Un insieme di fili genera un tessuto quando si riconosce una struttura ordinata di fili orientati (trama e ordito); ma si può parlare di tessuto anche quando la struttura è casuale (tessuto non tessuto). In biologia tessuto fa riferimento a un gruppo di cellule specializzate che svolgono diverse funzioni. In chimica il termine tessuto può essere utilizzato per descrivere una struttura tridimensionale formata da molecole o atomi che interagiscono tra loro. Il Design District Canteen (di cui abbiamo già parlato su Arketipo 165/2023) è tutto questo per analogia e ancora di più. Si tratta di una “piccola” architettura, potente, capace di trasformare un vuoto in un punto focale (il nodo di una trama e ordito). Il cilindro progettato da Lucía Cano e Josè Selgas, con il loro studio SelgasCano, (o meglio, il volume assimilabile a un cilindro curvato nel piano), infatti, è il luogo degli intrecci e delle connessioni per eccellenza; genera ordine e determina l’identità in un contesto eterogeneo. E lo fa giocando sugli opposti: il nodo, la parte resistente di un tessuto, viene smaterializzato (la pelle è trasparente e leggera) e trasformato in hub dove tutto converge e da dove tutto parte. Pur essendo un “nodo”, concettualmente sono il vuoto, la trasparenza e una non codificazione della forma e dello spazio secondo canoni tradizionali a determinarne il valore. Non esistono limiti fisici e visivi (la pelle è permeabile e dinamica), la forma a sezione variabile lungo l’asse e il flusso tra interno ed esterno è libero così come anche la permanenza e l’uso degli spazi (al piano terra destinati al mercato e al piano sopraelevato destinati anche al pensiero creativo). Di giorno la grande bolla è inondata dalla luce naturale; di sera la bolla si trasforma in una grande lanterna capace di dare luce al contesto. Da sottolineare anche la capacità di SelgasCano di dialogare con il Millennium Dome, oggi O2 Arena, dando valore agli opposti: piccolo (il market) in opposizione al grande (l’Arena), trasparente in opposizione all’opaco, elementi leggeri intelaiati e vincolati alla struttura portante in opposizione a struttura a cavi e membrane, uso di pellicole in opposizione all’uso di un tessuto caratterizzato da trama e ordito.

Questa piccola architettura è in opposizione anche al contesto dove a dominare sono forme geometriche nette caratterizzate da pelli opache riflettenti. La posizione del mercato è strategica perché prossimo all’ingresso pedonale principale alla Penisola di Greenwich ed è un punto di riferimento per visitatori e residenti. In questa architettura a dominare sono l’ossatura metallica e il colore che viene impiegato, oltre che per gli elementi di arredo e finiture, anche per gli elementi strutturali. La struttura reticolare curvata (la campata è costituita da una sequenza di archi diversi per dimensione), impiegata per lasciare libera la pianta da vincoli strutturali che sono unicamente al bordo, ha tutti gli elementi lineari colorati di azzurro tenue mentre tutti gli elementi che definiscono la forma e la curvatura della volta, sono giallo brillante così come giallo brillante sono anche gli elementi di arredo al piano superiore e i pavimenti. Lo spazio interno è dominato da un grande volume a forma libera (una sorta di scatola nella scatola) che si sviluppa per tutta la lunghezza del tunnel trasparente e che accoglie al piano terra, su una superficie di 485 mq, una sequenza di chioschi (bar/ristoro), le scale per raggiungere il piano copertura, un percorso di attraversamento che congiunge i due corridoi perimetrali più o meno centrale e i locali di servizio mentre, al piano superiore (copertura), è presente uno spazio (175 mq) flessibile nell’uso (studio/lavoro/pranzo). L’ossatura di questo volume, che è il core dell’edificio e del district è, a sua volta, metallica (acciaio). Le finiture dei pannelli di tamponamento (realizzati in compensato marino) del piano inferiore sono in lamiera in alluminio ondulato, bianca e riflettente. Alcuni pannelli sono retroilluminati e diventano superfici luminose nelle ore notturne; alcune superfici del piano terra, a enfatizzare il concetto di leggerezza e smaterializzazione, sono trattate a specchio. Intorno al core al piano terra, il corridoio perimetrale. Gli accessi sono posizionati agli estremi del lungo cilindro e lateralmente. Il posizionamento asimmetrico delle aperture sulle parti laterali è connesso alla “tessitura” urbana del contesto. Questi accessi laterali sono di particolare interesse perché non vedono la presenza di porte tradizionali con rotazione su asse verticale, ma di aperture a rotazione su asse orizzontale (tre in tutto). La struttura portante (primo arco di vincolo a terra) sostiene, dove non presenti i varchi di ingresso, i piani di appoggio per la consumazione. Al piano superiore si accede attraverso due corpi scala. Qui si ha la sensazione di essere su una grande terrazza all’aperto: nulla ostruisce la veduta della volta celeste se non gli edifici limitrofi perché la pellicola trasparente e l’esilità della struttura portante si smaterializzano in termini percettivi rispetto al contesto circostante. La presenza di grandi chiome verdi (gli alberi hanno la loro messa a dimora in vasche ribassate rispetto al piano copertura) che fungono anche da sistema di controllo solare, amplificano la sensazione di permanere all’aperto. Il gioco degli intrecci e l’uso del tessuto ritornano anche nella parte superiore delle balaustre che vede la presenza di corde.

