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Progetto Manifattura è il polo tecnologico dell’innovazione green di Trentino Sviluppo che ha ridato vita agli spazi dismessi della storica Manifattura Tabacchi di Rovereto. Oggi è uno dei più grandi incubatori d'Europa per startup e scaleup attive nella green economy e business park per imprese mature. Alla sua storia già affascinante - nato nell'Ottocento e divenuto ben presto uno dei più grandi opifici tabacchi dell'Impero Austro-ungarico - si è aggiunto recentemente un altro importante capitolo che prende il nome di Be Factory.
Be Factory è un nuovo compendio produttivo low carbon nato dalla visione di Kengo Kuma, icona contemporanea dell’architettura sostenibile. Dopo un percorso partecipativo con la comunità roveretana e due anni di lavori iniziati nel 2017, l’hub oggi si distingue per elevate performance energetiche, alto comfort e basso impatto paesaggistico, potendo contare sulla combinazione accorta di legno, vetro, facciate continue, fibra ottica e al green roof più esteso d’Europa. Caratteristiche che lo collocano in classe energetica A+ e gli hanno permesso di ottenere la certificazione Leed Gold e da poco anche la certificazione ARCA livello Silver. Posizionato sul sedime della vecchia fabbrica, accanto agli edifici storici dell’ex Manifattura Tabacchi dove ancora svetta simbolicamente l’antica ciminiera, ne triplica gli spazi creando un luogo ricco di fascino tra passato e presente, con lo sguardo al futuro. Be Factory sta attraendo in questa terra nel cuore d’Europa numerose nuove aziende dalla forte matrice sostenibile, che vanno a rafforzare la sua identità di green innovation factory.

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Quattro traiettorie strategiche
In Progetto Manifattura, infatti, già convivono e collaborano in un network virtuoso varie realtà dei settori green-tech come PMI, startup e scaleup innovative, grandi gruppi industriali, associazioni di sistema come Habitech, il primo distretto italiano per l’energia e l’ambiente, corsi universitari come la laurea magistrale in Scienze dello sport e della prestazione fisica nata dalla collaborazione tra le Università di Trento e Verona, e centri di ricerca come il Cerism che svolge attività di ricerca di base su sport montagna e salute, il Cimec Centro Interdipartimentale Mente/Cervello per le neuroscienze cognitive dell’Università di Trento e il Cosbi Centro di ricerca bio-informatica fondato da Unitn e Microsoft Research.
Quattro sono le traiettorie strategiche dell’hub tecnologico dell’innovazione:
- edilizia intelligente: risparmio energetico e sistemi integrati per la comunicazione e la sicurezza domestica;
- mobilità sostenibile: veicoli elettrici, carburanti non convenzionali, infrastrutture, bike-economy;
- sport-tech: sviluppo materiali, impianti e attrezzature intelligenti, sensoristica, promozione del turismo outdoor e 4seasons;
- scienze della vita: biotecnologie, biomedicina, tecnologie per il settore medicale.
L’offerta di spazi moderni, tecnologicamente avanzati e personalizzabili di Be Factory ha rafforzato questi filoni grazie all’arrivo di nuove aziende. Nell’hub è in costruzione anche TESS-Lab, un collettivo di diversi laboratori dedicati alla ricerca industriale per lo sviluppo sostenibile e il miglioramento della qualità della vita, con un particolare focus su modellistica, informatica, infrastrutture, accumuli energetici e sistemi energetici distribuiti.

