1 architetto + 1 città
Corbusier e/a Venezia
Maura Manzelle


Nell'autunno 1953 Giuseppe Samonà apre l'anno accademico 1953-54 all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia con una lezione dal titolo Pianificare Venezia, nella quale annuncia che verrà sviluppata una analisi della città ante-piano regolatore, da offrire al Comune come contributo alla nuova pianificazione urbanistica. Gli studi sono già stati indirizzati in questo senso a partire dalla seconda metà degli anni '40. L'intento è quello di fondare nella profonda conoscenza della struttura della città gli strumenti operativi in grado di guidare i futuri processi di trasformazione.  La  direzione dovrà essere quella di una ricerca di equilibrio tra la conservazione della struttura della città e del suo tessuto edilizio tradizionale da un lato e dall'altro le esigenze, che per Samonà sono civili e morali, di standard adeguati di vita.
Indicando, ovviamente, come necessario il segno di un'architettura contemporanea, Samonà dichiara anche la necessità di farsi interpreti di quella "misura" veneziana, della "discontinuità unitaria" che la caratterizza.
E' quindi fondamentale, in quest'ottica, il riconoscimento del "carattere" della città, con un esercizio critico storicamente fondato che - come afferma Sergio Bettini nel 1954 - consente un'interpretazione delle costanti formali reperibili in ogni città che abbia forma coerente, operazione critica che non menoma affatto la libertà creativa di un artista vero.
Questa posizione porta, sotto la direzione di Giuseppe Samonà, alla costituzione e al riconoscimento dello IUAV come "la Scuola di Venezia".
Allo stesso disegno culturale è da ascrivere l'illuminato proposito di chiamare in una città come Venezia, profondamente legata alla storia e alla tradizione, i grandi nomi dell'architettura contemporanea per dare il loro apporto al dibattito nella forma di pubbliche conferenze.
Le Corbusier è nella città lagunare nel settembre 1952, per una lezione agli studenti della scuola estiva CIAM presso lo IUAV: nel suo contributo tratta il tema generale di Venezia, schizzando su grandi fogli di carta da scenari e partendo dalla definizione dell'elemento fondamentale nella struttura della città:
"Venezia è come un livello ad acqua. Voi avete bisogno nelle tempeste della vita, nelle difficoltà di un'impresa, di avere due cose per costruire: un livello ad acqua  e un filo a piombo. [...] Venezia è fatta di elementi così limpidi che vi si vedon sorgere e apparire tutti i fenomeni dell'architettura e dell'urbanistica"
Quel piano orizzontale che separa terra e acqua, quel sistema di riferimento che Sergio Bettini definisce quella "linea inafferrabile, quasi indistinguibile, dove l'aria e l'acqua si toccano" - elementi puri, immateriali, di colore - costituente il paesaggio originario che ha determinato il gusto non plastico, ma ottico, fatto di superfici e colori che caratterizza la città di Venezia.