Il colore bianco permette all'edificio di assumere le sfumature di colore riflesse dal contesto, continuamente mutevoli durante la giornata

Con la sua forma organica e gli innumerevoli balconi che, quasi a cercare il sole, si protendono in ogni direzione, L’Arbre Blanc propone un nuovo modello di torre residenziale, aperto alla città e adatto, in senso darwiniano, al contesto ambientale e culturale del Midi francese. Opera collettiva di Sou Fujimoto Architects e dei giovani francesi Nicolas Laisné, Dimitri Roussel e OXO architectes, l’edificio nasce dall’iniziativa della città di Montpellier per la costruzione di alcune “folies architecturales” che ne aumentassero l’attrattività all’interno di un processo di densificazione urbana, e segue di un paio d’anni la Folie Divine di Farshid Moussavi Architecture (Arketipo n. 119). Il progetto si è sviluppato a partire dall’interesse, comune a tutti i componenti del gruppo, per l’integrazione fra natura e architettura, e si iscrive nella consolidata ricerca di Sou Fujimoto sull’esplorazione del limite fra interno ed esterno e sull’uso dell’architettura come elemento di mediazione tra naturale e artificiale.

I balconi e le pergole che, come le foglie di un albero, si allungano verso il sole e l’aria, sono così una risposta alle condizioni climatiche particolarmente miti (Montpellier gode di 300 giorni di sole all’anno) e allo stile di vita locale, prevalentemente all’aperto. Ogni appartamento è quindi dotato di una terrazza esterna, che dai 7 m² delle unità più piccole arriva fino a 35 m², articolati su due livelli connessi da scale, nel caso dei duplex. Nonostante gli sbalzi importanti (fino a 7,5 m), la resistenza ai carichi dei balconi è tale che è possibile arredarli e utilizzarli come una vera e propria stanza aggiuntiva all’aperto. I balconi e le corrispondenti pergole, presenti nelle parti più esposte dell’edificio, hanno anche l’importante ruolo di ridurre l’esposizione delle facciate all’irraggiamento solare diretto, e di frangere i forti venti di Maestrale e Tramontana, tipici della zona.

L’architettura diventa quindi un vero e proprio dispositivo climatico, in grado di mediare la relazione fra esterno e interno proprio grazie ai balconi, che riducono il fabbisogno di raffrescamento e al tempo stesso consentono agli abitanti di entrare in contatto con la natura, nonché con i vicini. Con il suo aspetto immacolato, omaggio al colore della pietra locale, ma anche strategia passiva fondamentale per ridurre il guadagno termico in estate, L’Arbre Blanc rappresenta una rielaborazione contemporanea dell’architettura mediterranea e un modello per una “ecologia meridionale” della costruzione - e in questo senso non potrebbe essere più distante dall’adiacente distretto Antigone realizzato da Ricardo Bofill nell’ultimo quarto del Ventesimo secolo in un tronfio stile neoclassico.

La forma organica della pianta dell’edificio deriva dal contesto: vincolato a est da un’ampia rotatoria, alla quale si adatta con una concavità, L’Arbre Blanc si apre soprattutto a ovest, sfruttando le viste del centro storico, del fiume Lez e del paesaggio. Il volume della torre, alta 17 piani, è disposto sull’asse nord-sud così da non ostruire la vista agli edifici preesistenti e da lasciare alla base un ampio spazio aperto, connesso con i percorsi ciclopedonali lungo le rive del fiume. Alcune funzioni aperte al pubblico, poi, rendono l’edificio permeabile alla città: un ristorante e uno spazio espositivo collocati al piede, e un bar in sommità, sfumano ancora una volta il confine fra interno ed esterno e fra pubblico e privato. Questa stessa tensione verso la dissoluzione del limite si ritrova nell’articolazione delle piante dei 113 appartamenti, che a partire dal nucleo centrale con i sistemi di risalita, sul quale si innestano gli spazi umidi (bagni e cucine), progrediscono verso la facciata, rivestita in leggeri pannelli metallici, per poi aprirsi sui balconi e infine sul paesaggio circostante. I balconi de L’Arbre Blanc, unità tecniche discrete che nascono come reazione al clima e consentono di abitare anche all’aperto, tutti insieme definiscono la cifra di un’architettura plasmata organicamente dai dati del contesto e profondamente radicata nel suo sito. Si può quindi affermare che, a fronte della recente tendenza all’integrazione letterale fra natura e architettura, con piante e vegetazione innaturalmente collocate a quote elevate su facciate e tetti, L’Arbre Blanc rappresenti invece un modello di “natura artificiale”, che dalla natura prende rispettosamente a prestito le logiche di adattamento ambientale e le traduce in un’opera orgogliosamente contemporanea.

