MANIFESTA 7
fino al 2 novembre
Trentino-Alto Adige
   

Giunta alla sua settima edizione, la Biennale Europea di arte contemporanea
Manifesta arriva per la prima volta in Italia, ospitata non più in una sola
città, ma nell'ambito di un intero territorio regionale attraverso quattro
centri urbani dislocati lungo un percorso unitario di oltre centocinquanta
chilometri che collegano Nord e Sud europeo lungo l'asse del Brennero da
Fortezza, nei pressi di Bressanone, a Rovereto, passando da Bolzano e
Trento.
I progetti artistici di Manifesta 7 nelle quattro sedi espositive
coinvolgono, tra mostre e cicli di incontri, più di 230 artisti, architetti,
scrittori ed esperti provenienti da tutto il mondo, autori di dipinti, sculture,
video, installazioni e opere sonore che sono state in gran parte ideate e
realizzate per questa occasione. A questi si aggiunge un fittissimo calendario
di eventi collaterali sparsi su tutto il territorio regionale.
Manifesta è
una tra le più importanti rassegne internazionali d'arte contemporanea,
contraddistinta dal carattere itinerante in ambito europeo, e si svolge ogni due
anni in una città diversa. Manifesta e le attività ad essa collegate sono
un'iniziativa della International Foundation Manifesta di Amsterdam, che è
l'unica struttura permanente di questa biennale nomade.

A Rovereto Adam Budak sviluppa la sua mostra PRINCIPLE HOPE tra l'edificio
industriale novecentesco ex Peterlini, l'ottocentesca Manifattura Tabacchi e la
stazione ferroviaria, sede di manifeSTATION, curata da Office for Cognitive
Urbanism.
A Trento Anselm Franke/Hila Peleg curano l'esposizione L'ANIMA (o,
dei molti guai nel trasporto delle anime) presso il Palazzo delle Poste,
edificio razionalista degli anni Trenta.
A Bolzano Raqs Media Collective,
formato da Jeebesh Bagchi, Monica Narula & Shuddhabrata Sengupta, operano in
un altro edificio industriale di primo Novecento, l'ex Alumix, con la mostra THE
REST OF NOW. Nella stanza 124 dell'ex fabbrica, il pubblico avrà inoltre libero
accesso, per tutti i 111 giorni di mostra, al ciclo di incontri ed eventi Tabula
Rasa, curato da Denis Isaia in conversazione con i Raqs Media Collective.
Per
il progetto della quarta sede espositiva, il grande forte austriaco di Fortezza,
converge l'intero team curatoriale col progetto SCENARIOS che esplora la
dimensione immateriale.

SEDI ESPOSITIVE
Fortezza

L'ex forte asburgico di Fortezza è situato tra il passo del Brennero e
Bolzano su una delle vie di comunicazione più importanti d'Europa, una
cittadella fortificata, voluta dall'imperatore d'Austria Francesco I, con il
compito di sorvegliare l'asse viario tra le province meridionali e
settentrionali dell'impero asburgico. La costruzione del forte fu determinata da
scenari militari che non si realizzarono nel corso dei decenni seguenti. Anche
per questo la sua importanza andò riducendosi presto. I suoi cannoni non
spararono mai un colpo. La fortificazione e la sua storia costituiscono il
contesto artistico dell'esposizione di Manifesta 7.
Il progetto espositivo è
intitolato Scenarios e mira a trasformare lo straordinario sito di Fortezza in
uno spazio di scrittura con registrazioni voce, testi, luce e paesaggio per
alterare, secondo il team curatoriale, l'idea di come scenari immaginari formino
la nostra comprensione del passato e del futuro, dei fatti e delle possibilità.
Scenarios sarà una mostra "immateriale" che si propone di spostare il luogo
d'esposizione nell'immaginazione del pubblico che visiterà la fortezza
ascoltando. Scrittori provenienti da differenti parti del mondo hanno scritto
dei testi elaborati appositamente per questo contesto. Questi testi, che
rifletteranno il processo di produzione degli scenari e dell'immaginazione
stessa, sono così installati individualmente come registrazioni voce negli spazi
interiori ripetitivi della fortezza, in un ambiente architettonico
caratterizzato dall'assenza dei suoi utenti storici e degli scenari di cui essi
facevano parte.

