Il fronte est: l’ingresso per il personale. Gli elementi opachi di calcestruzzo, chiamati “cookies”, sono separati dagli involucri trasparenti con sbalzi più o meno pronunciati

Il complesso Pierresvives, recentemente completato a Montpellier, include tre diverse istituzioni civiche: la biblioteca, gli archivi regionali e gli uffici del settore Sport del Dipartimento dell’Hérault. La “cittadella del sapere e dello sport” diventerà il fulcro di un nuovo quartiere (in via di realizzazione), a cui fornirà i servizi pubblici suddetti, insieme a un auditorium, una sala mostre, lo spazio giovani, alcune sale riunioni e un’area multimediale. Il nome “pierresvives” deriva da una citazione del caustico Rabelais (che insegnò per un breve periodo proprio a Montpellier), che nel suo “terzo libro” del 1546 contiene una formidabile affermazione umanista: “Io non costruisco che pietre vive, sono gli uomini”. Questa professione di fede nell’uomo e nell’arte del costruire rispecchia gli obiettivi di un progetto che vuole riunire abbattendo le barriere a volte esistenti tra cultura e sport. Risultato di un concorso vinto nel 2003, l’organizzazione spaziale, planimetrica e prospettica dell’edificio derivano dalla metafora dell’“albero della conoscenza” che diventa il diagramma organizzativo dell’intero progetto. Quest’ultimo può essere letto come un tronco d’albero poggiato a terra con andamento orizzontale che progressivamente aumenta la sua trasparenza e porosità partendo dai grevi archivi in basso, passando per la biblioteca e gli spazi pubblici al centro e concludendosi nella biforcazione dei rami con gli aerei uffici del dipartimento sportivo ricchi di luce naturale.

pierresvives
Vista di insieme del fronte principale

In facciata si può leggere chiaramente l’organizzazione interna degli spazi: vi sono cinque blocchi rivestiti di calcestruzzo (denominati familiarmente “cookies”) essenzialmente opachi, intervallati da spazi di connessione vetrati che innervano il prospetto. I grandi vuoti interni a zig-zag sono le giunzioni tra le diverse funzioni e il loro ruolo è enfatizzato dalle chiusure trasparenti e dal disegno delle schermature solari, che hanno il ruolo di rinforzarne il disegno. Le venature vetrate esterne sono superfici sagomate che seguono, in alcuni casi, l’andamento dei cementi e, in altri, partecipano ad aumentarne l’idea di movimento.

L’inclinazione generatrice del progetto di 36°, tecnicamente quella necessaria alla scala mobile del foyer, si è poi naturalmente estesa a tutte le parti dell’edificio: l’articolazione degli spazi interni ed esterni segue sempre l’obiettivo di orientare gli utenti organizzando la complessità del programma funzionale previsto. Il disegno degli spazi esterni, che è la proiezione a terra dei rami del tronco principale, veicola verso gli ingressi alle varie funzioni. Queste convergono poi tutte nel grande atrio, alto 20 metri, in cui si trova anche l’auditorium, l’unico “cookie” che emerge, con uno sbalzo di 10 metri, dal piano di facciata, diventando così anche la pensilina che evidenzia l’ingresso pubblico al pierresvives. La complessa articolazione interna ha influenzato il progetto dei diversi subsistemi edilizi e, in particolare, le strutture e le chiusure verticali, opache e trasparenti. Uno degli aspetti tecnicamente più interessanti e nuovi della costruzione risiede nel rivestimento. Gli 8.500 mq di involucro opaco sono realizzati con 1153 elementi prefabbricati di calcestruzzo faccia a vista di cui 1018 elementi di facciata con 833 tipologie diverse. Sono elementi non portanti agganciati da piano a piano direttamente alle solette, a sbalzo rispetto al piano di facciata di 2,7 o 5,4 m. Un rigido monitoraggio in fase di produzione e un accurato trattamento dei pannelli durante il trasporto e l’installazione hanno garantito l’alta qualità richiesta, nonostante le difficoltà dettate dalla forte inclinazione di 36°, soprattutto nella facciata sud. La fabbricazione è durata 9 mesi ed è stata ottenuta tramite 155 stampi di acciaio e legno, nonché di polistirene termoformato rivestito di resina epossidica, inseriti nei casseri per realizzare le superfici a doppia curvatura. Tutti gli stampi sono stati trattati con una apposita vernice che ne ha mascherato la struttura e assicurato una finitura liscia e uniforme. Per garantire la regolarità della superficie del calcestruzzo, omogenea per colore e aspetto, sono stati selezionati accuratamente il cemento e gli aggregati (non sono stati usati pigmenti) da usare nei vari periodi dell’anno in cui i pannelli sono stati prodotti, realizzando diversi campioni di prova.

