L’Yingliang Stone Natural History Museum, ultimato nel 2020 dallo studio cinese Atelier Alter Architects, è ubicato a Xiamen, città portuale della costa sud-orientale della Cina nella provincia di Fujian. Il museo è stato commissionato dal Yingliang Stone Group, un’azienda di estrazione della pietra che in anni di scavi ha rinvenuto numerosi reperti fossili e cristalli tanto da decidere di realizzare un museo dedicato alla loro storia. Le condizioni di partenza erano date, perché il committente aveva richiesto agli architetti Yingfan Zhang e Xiaojun Bu, la fondatrice e il fondatore nel 2009 di Atelier Alter Architects, di intervenire con un allestimento nella loro sede, realizzata solo un anno prima da uno studio di architettura locale, senza cambiarne la destinazione d’uso, ma accogliendone una nuova: quella museale. L’edificio originario di cinque piani, alto 25 metri nel punto più alto della copertura, inclinata verso l’interno e con diverse pendenze, è impostato su una maglia regolare di pilastri e travi in calcestruzzo di cemento armato che delimitano un atrio rettangolare di 21x16 metri illuminato per tutta la sua estensione da un lucernario che lascia filtrare la luce attraverso i dieci esili setti di calcestruzzo di cemento armato, disposti lungo il lato corto, che lo sostengono.

Lo spunto di partenza degli architetti per l’allestimento del museo trae ispirazione, per analogia, dalla morfologia di alcune conformazioni cristalline caratterizzate da concrezioni prismatiche trasparenti terminanti con ritte punte acuminate ed emergenti da un “letto” di altri cristalli. Il riferimento, opportunamente trasformato e semplificato nelle sue forme, è stato innestato dai progettisti nell’edificio preesistente come un’escrescenza abile nel ritagliarsi il proprio spazio. I cristalli disposti in orizzontale occupano il piano terra e il primo piano, ed è qui che vengono ospitate le funzioni espositive; i tre cristalli verticali di forma tronco-piramidale si incuneano nell’atrio in quadrupla altezza e si slanciano verso la luce zenitale per portarla al piano terra e per diffonderla per riflessione ai diversi piani degli uffici che si affacciano verso l’invaso interno. Gli innesti cristallini, che, utilizzando una nota espressione di Le Corbusier, si potrebbero definire “oggetti a reazione poetica”, hanno introdotto un nuovo pattern geometrico dall’andamento spigoloso, “tassellato”, composto di pareti inclinate e strapiombanti dalle forme irregolari, capace di sopraffare il dominio dell’angolo retto a tal punto da farlo scomparire quasi completamente al livello dei primi due piani. L’ingresso al museo è collocato nell’angolo sud-est dell’edificio preesistente, da qui si accede a una lobby che immediatamente, attraverso un percorso in diagonale, introduce all’atrio, caratterizzato dai tre crateri tronco-piramidali, che simulano a tutti gli effetti uno spazio scavato (ovviamente si tratta di puro apparato scenografico), anche perché le pareti non sono altro che pannelli di fibrocemento spessi 12 mm verniciati con un strato di cemento rifinito in modo da imitare una pietra spaccata in cui sono ancora impresse le tracce lasciate dalle macchine utilizzate per tagliarla; un accorgimento del genere permette di catturare nelle sue graffiature la luce e di renderla tattile.

Fra i tre spazi cavi è sospeso un prisma piramidale, enigmatico resto di una serie di operazioni booleane di sottrazione, e pensato come contrappunto pieno ai vuoti. La potenza dell’atrio con i tre canons à lumière che lo inondano di luce evoca, con le dovute cautele, vista la differenza di scala, l’atmosfera che è possibile immaginare grazie alle foto del plastico del progetto non realizzato per la Montaña Tindaya di Fuerteventura di Eduardo Chillida. Gli architetti, in realtà, affermano di conoscere appena quest’ultimo progetto e di guardare con interesse ad altri artisti, come Richard Serra, Donald Judd e Isamu Noguchi, ma di aver preso spunto per l’Yingliang Stone Natural History Museum dalle terme di Vals di Peter Zumthor e dalla Chiesa di Saint Pierre a Firminy di Le Corbusier. Dei due riferimenti li affascinava l’idea di “essere circondati da un unico materiale e la potenza dell’integrità della luce e dello spazio”, effetti che hanno cercato di riprodurre nel loro intervento.

I CANONS À LUMIÈRE E LA LORO STRUTTURA
Il cuore dell’intervento di Atelier Alter Architects si sviluppa nell’atrio centrale in quadrupla altezza. Qui gli architetti hanno realizzato tre canons à lumière di forma tronco-piramidale capaci di portare la luce nella profondità dell’atrio, mentre le pareti esterne che li delimitano illuminano per riflessione gli spazi degli uffici affacciati sull’invaso centrale. I canons à lumière sono realizzati con una struttura metallica rivestita all’interno e all’esterno di pannelli di fibrocemento spessi 12 mm verniciati con uno strato di cemento rifinito in modo da simulare una pietra spaccata per dare l’idea di trovarsi all’interno di una caverna. La struttura metallica principale è formata da profili inclinati a doppio T, irrigiditi e collegati orizzontalmente a varie altezze tramite elementi in metallo a sezione rettangolare scatolare a loro saldati. Alla struttura principale si affianca una struttura secondaria costituita da elementi metallici a traliccio che ha la funzione di stabilizzare la struttura nel suo complesso. Gli elementi a traliccio, sempre disposti inclinati, sono formati da due correnti (superiore e inferiore) collegati ortogonalmente da calastrelli, così da formare una maglia rettangolare. La struttura costituita dai profili a doppio T è collegata in sommità alle travi in c.a. grazie a un giunto costituito da una coppia di piastre a L inghisate alle travi in c.a., fra le quali è inserita l’anima del profilo a doppio T ed è giuntata mediante bullonatura. Gli elementi strutturali sono poi collegati ai solai del primo piano e alcuni di essi arrivano ad appoggiarsi sulle fondazioni. La presenza dei canons à lumière favorisce la ventilazione naturale e il conseguente raffrescamento, tuttavia, rivelano gli architetti, questo effetto termico non è stato sostanzialmente preso in considerazione, perché per il committente il costo per il condizionamento estivo è irrilevante.

Scheda progetto
Committente: Yingliang Stone Group
Design Phase: 2018
Completamento: 2018-2020
Costo: 1.325.965 dollari
Area: 2.600 mq
Interior design: Atelier Alter Architects
Design principal: Jiyuan Zhang, Xiaojun Bu
Design team: Zhenwei Li, Jiahe Zhang, Lairong Zheng, Bo Huang, Leilei Ma
MEP: Gong Cheng
General concrete contractor: Yingliang Stone Group
Photos: Atelier Alter Architects
Drawings: Courtesy of Atelier Alter Architects

Arketipo 153, Musei, gennaio/febbraio 2022