approfondimento – Tecnologia avanzata per l'involucro di un edificio-manifesto pensato come una scogliera illuminata dagli scintillii del mare.

Tra i pochi studi francesi di architettura con sede anche a Shanghai (e a Buenos Aires), Naço - che in lingua guaranì significa intuizione - ha ricevuto l'incarico per l'ideazione del Padiglione del Principato di Monaco a Shanghai Expo 2010. Un edificio-immagine che riassume i caratteri fondanti del piccolo stato monarchico mediterraneo, ma anche l'articolato percorso progettuale di Marcelo Joulia, fondatore di Naço da sempre interessato alla fusione tra fabbricazione e comunicazione, costruito e immateriale.

Ideato per far pensare a una scogliera identificata dagli scintillii di un mare perfetto, il padiglione riporta letteralmente questo effetto naturale sulla facciata, trasferendo in verticale i riflessi in movimento perpetuo del Mediterraneo. Niente illusione ottica o digitale però per questo risultato visivamente forte e poetico nel contempo: il sistema si basa infatti su una rete di canalizzazioni che alimentano costantemente dei minuscoli - e reali - "stagni" d'acqua. Delle piccole pozzanghere marine nascoste dietro alla facciata di cristallo, i cui riflessi vengono perpetuati grazie all'illuminazione artificiale e soprattutto ai raggi solari che si rifrangono sulla superficie. Raggi concepiti come flusso energetico trasformato in vero e proprio materiale architettonico, capace nel contempo di fornire l'energia indispensabile al funzionamento del padiglione e di dare carattere all'involucro.

Una soluzione tecnologica emblematicamente avanzata e originale, ulteriormente potenziata dal posizionamento sfalsato, a differenti livelli, delle fasce orizzontali della pelle di rivestimento del padiglione: studiate per aumentare il dinamismo del volume (e per ricordare le onde), permettono anche la continua circolazione dell'acqua marina da una quota all'altra attraverso tubi di scolo di ridotte dimensioni, che in più evitano un eventuale sovraccarico di liquido.

Il basamento dell'edificio, progettato come una sorta di spiaggia su cui si infrangono le onde, lascia intravedere le architetture più famose del Principato come fossero forme in rilievo, castelli di sabbia la cui "architettura si dissolve nelle parete".