Il progetto Havre 77 prende il nome dalla via e dal numero civico su cui sorge una villa del XIX secolo nel centro cittadino di Città del Messico. L’edificio monofamiliare venne seriamente danneggiato dai terremoti del 1957 e del 1985, risultando di fatto completamente abbandonato. Nell’ottica dell’architetto Francisco Pardo, il progetto si configurava come “un intervento, non un semplice restauro”. Lo scopo era infatti quello di cambiare il DNA dell’edificio convertendolo in un complesso multifunzionale in grado di ospitare anche spazi di co-working e due ristoranti, rivitalizzando un “tempo” assopito nel cuore della città.
La villa monofamiliare era costituita da una struttura in pietra, con elementi tipici dell’architettura coloniale recuperati e reintegrati all’interno del progetto generale. Per aumentare la superficie complessiva, che ora ammonta a 1.500 metri quadri, sono state create, in un quadro sinergico, delle appendici in parte in cemento ed in parte in carpenteria metallica. Le strutture in acciaio in particolare hanno permesso di creare una sopraelevazione ed un secondo corpo di fabbrica che non gravassero sulla preesistenza e consentissero quindi adeguati standard di sicurezza antisismica in una città teatro di eventi devastanti. I nuovi corpi di fabbrica si sviluppano dalla preesistenza come due braccia: la sopraelevazione si eleva di un piano al di sopra dell’edificio originario ed è distinguibile dal calle Havre con un voluto contrasto antico-moderno. L’altro braccio è invece appeso alla preesistenza con una struttura in tubolari d’acciaio, vetrate a tutta altezza e solai cementizi.
Nell’edificio esistente oltre a realizzare una muratura di rinforzo fino alle fondazioni sono stati inseriti elementi in carpenteria metallica per il consolidamento strutturale e sismico. Nell’ottica di riorganizzazione degli spazi alcuni locali hanno visto la creazione di soppalchi in acciaio. Tutte le strutture metalliche della preesistenza sono verniciate di grigio chiaro segnando una demarcazione con il bianco delle murature e il rosso dei solai in mattoni. La sopraelevazione si appoggia su un reticolo di travi in acciaio cui fanno da contraltare murature in cemento, con colori che riprendono quelli della preesistenza. Molto particolare l’appendice dedicata a spazi di co-working che si basa su colonne tubolari in acciaio a sezione circolare, travi ad “I” su cui s’innestano direttamente i serramenti (vetrate e porte a tutt’altezza).
In totale sono circa 33 le tonnellate di carpenteria metallica impiegata che, nel dettaglio, ha visto l’utilizzo di sezioni americane di tipo IR 14X145, IR 14X90 e OR 8X6X1/4 per gli elementi verticali, più travi IR 18X35, IR 10X12, IR 10X19 e IR 18X60 per le strutture orizzontali. Profili di tipo C 6x12 costituiscono infine i controventi.
Nel complesso il progetto si inserisce in un quadro sinergico con le architetture circostanti, quali altre abitazioni ristrutturate o riconvertite ed un nuovo supermercato, che rivitalizzano un tratto un tempo assopito nel cuore di Città del Messico.
(Courtesy of Fondazione Promozione Acciaio)
Credits Havre 77
Committente: Privato
Progetto: Francisco Pardo Arquitecto, Amezcua
Team di progetto: Julio Amezcua, Karen Burkart, Vicor Cruz, José Luis Fajardo, Alan Orozco, Francisco Pardo, Aaron Rivera, Vania Torres, Tiberio Wallentin
Imprese: ReUrbano, Rodrigo Rivero Borrell, Wheatley + Alberto Kritzler Ring
Fotografie: Diana Arnau