Bolzano
Ex Alumix, Via Volta 11

"L'ambiente che raccoglie la mostra è una fabbrica di alluminio in disuso a
Bolzano: spazio di abbandono e residuo, l'edificio solleva molte domande sulla
vita dopo l'estrazione dal ciclo originario: cosa rimane quando non si trova più
nulla? Cosa può essere recuperato e ricordato? Come può il residuo diventare
motore di significato?"
Sono queste le domande che si sono posti i curatori
del gruppo Raqs Media Collective che commentare e spiegare la mostra aperta a
Bolzano. E così continuano: "Siamo interessati a riflettere su che cosa succede
quando le cose vengono valutate come elementi preziosi del mondo. Ciò prevede un
rallentamento del ritmo ed un aumento di attenzione verso i processi che
normalmente cercano di nascondere le tracce che si lasciano alle spalle. In un
certo senso è il tentativo di fare i conti con l'amnesia auto-appagante del
capitalismo e vedere cosa può essere salvato dall'oblio a cui normalmente sono
destinati i residui della modernità.
L'obiettivo di creare un network di
opere d'arte e processi per uno spazio industriale abbandonato ci sembra
l'opportunità perfetta per invitare gli artisti - e alcuni che non sono
propriamente artisti - ad allargare l'orizzonte di questa conversazione."

Trento
Palazzo delle Poste, Via S.S. Trinità 27

Questo progetto propone di esaminare l'Europa di oggi non come un'entità
geopolitica in espansione ma dal punto di vista della sua psiche o della sua
anima. Trento, la città storica del Concilio di Trento, fornisce lo sfondo
immediato al progetto in questa sezione di Manifesta 7, curata da Anselm Franke
e Hila Peleg.
Nelle loro parole si coglie il significato del titolo  -
The Soul - della loro rassegna: "come un'archeologia di rovesciamenti tra il
dentro e il fuori, l'io e l'altro, l'individuo e il collettivo, The Soul
(l'anima) segue la svolta verso l'interno dei confini espansionistici della
modernità europea e indica che la produzione, la mobilizzazione e la
rappresentazione del sé interiore costituiscono una frontiera finale, un ultimo
fuori. Qui l'anima non é capita o trattata come un fatto ma come un oggetto
culturale, un'allegoria per le relazioni sociali forgiate dalle idee e dalle
tecniche del potere. Come nella "scoperta" di un continente, queste tecniche
hanno prodotto e inventato un'entità che di certo rilevano oggettivamente.
Eppure questa entità, la psiche - anche se solo intesa come la differenza tra il
materiale e l'immateriale, il corpo e la mente, l'oggetto e il soggetto - non é
mai stata interamente contenuta dalla scienza positivista. Le sue proprietà
(l'emozione, la memoria, l'immaginazione, la fantasia, l'auto-coscienza) sono
perseguitate dall' altro, un campo minato di dislocazioni. Fu proprio a Trento
che si articolò la dottrina cattolica della relazione tra l'anima e la
rappresentazione, circa cinquecento anni fa. Fu pure qui che le regole della
confessione cristiana vennero ampliate per includere i fatti e i pensieri
puramente proiettivi ed immaginari, effettuando in tal modo un passo importante
nella costruzione del sé moderno: il controllo e l'auto-vigilanza
dell'interiorità. La storia si svolge nel corso della mostra come una serie di
musei in miniatura che abbozzano dei racconti incompleti, o alternativi,
racconti possibili della psiche e dell'anima. Gli studi esibiti indagano
l'incarnazione del potere e le sue dimensioni effettive e cognitive,
sperimentano la tradizione museale e portano a galla i paradossi della
"normalità europea", la relazione tra l'anima e l'immagine, la pedagogia non
fonetica, le strutture dei sentimenti, la logica dei desideri, i test della
personalità psicologica e la storia dell'antipsichiatria."
A lato di questo
susseguirsi di musei speculativi, The Soul raccoglie delle nuove, speciali opere
di oltre trenta artisti che lavorano in Europa ed altrove. Alcuni contributi si
riconnettono con il sito dell'esibizione e con il contesto storico, politico e
regionale. Altri prendono la forma di ricerche storiche "profonde"
confrontandosi con i contenuti mitici della storia europea, con le tecnologie
del potere e il potere delle tecnologie culturali. L'intera mostra si basa sulla
ricerca di una lingua capace di identificare ed articolare nuove forme di
esclusione e la possibilità di capovolgere le forme del controllo sociale.

