Copertura continua non isolata

Testo di Laura Buonanno, Pietro Copani

Questo modello funzionale è molto semplificato, la stratificazione dei materiali è ridottissima, per questo è una soluzione che trova scarse applicazioni (tribune, mercati, magazzini, hangar). Gli strati funzionali principali costituenti questo modello sono così distribuiti:
strato portante: individuato dalla struttura resistente che supporta direttamente il complesso d'impermeabilizzazione;
strato di tenuta all'acqua: impedisce la penetrazione delle acque meteoriche e contemporaneamente protegge gli strati costituenti l'intero sistema che non devono essere bagnati. L'azione è svolta dalla caratteristica specifica (l'impermeabilità) dei materiali costituenti lo strato di tenuta.
 
Come si vede lo strato impermeabile è posto direttamente in opera sulla struttura portante; questa è la particolarità del modello in questione che in base alla posa in opera e al materiale utilizzato vede, proprio nella correlazione fra membrana impermeabile e struttura, la principale sottoclassificazione in soluzioni tecniche. Ciò perché la prossimità tra due strati con caratteristiche tanto differenti crea non pochi problemi di cui tenere conto in fase di progettazione, primo fra tutti le variazioni dimensionali cui lo strato portante è generalmente soggetto e che, invece, possono essere deleterie per lo strato di tenuta; si preferisce, infatti, interporre uno strato di compensazione, in caso di supporto monolitico, al fine di evitare sollecitazioni meccaniche nella membrana.
L'elemento portante può essere costituito da solai in laterocemento o cls. armato, pannelli prefabbricati in cls. o cls. alleggerito e, nei tetti non praticabili, i pannelli in legno; la lamiera grecata è sconsigliata nell'uso di coperture non isolate, in ogni caso necessita di uno strato di supporto (pannelli, tavolati, solette) per l'applicazione dello strato di tenuta.
In caso d'impiego di membrane impermeabili la posa in opera potrà avvenire in semindipendenza con l'interposizione di cartoni forati e colle a caldo; incollaggio puntuale a freddo o fissazione meccanica; oppure preferire la posa indipendente e l'uso di protezioni pesanti con funzione di zavorra. La posa in aderenza è sconsigliata per i rischi di sollecitazioni meccaniche e movimenti differenziali dovuti a variazioni dimensionali della struttura.
 
TETTI ACCESSIBILI SOLO PER LA MANUTENZIONE: CLASSI A e B
Tetti inclinati e curvi (pendenza > 5%)
La non praticabilità del tetto permette l'uso di pannelli in legno come struttura portante, o in ogni caso di materiali leggeri; la posa della membrana impermeabile (sono esclusi impermeabilizzanti colati a causa della pendenza) avviene per semindipendenza tramite sistemi meccanici puntuali o lineari.
 
Tetti orizzontali o suborizzontali (pendenza
Per lo strato di tenuta si può prevedere l'uso d'asfalto colato, che offre elevate caratteristiche di resistenza e durabilità. La pendenza per permettere l'applicazione di questo tipo di materiale deve essere La ghiaia, utilizzata con funzioni protettive e zavorranti nel caso di applicazioni di membrane applicate in indipendenza, deve essere posata in uno strato uniforme e con uno spessore compreso tra 4 e 8 cm. In caso di climi freddi o resistenza termica elevata del materiale isolante, è preferibile tenere lo strato non inferiore ai 6 cm. La granulometria della ghiaia dovrà essere 16-32 o 8-16, in più dovrà essere tonda; infatti, il pietrisco o la ghiaia frantumata esporrebbero la membrana al rischio di punzonamento statico. Questo rischio, sempre possibile, può essere evitato con l'interposizione di uno strato di protezione (feltro sintetico).
 
TETTI ACCESSIBILI AI PEDONI: CLASSE C
Tetti orizzontali e suborizzontali (pendenza
Lo strato portante, in questo caso, esclude l'uso di materiali leggeri, e prevede un dimensionamento adeguato ai carichi d'esercizio previsti.
Sopra lo strato di tenuta, costituito da membrane prefabbricate o da asfalto colato posati in indipendenza, sarà applicato uno strato di sabbia su cui allettare la pavimentazione (quadrotti prefabbricati), oppure un massetto in cls., desolidarizzato dalla membrana, per la posa in opera della pavimentazione. I manti in asfalto colato in tre strati, di cui l'ultimo misto a ghiaia, possono essere lasciati privi di finitura, giacché autoprotetti, ma presentano l'inconveniente della plasticità dell'asfalto nella stagione calda. Su entrambe le soluzioni possono essere messe in opera quadrotti su sostegni che permettono di realizzare tetti piani (pendenza nulla).
 
TETTI ACCESSIBILI AI VEICOLI: CLASSI D ed E
Suborizzontali (pendenza tra 1% e 5%)
La struttura portante, adeguatamente dimensionata, sarà in cls. armato o in laterocemento.
Per il manto impermeabile può essere usato l'asfalto colato in tre starti: il primo di 5 mm, il successivo, d'asfalto misto a sabbia, di 15 mm ed il terzo, rinforzato con ghiaia di 20 mm, la posa prevede uno strato di desolidarizzazione dagli starti sottostanti a causa dei movimenti legati alle dilatazioni differenziali. Il terzo strato d'asfalto può essere sostituito da un massetto in cls. armato, messo in opera su uno strato di sabbia con funzione desolidarizzante. Le membrane bituminose o sintetiche sono altrettanto adeguate a questa tipologia, ma prevedono l'interposizione di uno strato di compensazione, come finitura e protezione richiedono un massetto in cls. armato messo in opera su sabbia.
Per i tetti accessibili a veicoli pesanti (peso per asse > 2t) è indispensabile, con qualunque scelta tecnica, un massetto armato dimensionato in base al carico puntuale e al frazionamento del massetto stesso. 
 
Fonte testo:
AA. VV., Manuale di progettazione edilizia, vol. 4, Milano 1999.