Il lavoro di Brenac-Gonzalez sull’interporto Macdonald è una parte di un progetto che ha visto la collaborazione di 15 architetti, il masterplan di Oma e la partecipazione della municipalità di Parigi, in un intervento che recupera una megastruttura brutalista. La complessa genesi di questo progetto e le sue premesse lasciano molti spunti di riflessione sul tema della soprelevazione. Sopraelevare significa costruire al di sopra di un oggetto/edificio esistente; ampliando il senso di questa definizione, si può pensare alla soprelevazione come una sovrapposizione di elementi, o addirittura di idee. Guardando l’interporto Macdonald in questa accezione, emergono molteplici aspetti della sovrapposizione. La megastruttura fu costruita negli anni ’60 nella periferia nord di Parigi, in prossimità della ferrovia, come magazzino per l’interscambio delle merci. Lungo 617 m e alto 16, l’edificio era composto da una selva di colonne, sormontate da un unico piano, alto 6 m e connotato da una striscia continua di grate di cemento. Dall’archeologia alle più spinte visioni della fantascienza, le città si stratificano, costruendo nuovi edifici su altri preesistenti, sfruttandone la struttura, a volte le caratteristiche architettoniche, riadattandoli alle nuove esigenze del vivere. La volontà di recuperare un edificio così imponente sul territorio, preservandone alcune caratteristiche e introducendo nuove funzioni, si può leggere come una crescita programmata della città, per stratificazione: l’edificio dismesso viene aggredito e contaminato per essere “riabitato”, dando nuovo impulso vitale al contesto. Il masterplan, dunque, si basa sulla stratificazione: il piano terra, da luogo di interscambio, diventa luogo di interrelazione sociale; ai piani superiori le funzioni residenziali usano la copertura dell’edificio esistente come base per una nuova promenade verde, come se il suolo cominciasse a +16 m, al di sopra di uno strato più “antico” della città.

Brenac-Gonzalez, nel lotto S2, interpretano il tema della soprelevazione usando la preesistenza come l’elemento che permetta di superare le regole urbane della porzione di città circostante, per offrire una qualità dell’abitare migliore alle nuove residenze sociali. Oltre a rispondere alle indicazioni del masterplan per i lotti sud - blocchi residenziali separati, soprelevazione di massimo 8 piani, possibilità di compenetrare e scavare la piastra esistente, mantenendone la memoria in prospetto - il progetto suddivide la costruzione in più livelli, attribuendo a ciascuno un valore diverso, ricercando attraverso la texture e la volumetria, maggiori gradi di libertà nel rapporto con il contesto e migliore qualità di vita per gli utenti. “L’idea di progetto parte da due blocchi tradizionali, compatti, che torcendosi e fondendosi tra loro, si oppongono alla rigidità dei tipici edifici residenziali”. Grazie alla soprelevazione dal terreno, i volumi possono quindi essere lavorati e scavati con maggiore libertà, contribuendo a migliorare la vista e l’apporto solare di ogni singolo appartamento oltre a creare cortili aperti e terrazzi. Il primo livello della nuova costruzione occupa due piani; incorniciato da un grande telaio metallico, sul lato sud, per ricordare il prospetto del magazzino, è rivestito in pannelli in brocemento. Questo primo “strato” è il basamento, solido e compatto, per i piani superiori; ancora vincolato alla memoria dell’edificio esistente, si relaziona con i nuovi giardini, in parte pubblici (a nord) e in parte privati (a sud), che hanno preso il posto del piano dei magazzini Calberson, diventando il terreno su cui sorge il “nuovo quartiere”.

Il secondo strato, che va dal 3° al 5° piano, è ancora compatto e aggetta, in parte, sul fronte sud. La sua massa, che costituisce il vero corpo degli edifici è alleggerita da un rivestimento in lastre di alluminio, traforate, in pannelli sia fissi che mobili. I volumi sono connotati da un aspetto cangiante e mutevole, che a tratti rivela forature e scavi, che costituiscono i balconi continui, affacciati a sud sulla città di Parigi. I due corpi degli edifici sono collegati tra loro, rendendo la sagoma articolata. Il terzo strato, rivestito in parte dagli stessi pannelli, è il coronamento degli edifici gemelli; si alleggerisce ulteriormente, assottigliandosi nella massa, perdendo il rivestimento nei lati est e ovest, e arricchendosi di grandi terrazzi sospesi. In questi ultimi piani della residenza si trovano gli appartamenti in duplex. In questo progetto, temi ben noti come la soprelevazione e lo schema “tradizionale” dell’edificio residenziale (basamento-corpo-coronamento), si ricombinano insieme e contribuiscono a una buona qualità dell’abitare, in questo nuovo, particolare, brano della città.