LA STRUTTURA
Il nucleo principale dell’edificio è composto in calcestruzzo armato a eccezione delle strutture aggettanti realizzate in acciaio. Per via della grande portata dei balconi il tradizionale metodo di incastro sui solai avrebbe implicato un notevole inspessimento della struttura in cemento, incrementando così i costi di costruzione. La soluzione per scongiurare tale ingrossamento è quella di redistribuire gli sforzi su due piani. Tale scelta permette di scomporre gli sforzi di momento in tensione e compressione applicandole ai solai, garantendo una maggiore stabilità dell’intero sistema grazie alla riduzione degli sforzi agenti sulla struttura. Ogni balcone è concepito con due montanti verticali sui lati per garantire il corretto comportamento strutturale e per facilitarne l’installazione in cantiere. Questa ripetitività offre al progettista massima libertà nella composizione architettonica della facciata in quanto i montanti sono inclusi nella spessa facciata leggera esterna. Al fine di avere una corretta distribuzioni degli sforzi nei montanti, l’aggancio al solaio superiore è una cerniera per scongiurare la presenza di momento, mentre sul solaio inferiore abbiamo solo un vincolo orizzontale. Il balcone risulta quindi appeso al piano superiore, svincolando l’intero sistema in acciaio da eventuali movimenti differenziali dei solai. Poiché l’edificio ha un unico nucleo di controventamento, le reazioni dei balconi sulla struttura in cemento armato hanno risultante nulla per non provocare un aumento di sforzi nel nucleo. Con portate di quasi 7 m e una larghezza di 5 m, i balconi avrebbero potuto presentare una deformazione eccessiva in punta. Per ridurre questo fenomeno, è stato introdotto un tirante su entrambi i lati per irrigidire il sistema. Le bielle sono collegate ai montanti laterali i quali sono sufficientemente rigidi per assicurare una buona distribuzione delle forze nella struttura in calcestruzzo armato.

 

Scheda progetto
Completion date: June 2019
Committente: Opalia, Promeo Patrimoine, Evolis Promotion and Crédit Agricole Immobilier Languedoc-Roussillon, GSA Réalisation (Delegated contractor)
Progettista: Sou Fujimoto Architects, Nicolas Laisné, Dimitri Roussel, OXO Architectes
Area: 10,225 mq
Budget: 20,5 million euros before tax
Project management: Marie-Laure Coste-Grange Engineering: André Verdier (Structure), ARGETEC (Fluids), Franck Boutté Consultants (Environmental), VPEAS (Cost management), Relief GE (Surveying, Roads and services), Les Eclaireurs (Lighting), SOCOTEC (Inspection), Efectis (Fire performance)
Landscape designer: Now Here Studio
Construction works management: CAP Conseil, icK
Subcontractors: Fondeville (Carcass), Languedoc Etanchéité, SPCM (Steel structure), CIPRES (Façades), ENGIE (Electricity), Midi-Thermique (HVAC)
Photos: Cyrille Weiner, SFA+NLA+OXO+DR

Residenze, Arketipo 132, 2019