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I servizi
Far parte di questo network ha grandi vantaggi. Le imprese che decidono di stabilirsi qui possono contare su spazi pronti all’uso ma anche su servizi ad alto valore aggiunto messi a disposizione da Trentino Sviluppo che è la società di sistema della Provincia autonoma di Trento volta a favorire l’innovazione e lo sviluppo economico del territorio.
Trentino Sviluppo ha studiato un kit di facilitazioni, incentivi, formazione e diversi strumenti di crescita che le imprese possono sfruttare a proprio beneficio, come:
- accesso alle sale riunioni e agli spazi comuni di Progetto Manifattura
- accesso ai servizi di tutoraggio, formazione specialistica, comunicazione e al network di Trentino Sviluppo
- partecipazione all’Innovation Academy
- percorsi di internazionalizzazione
- finanza di impresa
- formazione personalizzata e di gruppo
- tutoraggio e accesso a network strategici
- due acceleratori tematici (Climate-KIC Startup Accelerator per la green economy, SPIN-Accelerator per lo sport-tech)
- un Club Trentino Investitori (80 business angel, matching fund, equity crowdfunding).

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Fuori dalla scatola
Nel 2009, ad appena un anno dalla chiusura della Manifattura Tabacchi e dal passaggio del compendio a Trentino Sviluppo, venne costituito un gruppo di progettazione e consulenza su incarico di Progetto Manifattura srl, società costituita appositamente per gestire l’operazione di recupero. Il gruppo di lavoro era composto da Kengo Kuma & Associates, Carlo Ratti Associati, Arup e Kanso e aveva l’incarico di trasformarla in un centro di innovazione industriale green nei settori dell’edilizia ecosostenibile, dell’energia rinnovabile e delle tecnologie per l’ambiente.
Fu chiesto loro di dare corpo a una nuova visione per la storica Manifattura Tabacchi. Nel 2010 venne presentato il Master Plan, un documento di analisi e di proposte, contenente la filosofia dell’opera e le linee guida per la progettazione. Cardini della concezione architettonica erano:
- il rispetto del territorio circostante
- l’integrazione tra vecchio e nuovo
- la restituzione dell’area alla città di Rovereto.
Il progetto definitivo è stato poi redatto da Trentino Sviluppo e dal Servizio Opere Civili dell’Agenzia Provinciale Opere Pubbliche della Provincia autonoma di Trento che hanno seguito i concetti fondanti del Master Plan, discostandosene laddove fosse necessario privilegiare il pragmatismo. Be Factory è stata pensata fin da subito come uno spazio multifunzionale in cui le imprese potessero svilupparsi e produrre in un ambiente innovativo dal punto di vista architettonico, impiantistico, energetico e tecnologico e, contestualmente, come uno spazio a servizio anche della città e delle persone.
“Tuttavia, in un’epoca in cui non sappiamo ancora dove sia meglio andare a lavorare e vivere dopo aver evacuato ogni scatola, questo progetto di Rovereto mostrerà agli abitanti del pianeta un modello di vita post-scatola. Qui la storia (Manifattura) e la tecnologia più avanzata coabitano, le scatole si smantellano, il verde e l’uomo convivono. Forse ormai non c’è più bisogno di chiamare architettura quanto di nuovo verrà qui alla luce. In questo luogo, semplicemente, ci sono persone. Persone che insieme al tempo, insieme alla natura, iniziano una ricca conversazione. Una conversazione che un tempo era tale e, in quel momento, sarà di nuovo”, Kengo Kuma.
Con queste parole, Kengo Kuma ha espresso il nuovo modo di concepire l’ufficio e gli ambienti di lavoro che intravedeva nel suo progetto di Be Factory. Se in principio, la tipologia edilizia denominata ufficio ha avuto origine da una stanzetta con una scrivania all’interno di una residenza e se nel XX secolo si sono edificate nei centri urbani enormi scatole conosciute con il nome di office building, dove l’essere umano veniva stipato come in un pollaio, in Be Factory si è cercato di assecondare il contemporaneo desiderio di voler lavorare evadendo da quelle scatole. Manifattura è stata concepita quindi come un luogo in cui la storia e la tecnologia più avanzata si trovano a coabitare, le scatole si smantellano, il verde e l’uomo convivono.