Rovereto
Ex Peterlini, Via Savioli 20
Manifattura
tabacchi, P.zza Manifattura 1

Il progetto espositivo sviluppato dall'equipe curatoriale di Adam Budak per
Manifesta 7 (Nina Möntmann, Tobi Maier, Krist Gruijthuijsen, Office for
Cognitive Urbanism - Christian Teckert e Andreas Spiegl), si focalizza sulla
mappatura e sull'analisi dell'ecologia - sia culturale che politica - dello
spazio e del suo carattere pubblico. In quanto tale, mira all'elaborazione di
strategie (espositive) provvisorie e allo sviluppo di strumenti di (discussione)
critica che conducano verso UN ALTRO (manifesto cortese per lo) spazio
pubblico.
Basandosi sulla nozione di "regionalismo critico", introdotta dal
teorico dell'architettura Kenneth Frampton, si propone qui una riflessione sui
concetti di centro-periferia grazie anche al fatto che la regione Trentino Alto
Adige (come ospite di Manifesta 7), ed in particolare Rovereto (come la più
piccola città nella storia di Manifesta sino ad ora) con le sue location
post-industrali, diventano casi di studio nel processo di ridefinizione del
vernacolare in un ambiente sociale e culturale dove le suddivisioni tra pubblico
e privato sembrano essere sempre più sfumate, in precaria oscillazione tra il
concetto autonomo, e non ancora costituito, di post-politico, ed una
micro-struttura di costruzione di un'identità comune che, emancipandosi, va
oltre lo Stato. Inoltre, la mostra considera l'etnologia dello spazio come
riferimento metodologico per analizzare il locale "minore", concreto, piccolo,
apparentemente insignificante e marginale, in un paesaggio dissestato dai
ritardi della ristrutturazione e della trasformazione post-industriale.
E
ancora uno dei capitoli principali dell'intero progetto si focalizza sulle
convergenze e contraddizioni del "post-politico" all'interno dello spazio
pubblico, e sulla sua struttura comunitaria e sedicentemente democratica. Scrive
il curatore Adam Budak: "affrontando la crescente impossibilità di un'autonomia
sociale da un lato, e di un impulso emancipatorio dall'altro, lo spazio pubblico
subisce un preoccupante processo di disordine identitario: come una "struttura
impotente" dall' accesso negato, ed un'area (ancora fertile e seducente) di
attivismo e d'immaginazione radicale. Questa condizione, eccessivamente
semantizzata, appare come gesto sopravvalutato e luogo di tracollo, rimanendo
tuttavia attrattivo come zona di potenzialità e d'impegno (incondizionato): tale
è lo spazio pubblico come campo di potere, in una frizione permanente tra il
diritto, la potenza e la sua fragilità latente. Il progetto offre un percorso
verso metodologie di resistenza atte a negoziare la legittimità dello spazio
pubblico, mescolando le topografie immaginarie di "Las ruinas circulares" di
Jorge Luis Borges (un amalgama di apparenza, sogni e desideri utopici), con il
"parlamento attivo" di Jacques Rancière (una ricerca per un telos comunitario
all'intersezione della fine della politica, e/o dell'utopia realista)".

www.manifesta7.it