Per controllare il surriscaldamento degli ambienti al piano superiore durante il periodo estivo, alcuni moduli, in corrispondenza del colmo, si possono aprire. Nel periodo invernale, invece, la pelle in pellicola ETFE, facilita lo sfruttamento degli apporti solari gratuiti (effetto serra). L’ETFE, nella parte corrispondente al basamento, è stato sostituito con pannelli rigidi in policarbonato per questioni di sicurezza. Di particolare interesse per la sua semplicità ma efficacia il sistema di controllo della tenuta all’acqua delle parti apribili e il sistema di deflusso delle acque meteoriche per evitare il dilavamento in facciata e il relativo sporcamento (è bene ricordare che le superfici trasparenti, se non adeguatamente pensate, portano a un aumento della frequenza delle attività manutentive). Il sistema impiantistico è semplice e minimale. Qualche ventilatore, corpi illuminanti sul colmo e lungo le pareti del piano terra e, al piano superiore un filare di luci a richiamare i sistemi di illuminazione da spazio aperto. Il Design District Canteen di SelgasCano è un manufatto semplice? Si, sicuramente. Ma è questa la sua forza. Qui si può osservare la sensibilità e la volontà del progettista da una parte di rompere gli schemi e dall’altra di controllare il dettaglio costruttivo e generare un manufatto sostenibile. Pochi i requisiti connotanti il funzionamento dell’involucro: tenuta acqua e permeabilità all’aria, controllo del deflusso delle acque, resistenza agli urti, controllo dell’abbagliamento, controllo del surriscaldamento. Pochi gli elementi in gioco, pochi i materiali e l’impiego di tecnologie consolidate. Tutto assemblato a secco e quindi facilmente disassemblabile (e questo ci riporta subito ai principi di economia circolare immaginando anche il recupero e/o il riciclo dei materiali), a costo contenuto, a basso impatto ambientale e accessibile. Ecco qui il potere del pensiero creativo e del “design” democratico.

LA PELLE ESTERNA
Il Design District Canteen si distingue per la sua straordinaria trasparenza, un elemento chiave che conferisce leggerezza e luminosità all’intero organismo edilizio. L’uso di una pelle trasparente è motivato: proteggere una piazza, costruire un volume, senza generare separazioni visive tra ambiente interno ed esterno. Non solo trasparenza, ma anche leggerezza; e la ricerca della leggerezza è evidente già dai primi modelli ispirati al concetto di Air Bubble Architecture. SelgasCano associa la trasparenza e la leggerezza al concetto di sostenibilità ambientale ed economica; la sua architettura è concepita per costare poco, ridurre le emissioni associate al trasporto, all’installazione e al successivo smantellamento del market al termine di vita utile. La trasparenza non è demandata al vetro ma è ottenuta impiegando pannelli rigidi curvati in PMMA al basamento (primo fila di archi) e pannelli in ETFE tensionati al bordo nella volta soprastante al basamento; questi pannelli, che hanno una estensione lineare corrispondente al passo delle campate strutturali (elementi reticolari ad arco), hanno un secondo sistema di irrigidimento (cavi tensionati) per contrastare le deformazioni della superficie (la pellicola è soggetta a piccole deformazioni sotto effetto della temperatura). Le superfici in ETFE sono vincolate al perimetro mediante profili scatolari in alluminio fissati, a loro volta, alla struttura portante in acciaio costituita da elementi reticolari a sezione chiusa. Di sezione più complessa i montanti (con passo ridotto rispetto al passo strutturale) e i correnti (con passo identico al punto di vincolo dell’arco di basamento) ai quali si vincolano i pannelli in policarbonato aventi spessore di 10 mm. Questi vengono tenuti in posizione mediante pressori puntuali in alluminio (in evidenza in facciata per il colore giallo). In corrispondenza dei pannelli apribili (bilico orizzontale), per consentire l’apertura e garantire la tenuta all’acqua viene fissato ai correnti un elemento in PVC. Per mantenere in posizione e tesata la membrana in PVC che ha uno spessore di 3 mm, viene usato un profilo tubolare in polietilene che corre tra le campate. Il Design District Canteen non è solo un luogo funzionale, ma una architettura che restituisce una visione del progettista rispetto all’obiettivo di sostenibilità dell’ambiente costruito. La trasparenza e la leggerezza qui diventano un simbolo di trasformazione.