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La struttura
Be Factory è la più grande opera di edilizia civile realizzata in Trentino negli ultimi decenni, ha un valore complessivo di 45,6 milioni di euro, finanziati dall’Unione Europea, per l’80% tramite il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), e per il restante 20% attraverso il Fondo europeo di Sviluppo Regionale (FESR). I lavori sono iniziati nel 2017 e si sono conclusi nel 2019. Al primo colpo d’occhio dall’alto, Be Factory si presenta come una struttura bassa e ramificata in lunghi edifici paralleli, uniti al centro come in una colonna vertebrale. La copertura di questa linea centrale è calpestabile mentre i tetti degli edifici sono coperti in parte da vegetazione e in parte da pannelli fotovoltaici. Da terra, invece, la struttura si caratterizza per un alto e largo viale con tetto piano a una navata in legno che si ramifica all’aperto seguendo la disposizione perpendicolare degli edifici che sono disgiunti alla base.

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Gli edifici
Gli edifici sono dieci, per una superficie complessiva lorda in pianta di 25.513 mq. Otto sono destinati a utilizzo manifatturiero / uffici / laboratori mentre gli altri due sono funzionali alla struttura. I moduli sono realizzati prevalentemente a struttura lignea e pianta rettangolare basata sulla griglia strutturale di luci 16.6x17.50xh 9.60 m.
Gli spazi interni agli edifici in legno hanno un’altezza pari a 7 m sotto-trave, con un ulteriore incremento di circa 1.40 m tra le strutture fino ad arrivare al panello di chiusura in X-LAM. Rispetto alla quota del piazzale dell’ambito storico, l’imposta del piano terra dei nuovi uffici produttivi è ribassata. Al piano interrato, sono collocati circa 400 posti auto comprensivi di quattro postazioni per la ricarica elettrica, parcheggi dedicati a veicoli green e parcheggi disabili.
Gli edifici sono disegnati seguendo un principio di modularità spaziale e offrono la possibilità di ottenere superfici di dimensioni diverse per rispondere alla domanda varia delle aziende, da un minimo di 300 mq a un massimo di 1.000 mq circa.
Gli edifici presentano una struttura portante in legno lamellare, sia per le elevazioni verticali che per i solai di copertura. Si è trattato di una formula costruttiva con sistemi antisismici, altamente prefabbricata, che ha richiesto una progettazione costruttiva coordinata tra le varie componenti dell’edificio: strutture, facciate, manti di copertura, lucernari e impianti tecnologici ma ne ha velocizzato le fasi di montaggio.
Travi e pilastri in legno sono lasciati il più possibile liberi da ogni elemento aggiuntivo per una resa ampia e pulita degli spazi produttivi. Ogni modulo presenta un blocco servizi interno realizzato a secco con sistema portante in acciaio e finiture in cartongesso. Al mezzanino in cui si trovano i macchinari per l’areazione meccanica UTA è possibile accedere tramite una scala alla marinara. I moduli produttivi sono, infine, completati con un pavimento in cemento industriale integrato con rete elettrosaldata e fibre.

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Le texture delle superfici
Particolare attenzione è stata posta nell’uso dei materiali di rivestimento orizzontali e verticali. Si è optato per materiali di provenienza locale: il verdello estratto dalle cave presenti nella collina di Trento e il legno di larice naturale. La vegetazione, posta in zone verticali e in copertura, completa il processo di mimesi con il paesaggio circostante.
In copertura si è cercato di utilizzare elementi tridimensionali (collinette) per separare le aree a diversa accessibilità in modo da ridurre l’impatto di parapetti e recinzioni.
La facciata continua con struttura portante in legno è composta da pannelli sandwich con finitura in alluminio ed elementi in vetro con dimensioni 2x1 m. Il pattern prevede l’alternanza di elementi vetrati apribili/fissi e opachi piatti/inclinati creando con l’inclinazione di questi ultimi un leggero gioco estetico di ombre.
La scelta dei materiali di facciata è dettata dal dialogo di Be Factory con il contesto preesistente. Così troviamo il legno e il verde verticale lungo il fiume Leno mentre la pietra verdello verso la Manifattura storica. La parte sotterranea è realizzata in cemento armato e si snoda tra i numerosi locali tecnici in cui sono collocate le macchine, le vasche per l’accumulo dell’acqua di falda e il parcheggio in un sistema di tunnel ciechi con illuminazione al passaggio particolarmente suggestiva.

