padiglioni espositivi – Primo Padiglione del Marocco alla 14. Mostra Internazionale di Architettura - la Biennale di Venezia - nell'ambito di una visione storica e attuale della scena contemporanea.

La Biennale di Venezia è l'evento più importante della scena architettonica mondiale. Per la prima volta presente a questa manifestazione di alto rilievo, il Marocco ha sviluppato il tema del suo contributo unico ed originale nell'ambito della grande avventura dell'architettura del XX secolo. Nella sua duplice funzione di territorio di esplorazione radicale e di terra d'accoglienza, il Marocco presenterà sia una sua visione storica che si richiama al tema generale della Biennale, sia un'istantanea della scena contemporanea.

Promosso dalla Fondazione FADA', (Fondazione per le Arti, il Design e l'Architettura), Commissario scientifico, presieduta da Tarik Oualalou, sostenuto e incoraggiato dallo Stato marocchino, per il tramite dell'Ambasciatore del Marocco a Roma, Sua Eccellenza Hassan Abouyoub, Commissario generale, del Ministro per l'Urbanistica, il signor Mohand Laenser e del Ministro dell'Ambiente, il signor Nabil Benabdellah, il Padiglione del Marocco costituisce un momento straordinario per l'architettura di questo Paese.

L'esposizione del Padiglione del Marocco: un'esplorazione delle strutture urbane abitabili e dei modi di appropriazione del Sahara

Chiamato "fundamental(ism)s", con una strizzatina d'occhio al tema generale proposto da Rem Koolhaas, che vuole analizzare la storia della modernità negli ultimi cento anni, il Padiglione del Marocco costituisce un'esplorazione di ciò che il territorio ha suscitato quanto a scelte uniche e radicali.
Oltre ad essere stata una terra d'accoglienza, il Marocco è stato soprattutto un vero e proprio laboratorio per il Progetto Moderno. Il territorio marocchino ha di straordinario il fatto che ha permesso e forse suscitato ricerche architettoniche uniche (costruttive e materiali, formali e architettoniche, ma anche di edilizia privata e sociale) che hanno contribuito in modo tangibile alla Storia dell'architettura, per la prima volta mondializzata.
Al di là delle condizioni storiche molto particolari che hanno consentito questa emergenza, il genio marocchino è stato anche quello di assorbire, digerire e infine metabolizzare il progetto moderno. La tradizione marocchina è fatta forse anche di questo: modernità e radicalità, ma anche rielaborazione e integrazione.

Per raccontare questa avventura, il Padiglione mette tensione tra una traiettoria storica dell'avventura dell'habitat urbano e una riflessione contemporanea sul deserto.

La traiettoria- parte storica. Il Marocco è stato tanto trasformato quanto ha deviato le traiettorie architettoniche che l'hanno attraversato. Vero e proprio laboratorio architettonico e urbanistico, il territorio del Marocco da sempre suscita proposte ai limiti, estreme ed uniche.
Ed è questo rapporto con la sperimentazione e i limiti che la Fondazione FADA' esplora in questa Esposizione attraverso la presentazione di un edificio/tessuto urbano per decennio, sul periodo proposto dalla Biennale 1914-2014, eccetto lo iato della Seconda Guerra Mondiale (1944) e fino al 1984: la medina di Fez, il il suk di Habous, il palazzo Assayag e gli edifici Nid d'abeilles e Sémiramis a Casablanca, la grande piazza di Agadir, l'hotel Gorges du Dades e gli alloggi Dar Lamane a Casablanca.

L'istantanea- parte contemporanea.
La scena contemporanea marocchina anche se è diventata meno estremistica, deve tuttavia ricollocarsi in questa tradizione della radicalità sperimentale che il territorio marocchino ha sempre suscitato. Da qui l'idea della Fondazione FADA' di far riflettere gli architetti sull'abitabilità di un territorio che è al centro dell'identità marocchina, ma ai margini delle riflessioni architettoniche: il Sahara.
Per coinvolgere tutto l'ambiente e permettere l'emergere di nuovi talenti, la Fondazione ha invitato cinque architetti e ha indetto un grande concorso (Concorso indetto nel 2013 al fine di far partecipare alla Biennale di Venezia la nuova scena architettonica marocchina. Due vincitori designati) aperto agli architetti e agli studenti in architettura, di nazionalità marocchina, perché sottopongano, nell'ambito del tema proposto dal Padiglione, il progetto di una struttura abitabile nel Grande Deserto.
Una fotografia della scena architettonica contemporanea marocchina è rappresentata da otto progetti, frutto della riflessione di architetti di diverse nazionalità, su un nuovo modo di appropriarsi del territorio del Sahara, e di abitarlo: si tratta del Groupe 3 architectes, Mikou Design Studio, KILO - Tarik Oualalou et Linna Choi, Stefano Boeri architetti, Fernando Menis arquitectos, X-tu architectes e i due team che hanno vinto il concorso,
BOM architecture et BAO+Ultra Architettura.

Una scenografia ispirata al Sahara.
L'esperienza della visita al Padiglione, nel quale i progetti sono presentati su delle steli emergenti dalla sabbia, dovrebbe indurre ad un rallentamento, ad una sosta rispetto alla generale frenesia dell'Esposizione: un rovesciamento del rapporto dei sensi favorita dalla scenografia ispirata al Sahara. Il visitatore è invitato a vivere l'esperienza di questo deserto mitico e della sua immensa dimensione orizzontale dove il cielo è anche una mappa, uno strumento di navigazione.
L'insieme del progetto scenografico poggia quindi su tre elementi che hanno la funzione di suscitare questa esperienza e creare un rapporto con i progetti presentati.

Il suolo.
La totalità dei 200 mq del padiglione è coperta di sabbia del deserto. Riferimento evidente e quasi letterale al Sahara, questo cambiamento della materialità del suolo è anche un modo di riposizionare il corpo rispetto alle opere.

Il cielo.
Uno schermo di 120 mq, come una conca celeste, è sospeso alla struttura di tralicci dell'Arsenale. Su questo schermo gigante viene proiettato un film in due sequenze di durata uguale: una sequenza notturna, scura, statica e calma che, nella penombra creata, mette in scena ogni progetto individualmente; una sequenza diurna, fonte luminosa principale, che descrive i progetti presentati. Questo film è tanto una luce quanto una narrazione.

Le steli.
L'insieme dei progetti occupa un volume immaginario di un metro cubo, presentato su steli di un metro quadro e di altezza variabile, che sorgono dalla sabbia e sono disposte su una trama regolare e continua che rimanda ad una forma d'infinito geografico.


Scheda dell'esposizione:

Titolo esposizione: "fundamental(ism)s", 

Commissario generale: Sua Eccellenza Hassan Abouyoub, Ambasciatore del Marocco a Roma

Commissario: FADA', Fondazione per l'Arte, il Design e l'Architettura, presieduta dall'architetto Tarik Oualalou

Scenografo: KILO - Tarik Oualalou e Linna Choi

Superficie: 205 mq

Luogo: Arsenale