Testo di Francesca Acerboni

Una palestra a Seriate dello studio PBEB
Testo di Francesca Acerboni

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Traspaiono evidenti influenze iberiche nel lavoro dello studio italospagnolo
PBEB: Paolo Belloni, bergamasco, classe '67 e Elena Brazìs (Palma di Maiorca,
1970), si sono formati tra Milano e Barcellona e, dopo aver maturato
un'esperienza professionale internazionale (Lisbona, New York), aprono il
proprio studio a Bergamo nel 1995.

Tra i lavori realizzati, la Palestra per una scuola elementare di Seriate
(BG), è un'architettura colta, che - epurata la lezione minimal da un formalismo
troppo asciutto - nutre invece gli spazi di luce, calore, trasparenza, mettendo
al centro della progettazione le reali esigenze e funzioni che i fruitori - in
questo caso, bambini - dovranno svolgere.

Tanto l'impianto quanto ogni elemento dell'edificio risultano parti chiare e
leggibili di un progetto ben organizzato, dove struttura, finiture, scelte dei
materiali, rapporti spaziali e gerarchie funzionali si fondono in una
composizione equilibrata.
Cura particolare è posta al rapporto tra interno ed
esterno, quale binomio fondante del progetto: il giardino si prolunga in un
ampio corridoio esterno, di accesso alla palestra, su cui si staglia una lunga
finestratura; un terrazzo rivestito in doghe di legno è un "esterno
addomesticato" che può anche essere utilizzato come palestra all'aria aperta;
l'esterno muro pieno di confine diventa elemento architettonico integrato al
progetto, non banale recinzione; un'accurata scelta dei materiali - come si dirà
più avanti - distingue l'involucro esterno dal dentro, secondo raffinate
modalità; e infine, anche le finestre e le vetrate sono veri e propri diaframmi
di confine che non solo fanno filtrare la luce, ma consentono scorci visivi
mirabilmente tagliati: la grande apertura in vetro verde della palestra si
affaccia in un confronto diretto -  e sovrapposizione cromatica - con il
giardino; i lucernari degli spogliatoi sfondano in facciata, ricavando un
profilo dentato di forte impatto nel prospetto più industriale
dell'edificio.

L'involucro dell'edificio - vero e proprio guscio - è per gran parte
rivestito in alluminio, che dialoga, per analogia, con gli edifici industriali
del contesto circostante; a questa pelle metallica sono accostati volumi in
cemento a vista, superfici in legno di okumè, un basamento in lastre di ardesia
rettangolari: tessiture, colori e materiali volutamente assortiti in un dialogo
di assonanza/dissonanza, leggibile nella pulita composizione dei volumi.

All'interno della palestra, il legno si schiarisce e si affina nell'essenza
dell'acero (per pareti, pavimento, controsoffitti) ad ammorbidire le zone ruvide
del cemento a vista, creando un ambiente per lo sport luminoso e gradevole.
Tratti geometrici - bianchi e neri -interrompono a singhiozzo pareti e soffitto,
componendo un disegno astratto: sono le asole preposte a contenere ora lampade
al neon schermate dal plexiglas, ora pannelli di materiale fonoassorbente scuro.
Un  dettaglio funzionale di sobria eleganza. Una rampa di collegamento tra
la palestra e la preesistente scuola elementare, posta ad una quota superiore,
funge inoltre da "palco estemporaneo".
Anche la zona degli spogliatoi è
progettata con lo stesso controllo di luce e materiali, e del reale impatto che
hanno sullo spazio: qui, lastre di vetro traslucido giallo acido coronano la
porzione di muro sovrastante le porte, artificializzando la luce naturale che
indirettamente filtra dall'esterno.
Il progetto della palestra di Seriate -
essenziale e composto nella sua contemporaneità - sembra portare avanti la
migliore tradizione costruttiva europea.

Pianta Sezione longitudinale