Un’opera che unisce la conservazione di una struttura storica con l’ideazione di una nuova architettura: si tratta della nuova sede della Fondazione Prada di Milano, che aprirà al pubblico il 9 maggio. Il progetto, sviluppato dallo studio OMA diretto da Rem Koolhaas, si fonda su una configurazione architettonica in grado di combinare sette edifici preesistenti a tre nuove costruzioni: il Podium, il Cinema e la Torre, in via di completamento.
La nuova sede permanente, situata in Largo Isarco (Sud Milano) ed estesa su una superficie totale di 19.000 metri quadri, è stata realizzata grazie alla trasformazione di una distilleria di inizio Novecento e sarà un nuovo spazio milanese dedicato a mostre d’arte contemporanea, ma anche a progetti diversi in ambito architettonico, cinematografico e filosofico. La Fondazione Prada si avvale di una struttura aperta, la cui programmazione è il risultato di un confronto tra i dipartimenti curatoriali della Fondazione, coordinati da Astrid Welter, Mario Mainetti e Alessia Salerno, il Thought Council, un gruppo la cui composizione varierà nel tempo, nato con Shumon Basar, Nicholas Cullinan e Cédric Libert, a cui si aggiungeranno a maggio Elvira Dyangani Ose e Dieter Roelstraete, i Presidenti Miuccia Prada e Patrizio Bertelli e il Soprintendente artistico e scientifico Germano Celant.

Negli spazi di Milano sono presentati tre diversi progetti espositivi che utilizzano la Collezione Prada come strumento d'indagine e ricerca: le mostre “An Introduction”, “In Part” e “Trittico”.
La galleria Sud e una parte del Deposito ospitano "An lntroduction" (9 maggio 2015 - 10 gennaio 2016), un percorso espositivo di oltre 70 opere. In un intreccio tra studio e passione per l'arte, si esplorano curiosità, impulsi e aspirazioni che hanno contribuito a dare forma alla collezione fino a portare all'apertura di una fondazione. Il percorso inizia nel territorio artistico degli anni ’60, dal New Dada alla Minimal art, con opere di Walter De Maria, Yves Klein, Piero Manzoni, Donald Judd e Barnett Newman, passando attraverso Pino Pascali ed Edward Kienholz. Al centro presenta uno studiolo della fine del XV secolo come simbolo della continuità della conoscenza e dell'approfondimento. Una quadreria include opere di diversi artisti come William N. Copley, Lucio Fontana, Mario Schifano, Gerhard Richter, Goshka Macuga. La conclusione del percorso con "veicoli d'artista ", realizzati tra gli altri da Elmgreen & Dragset, Carsten Holler & Rosemarie Trockel, Tobias Rehberger, Gianni Piacentino e Sarah Lucas, è un'immersione in una realtà dove la vita si intreccia al contributo degli artisti e delle loro opere verso un orizzonte più esteso rappresentato dalle attività della Fondazione.

Veduta della mostra “An Introduction” - Fondazione Prada, Milano. 2015 Foto: Attilio Maranzano. Courtesy Fondazione Prada
Veduta della mostra “An Introduction” - Fondazione Prada, Milano. 2015
Foto: Attilio Maranzano. Courtesy Fondazione Prada

Allestita nella galleria Nord, la mostra "In Part" (9 maggio-31 ottobre 2015), a cura di Nicholas Cullinan, si trova in una delle ex strutture industriali che compongono la nuova sede. Essa esplora l'idea del frammento corporeo nelle sculture di Lucio Fontana e Pino Pascali, nella rappresentazione delle rovine nel lavoro di John Baldessari, David Hockney e Francesco Vezzoli, nell'uso del primo piano fotografico, nella costruzione della figura, nei dipinti di William Copley e Domenico Gnoli, nei ritratti deformati di Llyn Foulkes, nelle silhouette incomplete di Yves Klein e infine nella sovrapposizione di figure nell'opera di Francis Picabia. Opere di Charles Atlas, Bruce Nauman, Robert Rauschenberg e Richard Serra, provenienti da musei internazionali e collezioni private, completano questa indagine focalizzata sulla tensione tra la parte e l'intero.

Infine, la mostra “Trittico” (9 maggio 2015 - 10 gennaio 2016), si trova negli spazi della Cisterna, un edificio preesistente composto da tre grandi ambienti sviluppati in altezza. Il progetto, a cura del Thought Council, prevede la presentazione a rotazione di tre opere della collezione accostate tra loro in un gioco di rimandi formali e affinità concettuali. Il primo trittico è costituito da Case Il (1968) di Eva Hesse, Lost  Love (2000) di Damien Hirst e 1 metro cubo di terra (1967) di Pino Pascali, tre lavori che sviluppano geometrie minimaliste associando alla forma del cubo oggetti ed elementi della natura.