Il complesso edilizio del Dipartimento di Ingegneria di Padova sorge all'interno di un vasto isolato e ospita oggi uffici amministrativi dipartimentali, biblioteche, laboratori scientifici, uffici dei docenti e aule didattiche. L'edificio fu costruito sulla base di un progetto elaborato, in più fasi, da Daniele Donghi a partire dal 1910. Dopo l'avvio, i cantieri furono presto interrotti nel corso della prima guerra mondiale, mentre le strutture completate furono, nel 1917, in parte occupate dai militari. Alla fine del conflitto furono restituite all'Università. I lavori di costruzione ripresero quindi dopo il 1919 e proseguirono sino al 1933 circa, con il completamento di tutte le strutture previste nel progetto elaborato prima della guerra. Stravolgimenti e integrazioni al progetto iniziale iniziarono ancora in fase di cantiere per le esigenze degli istituti di Idraulica, di Meccanica Applicata e di Elettrotecnica. Nel cortile ovest, durante l'occupazione militare, furono eretti due fabbricati a un piano con copertura a shed, allineati con gli avancorpi laterali del braccio meridionale. Nel 1935, inoltre, furono costruite due aule per l'Elettrotecnica sopraelevando la parte settentrionale del blocco tra i due cortili, a fianco della torre per le osservazioni geodetiche. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale alcuni settori seminterrati del complesso vennero adibiti a rifugi antiaerei. Nel 1944 il complesso fu colpito da una bomba che distrusse, in particolare, un'ala del blocco destinato all'utilizzo di Architettura (angolo nord ovest). Il settore fu ricostruito dal Genio Civile nel dopoguerra che non conservò, purtroppo, le grandi finestre trabeate che connotavano le aule di disegno collocate al primo piano del lato settentrionale. Aggiunte edilizie, sopraelevazioni e cambi di destinazione proseguirono anche negli anni successivi. Un'importante aggiunta fu operata negli anni Sessanta del Novecento lungo il fronte orientale, quando furono realizzate due grandi sale per i laboratori di idraulica e di prove materiali.


L'impianto planimetrico è organizzato attorno a due grandi cortili interni, la cui forma, in origine rettangolare, è stata progressivamente alterata dall'inserimento di corpi di fabbrica aggiuntivi. Il primo cortile, a ovest, è sistemato a giardino, suddiviso in grandi riquadri erbosi e ornato da alberi d'alto fusto; è circondato da due ali più basse, a tre livelli, di forma irregolare, stante i corpi di fabbrica aggiunti nel corso degli anni ed è interamente asfaltato. Dal punto di vista strutturale, il complesso è realizzato mediante l'impiego di strutture verticali e travi in calcestruzzo armato, mentre le pareti sono realizzate in laterizio. Per quanto riguarda l'aspetto estetico invece, i dettagli architettonici che scandiscono i prospetti esterni, sostanzialmente immutati dall'epoca della costruzione e ispirati a modelli classicisti derivati da esempi rinascimentali e barocchi, sono realizzati in pietra artificiale cementizia a graniglia marmorea, con intonaci martellinati d'impasto analogo. I prospetti interni dei corpi di fabbrica, invece, sono realizzati a intonaco semplice e finiti con pittura murale.

Il complesso, di proprietà del Demanio, dato in uso perpetuo all'Ateneo di Padova, ha una superficie coperta complessiva di circa 20.600 mq e un volume fuori terra di circa 83.700 mc. L'altezza è di circa 15,5 m per i tre piani fuori terra, oltre a un piano interrato.
Negli ultimi anni alcune parti del complesso sono state sottoposte a lavori di manutenzione: ritinteggiatura dei prospetti sulle corti interne; sistemazione interna dell'ala un tempo occupata, al primo piano, dal Dipartimento di Architettura, Urbanistica e Rilevamento. In particolare un intervento più complesso ha interessato l'ala sud-ovest dell'edificio, finalizzato in primis alla riqualificazione della copertura con l'obiettivo successivo di procedere alla ristrutturazione dei laboratori.
"La manutenzione straordinaria del manto di copertura, ha interessato una superficie di 1.100 mq, - come racconta l'architetto Stefano Marzaro, progettista nonché RUP del progetto - ed era finalizzata a raggiungere due obiettivi principali. Da un lato verificare lo stato di conservazione della struttura lignea portante di copertura e mettere in atto interventi di restauro e recupero conservativo, nelle zone maggiormente degradate. Dall'altro razionalizzare il sistema di espulsione dei fumi delle cappe chimiche e armadi aspirati, che verranno installati nei nuovi laboratori. Più in generale volevamo grazie a questo intervento migliorare la trasmittanza termica della copertura e, grazie all'efficientamento energetico complessivo dell'involucro, migliorare il comfort di chi utilizza questi ambienti".

L'analisi dello stato di degrado della copertura ha segnalato numerose infiltrazioni dovute, non soltanto al cattivo stato del manto in alcuni punti, ma soprattutto all'inefficienza del sistema di smaltimento delle acque dovuta alla scarsa manutenzione delle lattoniere, che risultavano degradate in molte parti e ostruite in altre. Dal punto di vista strutturale invece la copertura non presentava particolare problemi, come sottolinea l'arch. Marzaro: "Dal punto di vista strutturale non siamo intervenuti sulle travi lignee portanti. O meglio abbiamo optato unicamente per operazioni conservative e di pulizia. Durante l'analisi abbiamo infatti riscontrato un buono stato generale e abbiamo quindi deciso di lavorare sull'estradosso per sistemare gli strati più esterni della copertura".
L'architetto Marco Canton, assistente del RUP, ci racconta come si sia lavorato per concentrare i sistemi di espulsione dei fumi dei laboratori, razionalizzandone il numero e la posizione sulla copertura: "Abbiamo realizzato quattro nuovi elementi in copertura, che ci hanno permesso di concentrare i collettori di espulsione ed evitare la loro distribuzione casuale, oltre a minimizzare il proprio impatto anche dal punto di vista estetico".
Il Direttore dei Lavori, l'ingegnere Marco Buggio racconta nei dettagli l'intervento sulla copertura: "Abbiamo provveduto alla rimozione del manto esistente e alla valutazione dello stato dei coppi che, per oltre la maggioranza, versava in cattivo stato. Abbiamo successivamente pulito il sottomanto, riposizionando la guaina impermeabilizzante, integrandola con un secondo strato ardesiato da 4 mm, direttamente connesso con la guaina originale. Nello stesso tempo abbiamo predisposto la struttura per ospitare le nuove canalizzazioni. Una volta completata l'impermeabilizzazione abbiamo potuto installare il sistema AERcoppo. Dopo aver posizionato il sistema e integrato i pezzi speciali per le linee di colmo e di gronda, abbiamo provveduto alla stesura del manto. Abbiamo sostituito i coppi esistenti che erano davvero irrecuperabili, integrandoli opportunamente con i coppi nuovi, per ottenere un risultato omogeneo anche dal punto di vista estetico".
La valutazione complessiva dell'intervento spetta all'architetto Marzaro: "Siamo molto soddisfatti di come si è conclusa questa prima fase dei lavori. Il risultato ottenuto sulla copertura è in linea con quanto ci eravamo prefissati di ottenere con questo intervento. Nei prossimi mesi monitoreremo costantemente il tetto per valutare il suo funzionamento nel tempo, l'isolamento termico che è in grado di garantire la corretta impermeabilizzazione. Con il nuovo tetto siamo ora pronti per procedere alla seconda fase che ci permetterà di allestire laboratori accoglienti e tecnologicamente avanzati, nei quali si prepareranno gli ingegneri del futuro".