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Sostenibilità. Smart building for innovation
I criteri di sostenibilità sono stati la stella polare dell’intero intervento. La scelta dei materiali risponde all’esigenza di ridurre l’impatto del costruire sull’ambiente, privilegiando l’impiego di materiali, componenti e prodotti regionali, riciclati e riciclabili, atossici, a ricrescita veloce. Tra le tecnologie più significative adottate vi sono quelle relative alle strutture portanti, con il legno lamellare per le strutture fuori terra e il cemento armato post-teso per il solaio al piano terra.
Il cemento armato post-teso è una tecnologia particolarmente innovativa che permette di realizzare grandi superfici orizzontali riducendo al minimo la quantità di materiale utilizzato e preservando quindi le risorse disponibili in termini di materie prime. La natura dei materiali impiegati permette inoltre di utilizzare una grande quantità di materiale riciclato come acciaio da armature, inerti da frantumazione degli scarti della lavorazione del porfido, ceneri da altoforno. Il contenimento degli spessori della struttura permettono, inoltre, di ridurre le profondità di scavo limitando l’impatto ambientale sia sui siti di costruzione che sui siti di conferimento. Il legno lamellare permette a sua volta di realizzare una struttura portante di grande valore ambientale grazie alle proprietà sostenibili intrinseche del legno, materiale ecologico per eccellenza grazie a un carbon footprint pari a zero. La stessa regionalità della tecnica costruttiva permette di ridurre al minimo le quantità di CO2 emesse nella fase di trasporto. La particolare tecnologia adottata per le strutture in legno lamellare della Be Factory permette inoltre di garantire la massima flessibilità negli anni dei moduli produttivi grazie a campate di quasi 20 m di luce, completamente libere da elementi verticali strutturali, e contribuisce a realizzare un ambiente produttivo di grande qualità architettonica. Questo progetto ha ridefinito gli standard dell’edilizia civile e industriale, attraverso l’ampio uso di materiali naturali. Ma la sostenibilità non è solo questione di involucro. All’interno di Be Factory sono promossi modelli di business, percorsi formativi ecofriendly e ispirati all’economia circolare. Qui produzione, ricerca e formazione si incontrano a favore di imprese rispettose dell’ambiente.

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Energy strategy
Il progetto ricorre a fonti energetiche sostenibili come la geotermia e il fotovoltaico.
La strategia energetica sostenibile si basa su due pilastri: riduzione del fabbisogno energetico con performance ottimizzate dell’involucro edilizio e massima efficienza di funzionamento degli impianti.
La generazione energetica è affidata a tre pompe di calore polivalenti che usano come fluido di scambio l’acqua emunta dalla falda sotterranea attraverso due pozzi da 85 litri al secondo. L’edificio è asservito anche da un impianto fotovoltaico con potenza di 350 kWp. Gli impianti sono integrati dalla rete elettrica urbana.
Nella visione di risparmio energetico, il sistema tecnologico di ogni singolo modulo produttivo con uffici è completamente indipendente, ottimizzando l’efficienza e il comfort sulle specifiche esigenze dell’insediamento. La potenza elettrica disponibile in ogni modulo va da 50 kW a 150 kW. La climatizzazione di ogni modulo è composta da un sistema radiante a pavimento con uno spessore inerziale di circa 20 cm e un impianto di trattamento aria UTA a 4 tubi, collocato per ogni modulo al piano mezzanino del blocco servizi. Questa combinazione permette un basso livello di consumo energetico e al contempo un comfort termico e igrometrico dinamico e preciso.
L’intero sistema è supervisionato da un controllo domotico che permette la gestione in remoto delle funzioni e delle impostazioni.
Il livello di illuminamento è impostato a 300 lux ed è costantemente controllato dai sensori in base all’apporto di luce naturale esterna.
Be Factory ha ottenuto il livello di sostenibilità GOLD secondo i criteri del protocollo Leed NC v4 e a ottobre 2021 ha conseguito il livello di SILVER secondo i criteri della certificazione di qualità ARCA per gli edifici in legno.