© Hufton+Crow

LEGGEREZZA E DINAMICITÀ DEL CALCESTRUZZO
Strutturalmente, si possono individuare tre zone distinte: gli archivi, la zona centrale e l’ala sud. Gli archivi, che occupano l’ala nord e i livelli inferiori, a causa del loro peso, rappresentano la base solida del tronco dell’albero; sono realizzati con pareti perimetrali o telai di calcestruzzo con piccole luci per sostenere carichi di sei volte maggiori rispetto alle altre parti dell’edificio. I setti perimetrali sono usati anche come massa termica di accumulo. La zona centrale, che comprende le principali funzioni pubbliche (la hall di ingresso e l’auditorium), contiene anche gli aspetti strutturalmente più spettacolari dell’edificio: grandi travi reticolari di acciaio, 25 m di luce, occupano per intero l’altezza del terzo piano mantenendo l’atrio privo di elementi strutturali verticali, e due possenti muri, spessi 60 cm, che portano le travi precompresse a sbalzo dell’auditorium. L’ala sud, che contiene la biblioteca e gli uffici, ha ancora una struttura a telaio, ma con luci maggiori e con passo assai mutevole a causa della sua variabile geometria. Le solette sono state prefabbricate in cantiere e poi sollevate in posizione; queste sono a sbalzo rispetto al piano di facciata, al fine di sostenere i moduli prefabbricati di rivestimento e le strutture metalliche delle vetrate. Le fondazioni sono realizzate con 500 pali di calcestruzzo armato profondi 12 m.

OPACITÀ E TRASPARENZE SCANDITE DA NASTRI SCHERMANTI CURVATI
I pannelli prefabbricati di facciata hanno uno spessore tipico di 150 mm e un peso che varia tra le 5 e le 21 tonnellate (il pannello più grande misura 13x2,7 m). Il giunto tra i moduli è di 20 mm e tra i pannelli sono state posizionate due barriere impermeabilizzanti: una nella profondità del giunto, l’altra in corrispondenza della superficie esterna, entrambe con un colore che si mimetizza col calcestruzzo. Le chiusure trasparenti, verticali e inclinate, sono a montanti e traversi in profilati estrusi d’alluminio. Il sistema di fissaggio delle lastre di vetro è a scomparsa. Il canalino metallico di separazione tra le lastre della vetrocamera è leggermente rientrato rispetto al perimetro consentendo al pressore di inserirsi nello spazio che ne consegue, vincolando la lastra interna e lasciando visibile all’esterno solo la testa del pressore, che occupa esattamente lo spazio tra i vetri. L’immagine esterna conseguente è quella di una sottile fuga orizzontale larga come quella tra i pannelli opachi. I colori delle superfici vetrate sono stati differenziati con due tipologie di vetro selettivo: lastre di colore neutro nei cookies e lastre leggermente verdi nei connettivi. Le schermature solari in questi ultimi spazi sono più complesse da realizzare, a causa dei raggi di curvatura, in alcuni casi molto stretti. Qui i frangisole, realizzati in profili neri, hanno tre diverse forme e dimensioni, che crescono o decrescono progressivamente tra i corsi orizzontali di facciata, dritti o curvi, calandrati e con raggi piccoli fino a 50 cm: tronco-conici da 70x300x3 e da 188x70x3 mm e rettangolare sottile da 70x18x2 mm.

Scheda progetto
Progetto architettonico: Zaha Hadid Architects
Architetto: Stephane Hof
Committenza: Conseil Général de l’Hérault
Periodo di realizzazione: 2008-2012
Superficie: 28,500 m²  
Photos: Paul Riddle, Hufton+Crow, Hélène Binet

 

Innovazione, Arketipo 74, 2013