Testo e immagini a cura di Carlotta Eco




Workshop di progettazione e costruzione: Tecnologie a basso costo nei paesi di sviluppo
Testo e immagini a cura di Carlotta Eco

SCHEDA PROGETTO

Luogo: Triennale Bovisa, Milano

Organizzazione: Triennale di
Milano
Collaborazione: ASF-ITALIA Architetti senza Frontiere
Italia,
Politecnico di Milano, Esem-Ente scuola Edile Milanese,
Emissionizero
Sponsor: ANCE
Progetto degli
elementi strutturali:
Programma internazionale di ricerca CYTED
(Ciencia y Tecnologia para el Desarrollo - www.cyted.org), progetto XIV.8 CASAPARTES: "Soluzioni
tecnologiche adeguate a case a basso costo per l'America Latina" coordinatore H.
Massuh
Coordinamento scientifico: Camillo Magni

Coordinamento cantiere: Arch. Emanuele Coscia
(ESEM)
Tutor: Giovanna Cavalli, Chiara Galeazzi,
Michelangelo Pavia, Sarah Triani, Andrea Trucillo.
Impresa di
costruzione:
workshop di studenti di architettura
Tempi
progetto:
Tempi di realizzazione:
5 giorni
Superficie
costruita mq:
30
Volume costruito mc:
80
Costo complessivo : Euro
2.500
Fotografie: Daniele Signaroldi, redazione archinfo
CE

Intro

Alla Triennale Bovisa si è svolto in questi
giorni un workshop organizzato dal Politecnico di Milano per studenti
laureandi e dottorandi incentrato sulle tecnologie a basso costo utilizzate nei
paesi in via di sviluppo. L'evento, parte integrante della mostra "Casa per
tutti" allestita nella sede centrale della Triennale, ha coinvolto un gruppo di
30 studenti di architettura che si è confrontato con tutte le problematiche
legate a un cantiere di costruzione. I partecipanti hanno realizzato diverse
componenti edilizie con materiali quali il legno, il bambù, il latero-cemento
sino ai mattoni in terra cruda, e li hanno montati insieme a comporre un'unità
abitativa.
Nonostante la pioggia abbia accompagnato costantemente il lavoro
svoltosi a cielo aperto è stato prodotto un modulo abitativo di tre stanze di
circa 8 mq l'una con un patio d'accesso. Tale modulo costituisce un modello
delle diverse tecnologie già sperimentate secondo un programma di ricerca
condotto nei paesi dell'america-latina.

prime fasi del workshop alla
Bovisa (1 DS, 2 DS) le lezioni nel Pink
Pavillion
(3 DS) la costruzione dei telai (4 DS)

L'idea originaria

Il programma, organizzato da Camillo Magni, docente del neonato
corso "Il progetto di architettura nei contesti di povertà e marginalità",
prende come modello il lavoro di una ricerca condotta all'interno del "Programma
internazionale CYTED (Ciencia y Tecnologia para el Desarrollo): un'associazione
fra poli universitari e istituzioni. Il programma è suddiviso in sottoambiti;
per quanto riguarda il workshop milanese, esso si è ispirato al
progetto denominato "Casapartes" che si occupa di "soluzioni
tecnologiche adeguate a case a basso costo per l'America Latina" coordinato da
Hector Massuh.
Obbiettivo principale è conoscere, applicare e
sperimentare tecnologie adatte ai paesi in via di sviluppo e costruire case che
siano "appropriate" ai contesti socio-ambientali in cui si costruisce ed
"appropriabili" dai soggetti coinvolti, favorendo processi di partecipazione
sociale e autocostruzione.

Il cantiere alla Triennale Bovisa

Le giornate di lavoro, in tutto sei, sono state suddivise fra lezioni
teoriche che si svolgevano all'interno "Pink Pavillion" di Gaetano
Pesce, e le fasi di costruzione vera e propria. Durante le attività gli studenti
hanno potuto sperimentare tecniche tradizionali quali la carpenteria per la
realizzazione di telai di legno, la costruzione di casseri, la piegatura dei
ferri, l'impasto della malta/cemento per costruire componenti prefabbricate in
latero-cemento, nonché a pratiche più antiche come la realizzazione di mattoni
in terra cruda e paglia e a l'uso del bambù.

costruzione della pedana (1
DS) mattoni in terra cruda (2 DS)
i
prefabbricati in latero-cemento (3 DS) bambù in patio del
montaggio (4 DS)

Autocostruzione e mercato

Il workshop aveva
come intento quello di avvicinare gli studenti non solo alla pratica manuale
dell'autocostruzione ma anche ai principi economici che la sottendono e che
sfuggono alle logiche di mercato convenzionali.
Questa pratica, come è stato
osservato e documentato dal gruppo di ricerca universitario latino-americano,
alimenta forme di scambio economico alternativo, i materiali da costruzione,
inoltre, debbono essere poco costosi, facilmente reperibili e assemblabili in
modo semplice, escludendo tecnologie complesse che necessitano di manodopera
specializzata. A conferma di questa teoria si può riportare un dettaglio curioso
dell'esperienza del workshop milanese: il bambù utilizzato per la costruzione è
stato raccolto personalmente da docenti e studenti nelle vicine campagne del
Ticino praticando uno scambio con il proprietario del terreno ben contento
cedere il materiale in cambio di un servizio di pulizia da erbe infestanti.