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Landmark orizzontale
Sono diverse le considerazioni fatte per permettere a Be Factory un inserimento urbano rispettoso nel contesto geografico e storico. Si possono riassumere in tre traiettorie principali:
- porta con sé un legame profondo con Borgo Sacco e il torrente Leno
- invoca apertura verso il territorio
- fa sorgere la necessità di un raccordo tra storia e modernità.

Legame con Borgo Sacco e il torrente Leno
Rovereto è il secondo centro trentino - dopo il capoluogo Trento - per numero di abitanti (40.000 circa), per presenza di infrastrutture e per vocazione industriale. Be Factory si colloca tuttavia fuori dall’area più industrializzata, nel quartiere storico di Borgo Sacco, racchiuso in un luogo nevralgico anche per altre funzioni, come l’agricoltura e il tempo libero, in cui il fiume Adige e il fiume Leno si incontrano.
La Manifattura Tabacchi ha sempre mantenuto un forte legame con l’abitato di Borgo Sacco avendone determinato per un secolo e mezzo lo sviluppo economico e la condizione sociale. Basti pensare al fatto che desse lavoro a oltre duemila lavoratori e che la maggior parte di essi fossero donne per comprendere quanto possa aver caratterizzato un’epoca e possa aver inciso nel processo di emancipazione femminile della società locale. In ogni caso, era Monopolio di Stato pertanto rigidamente chiuso dall’esterno con alte cinta sovrastate da filo spinato. Il processo di restituzione della Manifattura alla città è iniziato già con il recupero conservativo degli edifici storici dal 2010 in avanti che lo hanno reso più accessibile e vissuto, il filo spinato è stato eliminato, il muro in gran parte abbattuto, eliminati gli edifici costruiti dopo gli anni ’60 e si è concretizzato in prima battuta il progetto della Provincia autonoma di Trento di trasformare quest’area in un hub per l’innovazione green.
Progetto Manifattura si è così liberata dall’organizzazione rigida e monoprodotto per diventare oggi laboratorio di collaborazione tra più soggetti volta alla creatività, alla sperimentazione, all’iniziativa.

