza collegata al lungofiume attraverso una scalinata pubblica. Questa nuova piazza rappresenta il punto d'arrivo di Ponte Mazzini e collega la piattaforma pedonale più bassa con un sottopasso dal lungofiume. Una nuova scala integra quella esistente costruita nel XX secolo e genera un sistema di percorsi ascendenti e discendenti di fronte alla piazza e intorno al ponte.

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