IL CONTROLLO DELL’ACQUA
L’acqua, meglio l’infiltrazione d’acqua e il controllo del deflusso dell’acqua meteorica, sono le sfide principali nella progettazione dell’involucro e delle coperture. La richiesta di tenuta all’acqua viene garantita, per le chiusure trasparenti, da un sistema di guarnizioni, mentre la necessità di controllare il deflusso dell’acqua di superficie per evitare il dilavamento incontrollato soprattutto in corrispondenza delle entrate, viene garantita da sistemi di drenaggio. Due principi semplici ed essenziali che però richiedono tanta cura del dettaglio soprattutto quando ci deve essere tutto e non si deve vedere (o percepire come tale). A questo si aggiungono poi la complessità formale, una struttura portante solo a perimetro, la ricerca di trasparenza assoluta e la volontà di rompere lo stereotipo degli ingressi tradizionali per garantire la massima permeabilità della pelle. Ed è qui che SelgasCano manifesta tutta la sua creatività e capacità. Per la raccolta dell’acqua e il suo drenaggio sfrutta e rende interdipendenti la forma del padiglione e la struttura portante in acciaio. La volta del padiglione è divisa in settori e ogni settore è caratterizzata da un arco avente lunghezza e curvatura (regolare) differenti. In corrispondenza della sommità della volta, nei punti di vincolo tra l’arco piccolo e i due archi grandi, sono collocate le due canaline principali in acciaio di raccolta dell’acqua che corrono longitudinalmente lungo tutto il manufatto. Queste canaline si mimetizzano con la struttura portante (della quale mantiene il colore); dall’interno sembrano elementi disegnati per sottolineare la curvatura in pianta dell’edificio. All’esterno la canalina viene rafforzata come elemento architettonico e non solo funzionale, enfatizzandone la forma delle estremità. Il sistema di tenuta in corrispondenza delle ampie aperture laterali a bilico orizzontale (che fungono anche da protezione degli ingressi) è garantito da una membrana flessibile in PVC capace di resistere alle azioni di piegatura generate dall’apertura del pannello. Lungo la prima curvatura del basamento (arco con pannelli in PMMA), rimane a vista il sistema di tenuta (guarnizioni). Il fissaggio puntuale delle lastre in policarbonato rende facili le operazioni di smontaggio in caso di manutenzione. L’acqua meteorica che arriva a terra viene raccolta, grazie alla pendenza del piano di campagna, da un sistema di canaline reso visibile dalla presenza di griglie al perimetro dell’edificio.

Scheda progetto
Architectural design: SelgasCano
Client: Knight Dragon Developments Ltd
Program: food market
Construction period: 2017-2019
Building area (footprint area): 495 mq
Total floor area: 660 mq
Ground level: 485 mq
First level: 175 mq
Location: Design District. Greenwich Peninsula, London, United Kingdom
Project team: Víctor Jiménez, Paolo Tringali, Juan José Muñoz, Catalina Vázquez, Sara Ouass, Inés Olavarrieta
Model maker: Gilberto Ruiz Lopes
Structural engineer: Momentum, Whitby Woods
Facades: Albany Façade Engineering, Vector Foiltec
Mechanical engineer: Skelly & Couch
Interior designer: SelgasCano
Landscape architect: Schulze+Grassov + SelgasCano
General contractor: Ardmore
Photos: Iwan Baan
 

Arketipo 171, Textile, gennaio febbraio 2024