©Manuel Morandini

Apertura verso il territorio
Il processo di apertura di Progetto Manifattura ha fatto un balzo in avanti con la realizzazione di Be Factory ed è attualmente in corso. Con l’insediamento di nuove aziende e di processi innovativi, questo luogo continua a diventare produttore di valore con la sua identità e produttore di ricchezza dando lavoro a molte persone.
L’apertura si rispecchia anche nelle scelte architettoniche. Il green roof e l’orientamento degli edifici riprendono le stesse cromie e direzionalità delle linee parallele tratteggiate dai vigneti e dalle coltivazioni intorno.
Lungo il Leno si snodano alcuni luoghi adibiti al tempo libero, una pista ciclabile, delle aree attrezzate per la sosta. Per sottolineare l’importante rapporto con il Leno e i suoi elementi, da questo lato la copertura verde si abbassa dolcemente fino a raccordarsi al livello del terreno, permettendo così l’accesso su di essa. Seguendo questo principio è stata prevista anche una scalinata nella parte centrale della facciata, che permette di raggiungere la copertura ma allo stesso tempo si offre come spazio di sosta e possibile auditorium all’aperto con una vista privilegiata verso il landscape circostante.
I pannelli di finitura di dimensione 2,5x0.5 m sono posizionati ruotati rispetto all’orizzontale per avere un effetto di dinamicità e movimento, come l’ambiente circostante caratterizzato dalle stratificazioni rocciose e dai vigneti. Il materiale dei pannelli cambia gradualmente lungo lo sviluppo della facciata in accordo con il susseguirsi delle funzioni all’interno degli edifici: si alternano pannelli in pietra verdello, con pannelli in legno di larice naturale e pannelli che ospitano il verde verticale, previsti proprio per dialogare con il territorio coltivato e naturale. Utilizzare la copertura non solo come chiusura di un involucro edilizio bensì come spazio pubblico in parte pedonabile e in parte verde permette di ridare alla città di Rovereto quella porzione di territorio che era da tempo stata occupata dalla fabbrica e resa inaccessibile al pubblico esterno, diventando così luogo di aggregazione.
Sfruttando quindi il salto di quota esistente tra l’imposta degli edifici storici, i nuovi edifici e la pista ciclabile che corre lungo il torrente Leno è stato possibile dare accessibilità a questo nuovo spazio in copertura garantendo allo stesso tempo la necessaria sicurezza per gli edifici produttivi. Sotto il profilo strettamente urbanistico, Progetto Manifattura ha un’ubicazione di confine tra il borgo e l’area verde agricola. La parte storica è conglobata nell’assetto urbano mentre il nuovo ambito Be Factory è retrostante e vuole fare da cerniera con l’area verde. Questo rafforza la vocazione del progetto all’apertura.
Per rendere efficaci tali concetti, è stato studiato un approccio formale permeabile che tiene conto della texture disegnata dai campi agricoli paralleli al torrente Leno che rappresenta un elemento di continuità verso Rovereto, ma anche aperto verso l’abitato di Borgo Sacco. Quest’ultimo è un elemento da rispettare e valorizzare considerando che l’orientamento del primo impianto storico della Manifattura guarda su Borgo Sacco. Si è cercato di creare un sistema che si relazionasse al contesto fisico in maniera chiara e visibile facendo emergere la preesistenza storica e integrandosi in maniera tangibile con il contesto ambientale.

Raccordo tra storia e modernità
A fare da cerniera tra i due ambiti, quello storico e quello nuovo, è stata inserita una fascia di connessione che raccorda i livelli dei due ambiti collegando le due aree e ordinando i diversi flussi di circolazione, pubblico e privato.
In particolare sono previsti tre livelli principali:
- la copertura, che collega per i pedoni Progetto Manifattura con il Lungoleno
- l’accesso a Be Factory, che coincide con la quota del piano terra dell’edificio storico dell’“Orologio”, mettendolo in diretta comunicazione con gli spazi esterni
- la quota del piano di campagna adiacente alla ciminiera storica, che rimane cardine di riferimento nel passaggio tra i due ambiti.
La copertura scende tramite una scalinata verso la quota delle piazze storiche e, di fronte all’edificio dell’“Orologio”, crea uno spazio ampio con aree per la sosta e sedute che funge da anfiteatro. L’edificio B1, edificio di raccordo tra i due ambiti, sviluppa il linguaggio architettonico dell’intervento secondo un criterio di dialogo con il contesto storico, privilegiando l’impiego della pietra per le facciate che si rapportano con l’ambito storico, riprendendone matericità e cromie e impiegando l’elemento vetro in maniera specifica. In particolare, il vetro viene impiegato per caratterizzare il fronte del piano terra, interpretando in chiave attuale i rapporti compositivi dei fronti storici ed in particolare il loro basamento di attacco a terra. Il fronte vetrato diventa uno specchio che permette alla storia di riflettersi in una lettura contemporanea.

Landmark orizzontale
Quando si pensa all’idea di un “landmark”, ovvero di un oggetto che segna il territorio rendendosi ben visibile da lontano, si è soliti pensare a un elemento verticale. Ma per le tante essenze racchiuse in esso e poc’anzi descritte, Be Factory è in grado di demarcare il territorio assumendone proprio il tipo di segno: piatto e orizzontale.
La forma speculare al contesto si carica così di forza e valore rendendo Be Factory un landmark orizzontale che rispecchia il paesaggio circostante, rispetta la sua storia e il suo futuro, favorisce il lavoro e spinge per l’innovazione.