APERTO E CHIUSO: UNA PELLE IN PANNELLI DI ALLUMINIO TRAFORATO CON MOLTE FUNZIONI
I pannelli in alluminio traforato che rivestono i corpi dell’edificio hanno diverse funzioni e la tecnologia con la quale sono assemblati si modifica a seconda dell’accezione d’uso. Il pannello base, fisso, è il rivestimento di finitura dell’edificio; in questo caso il pannello, ancorato direttamente alla parte strutturale dell’edificio (in cemento armato) con elementi puntuali e montanti verticali, protegge e nasconde lo strato di isolamento termico sottostante. Nella versione apribile, la dimensione in altezza del pannello cambia a seconda del piano dell’edificio; quando ha funzione di schermatura delle finestre copre l’altezza dell’intero piano, mentre copre tutta la doppia altezza al livello dei duplex. In questo caso l’elemento traforato è montato su un telaio metallico, fissato a guide orizzontali superiore e inferiore, per lo scorrimento; i pannelli sono sempre accoppiati a due a due, incernierati, in modo che si aprano a libro, uscendo a sbalzo dal lo della facciata, dandole un aspetto frammentato. Lungo il lato sud i pannelli proteggono dal sole i balconi privati, continui, che si affacciano sulla città. Quando sono chiusi lasciano filtrare la luce in modo piacevole, mentre in posizione aperta offrono una bella vista sulla città, pur restando visibili, come elementi- filtro. Il disegno della traforatura, che ha richiesto un lungo studio e molti modelli di prova in diversi materiali è, per volontà dei progettisti, mutuato dall’Art Nouveau. Sicuramente questa trama, così ne da non percepirne il disegno da lontano, conferisce all’edificio una certa raffinatezza, che contrasta l’immagine forse un po’ “dura” data dall’alluminio, rendendo particolare la vista dall’interno. Sia per il disegno sia per la mobilità discrezionale, oltre che per il materiale in cui sono fatti, i pannelli sono il tratto distintivo di questa architettura di Brenac & Gonzalez.

TERRAZZI SOSPESI: STANZE CHE GALLEGGIANO NEL VUOTO
Le terrazze delle unità duplex, al penultimo piano dell’edificio di Brenac & Gonzalez, sono concepite come vere e proprie scatole di cristallo sospese nel vuoto. Se si considera che il piano di calpestio del giardino comune ai diversi lotti si trova alla quota di +16 m, il penultimo piano di questo edificio si trova a un’altezza notevole, e gode di una splendida vista sulla città. I progettisti colgono l’opportunità, lo conduttore del progetto, di elevare la qualità abitativa degli utenti costruendo una stanza a cielo aperto, che sembra galleggiare nel vuoto. Il sistema costruttivo è misurato e in linea con l’idea di semplicità che contraddistingue tutto il progetto. Due placche di ancoraggio, Fissate alla struttura di cemento e invisibili perché coperte dal pannello isolante, fissano delle staffe in acciaio che, passando al di sotto della soletta di cemento armato del terrazzo, la sorreggono. Sul piano del terrazzo è fissato un telaio in acciaio, tridimensionale, che sostiene il sistema di chiusura in vetro. Data la considerevole altezza, i tre lati verticali del terrazzo sono protetti da pannelli di vetro, a tutta altezza, per la protezione dal vento e per sicurezza. I pannelli sono anch’essi dotati di guide per lo scorrimento, per garantire anche in questo caso, la possibilità di aprire e chiudere. Una grande finestra è il quarto lato verticale; le sue proporzioni, identiche ai lati vetrati della scatola, fanno percepire il terrazzo come un’altra, privilegiata, stanza della casa.

Scheda progetto
Localizzazione: Paris, France
Committente: Icade - SNC Paris MacDonald
Inizio lavori: 2012
Data di completamento: 2016
Destinazione d'uso: Residenze e commercio
Superficie totale: 8.000 m2
Progetto originale: Calberson Warehouse
Progettista: Marcel Forest
Progettista masterplan: OMA, Rem Koolhaas – Floris Alkemade
Paesaggista: Michel Desvigne
Progetti residenze: F. Alkemade, X. De Geyter, C. de Portzamparc, N. Michelin, Gigon&Guyer, R. Hondelatte, M. Laport, Brenac-Gonzalez, J. de Smedt, M. Haag
Progetti residenze studenti- ostelli: AUC, S. Maupin
Uffici: F. Leclercq, O. Decq
Commercio, parcheggi: F. Alkemade, X. De Geyter
Edificio pubblico Còllege Suzanne Lacore: K. Kuma
Area di progetto/Project area
Superficie lorda costruita: 165.000 mq
Abitanti residenti: 3.500
Progetto architettonico: Atelier d’Architecture Brenac & Gonzalez & Associés
Project Leader: Emmanuel Person, Stefan Tuchila
Coordination per MacDonald Calberson Warehouses: FAA-XDGA Architectes
Progetto strutturale: Arcoba / DVVD / Acouphen
Photos: Stefan Tuchila

Arketipo 126, gennaio/febbraio 2019, Sopraelevazioni