L'uso del bambù

Una delle parti teoriche del
workshop verteva sull'uso del bambù nella costruzione. Le lezioni sono
state tenute dai membri del gruppo "Emissione Zero" - da anni impegnato
nella ricerca e nello studio di questo materiale in edilizia - e hanno
affrontato argomenti quali l'importanza delle tecniche di raccolta; i possibili
trattamenti di impermeabilizzazione attraverso la fumigazione; il suo utilizzo
sia come elemento strutturale sia come materiale di tamponamento.
Se
trattato opportunamente, infatti, il bambù può garantire un'alta resistenza
insieme a una buona elasticità nelle zone ad alto rischio sismico. Il materiale
procurato in occasione del laboratorio della Triennale non poteva ovviamente
soddisfare le prestazioni richieste normalmente, ma si è prestato bene alla
sperimentazione di differenti tipologie di giunti strutturali. L'utilizzo di una
reggiatrice (una macchina a compressore in grado di legare le aste di bambù con
delle bandelle d'acciaio) ha permesso di sperimentare il mix fra
tecniche semplici e l'utilizzo di tecnologie più avanzate.
Uno dei sistemi
adottati all'interno del workshop per isolare i pilastri di bambù dall'acqua è
stato quello di distaccarli dal suolo per mezzo di piccoli plinti, simili a
piedi in cemento, che vengono gettati nella cavità interna del fusto. Questo,
funge anche da cassero dove viene versato il cemento attraverso un foro
praticato in precedenza. Una volta asciutto, l'anello di legno a contatto con la
pedana viene tranciato.

la struttura del patio in bambù
(1,2,3,4)

la costruzione dei "piedi" di
cemento (1,2,3,4)

La "quincha"

La "Quincha" è una componente
edilizia da utilizzare come parete in terra armata con fibre vegetali. Una volta
costruito un telaio in carpenteria, si intrecciano al suo interno canne di bambù
giovane.
Le canne, il cui diametro non dovrebbe superare i tre centimetri,
vengono sezionate in due parti in senso longitudinale -nel nostro caso questo è
stato fatto con una sega circolare, e poi forzate sul telaio con una semplice
tecnica di intreccio. Una volta montati i pannelli nella struttura della casa,
essi vengono coperti con una rete, ad esempio una comune rete da polli, poi
tamponati con terra e, infine, intonacate. Per superare la difficoltà di
reperire materiali naturali e per ragioni di tempo, la terra è stata sostituita
con un prodotto confezionato di cemento pronto per l'uso.

l'intreccio del bambù su telai
in legno (1,2) montaggio delle
componenti prefabbricate (3,4)

telai fissati a terra (1) fasi
di montaggio della "casa modello" (2,3,4)

Le cupole e la prefabbricazione leggera

Le cupole
realizzate sono state di due tipi: una con la struttura in tondini di ferro e
l'altra con culmi di bambù. La costolatura strutturale - montata mettendola in
tensione manualmente grazie all'incastro all'interno di un telaio di legno -
viene anch'essa (come la quincha) ricoperta con una rete e tamponata a
malta. Questo sistema di copertura, parte integrante del modulo abitativo
definito "domocaña", ha il pregio di rendere possibile l'eventuale
sopralzo della casa: la copertura garantisce una resistenza al carico tale da
fungere anche da solaio per i futuri piani superiori.
Flessibilità e
prefabbricazione leggera sono caratteristiche fondamentali nelle tecnologie per
la costruzione di case a basso costo, le quali, in questo modo, si adattano al
contesto in cui vengono realizzate e ai loro abitanti-costruttori

la costruzione delle cupole in
ferro (1,2,3,4)

il montaggio delle cupole in
bambù (1,2,3,4)

Didattica in cantiere

L'esperienza è stata
interessante non solo per l'apprendimento sull'uso delle tecnologie a basso
costo raccolte dal progetto di ricerca Casapartes del programma del
CYED, ma anche consentire agli studenti di sperimentare in prima persona i
principi sui quali si basa il lavoro in cantiere: la divisione del lavoro per
squadre, l'uso delle risorse e dei materiali senza sprechi, sapersi adattare ai
mezzi e agli strumenti a disposizione, sperimentare l'utilità del confronto ma
anche la necessità della figura del coordinatore. Un'esperienza fondamentale per
procedere nel mestiere dell'architettura.