La campagna di Jaén, caratterizzata da un paesaggio collinare basso e sinuoso, crea un anfiteatro naturale attraversato dal fiume Guadalquivir e dai suoi affluenti. Questa zona, uno dei più significativi esempi di paesaggio andaluso, incornicia l’area di progetto, di fronte al Parco Naturale della Sierra de Cazorla, e diventa ispirazione e, al contempo, materia prima per la costruzione dell’Ospedale di Cazorla.
Le infrastrutture mediche hanno spesso un impatto molto forte sull’intorno, sia a causa della grandezza e della complessità dei programmi che devono ospitare, sia per la forte valenza tecnologica propria della funzione stessa. Lo studio spagnolo Eddea va controcorrente. Traendo ispirazione dal contesto della riserva naturale, con la sua orografia dolcemente collinare, i progettisti si propongono come primo obiettivo il raggiungimento di uno stretto rapporto con l’intorno dell’edificio, degli operatori e dei pazienti, convinti che la relazione con la natura debba essere il primo requisito delle terapie di cura.
Situato in un’area di 30.000 mq caratterizzata da una topografia variabile e dovendo soddisfare un ampio programma funzionale per una superficie complessiva di circa 10.000 mq, Eddea accoglie il suggerimento arrivato dal genius loci progettando un complesso unitario che si integra al contempo alla scala del contesto.

Il centro ospedaliero non è solo una costruzione lineare e compatta, ma anche un’articolata struttura con più fronti che si aprono al paesaggio, fondendosi con l’ambiente in modo naturale, senza alcun obiettivo di essere identificato a distanza. Il concept di progetto si sviluppa dunque attraverso l’individuazione delle funzioni principali previste dal programma e la loro dislocazione sul terreno quasi fossero blocchi indipendenti, connessi da un ricco sistema distributivo e alternati da ampie aree verdi. A una spina lineare continua su tre livelli che ospita le stanze di degenza sopra, il pronto soccorso e la radiologia a livello del suolo e un livello di servizio seminterrato, verso la collina, si affiancano i blocchi della riabilitazione, i laboratori e gli studi per le consulenze, l’amministrazione e un bar che individuano ognuno corti di diversa dimensione trattate a verde. Connessione principale fra i differenti volumi, un percorso che corre parallelo alla spina lineare e che funge anche da hall definito da patii dalla forma sinuosa interamente vetrati e coltivati a verde che permettono l’ingresso della natura e della luce naturale anche nelle aree centrali della struttura. Si affiancano al percorso luoghi di sosta e aree ristoro per pazienti e addetti. In sezione, la struttura si adatta all’insenatura naturale in cui è costruita definendo tre livelli: il principale è quello intermedio, con la hall e tre dei quattro accessi carrabili verso la città; quello superiore e quello inferiore interessano esclusivamente la spina verso la collina con la dislocazione delle stanze di degenza per il ricovero dei pazienti sopra e le aree destinate al personale, i magazzini e i depositi (con accesso diretto carrabile dalla collina) sotto.

Gli spazi esterni sono piantumati con le essenze proprie della riserva naturale e, quando avranno raggiunto un livello di crescita adeguato, concorreranno alla fusione dell’edificio con il paesaggio. Dall’esterno la costruzione non rinuncia però alla sua immagine unitaria: la copertura piana rivestita da ghiaia di origine locale copre tutti i volumi senza soluzione di continuità, punteggiata solo da lucernari a cupola e dai fori che danno luce al percorso centrale. Unico materiale di rivestimento esterno è un laterizio di origine locale dal forte colore della terra utilizzato come tamponamento delle facciate ventilate e posato come frangisole in orizzontale nel piano inferiore. Dopo una prima idea, i progettisti hanno infatti rinunciato all’uso del colore bianco predominante in città per i rivestimenti, privilegiando il rapporto con l’ambiente non costruito e la fusione con esso per dissimulare l’imponente massa della costruzione. Il mattone locale e la ghiaia di origine vulcanica in copertura si amalgamano infatti nel richiamare i colori della campagna e del Parco Naturale della Sierra de Cazorla. Il disegno astratto delle facciate scandite da ampie vetrate e ritmato da evidenti giunti di costruzione assolvono all’aspetto rappresentativo che la funzione propone. All’interno dell’edificio invece, la neutralità delle finiture, degli arredi e delle strutture ospedaliere rigorosamente bianchi convivono con la pavimentazione in pietra e con la trasparenza di finestre e lucernari che introiettano la natura esterna. Una struttura ospedaliera che si fonde con il paesaggio circostante. Adagiato sul terreno sfruttando un’insenatura naturale e costruito con i materiali e i colori delle colline intorno, il centro si apre alla campagna grazie a corti verdi, ampie vetrate e a patii protetti che articolano la distribuzione interna.

VOLUMI INTEGRATI NEL PAESAGGIO
Un complesso che si integra nel paesaggio grazie all’accurata progettazione dei volumi, dalle altezze contenute e che si diramano a formare corti protette, e all’attenta scelta di materiali e finiture. Ispirati dal contesto naturale della riserva del Parco Naturale della Sierra de Cazorla più che dal bianco candore delle costruzioni cittadine, i progettisti spagnoli dello studio Eddea integrano la costruzione enfatizzando l’insenatura naturale dell’area di progetto. Il programma così si sviluppa quasi integralmente in un piano intermedio, che corrisponde al livello del suolo verso la città, lasciando le funzioni relative alle lunghe degenze in una spina lineare superiore e gli spazi per il personale e di servizio in un piano seminterrato verso la collina. Muri di contenimento costruiti con gabbioni metallici e pietra locale rivestono la struttura di contenimento del terreno lungo la collina, individuano un suggestivo percorso e danno luce anche al piano più basso.
La tecnologia costruttiva è semplice: a una struttura portante in travi e pilastri di cemento armato con tramezzi di tamponamento in laterizio forato in cui mattoni locali dalla forte connotazione materica fanno da finitura esterna in un sistema di facciata ventilata. Armati infatti ogni sette corsi circa (0,5 m circa) a una distanza compresa fra 80 cm e 1,5 m, i mattoni rivestono tutti i prospetti, ritmati da giunti costruttivi verticali volutamente in evidenza e da grandi specchiature vetrate, il cui serramento di alluminio incassato nella parete e l’imbotte di una sottile lamiera di acciaio galvanizzato “spariscono” nel disegno della muratura lasciando spazio solo alla trasparenza.

Scheda progetto
Località: Carretera A-319 Cazorla-Peal de Becerro, Cazorla, Jaén, Spain
Promoters: Junta de Andalucía Servicio Andaluz de Salud
Architetti: Eddea Ignacio Laguillo and Luis Ybarra (projects and supervision works site), Harald Schönegger. (competition and projects); Eladio Suarez and Roberto Alés (quantity surveyor)
Collaboratori: Miguel Sibón, Enrique Cabrera, Ignacio Olivares, Blanca Farrerons, Javier Salvador, Jaime Fernández, Alejandro de la Torre, Jaime García, Jesús Martínez, José María Sánchez, Carlos Serrano
Contractor: Dragados Spain
Competition period: 2007
Anno: 2009 - 2018
Area: 9,610 mq
Costo: 17,810,000 euros
Photos: Fernando Alda

Arketipo 137, Curare, aprile 2020