(© Andrea Martiradonna)

Finalista della Medaglia d’Oro dell’Architettura italiana alla Triennale di Milano nel 2015, il Centro di Elaborazione Dati del gruppo Mediobanca, progettato dallo studio giussaniarch è un chiaro esempio di come l’architettura possa ricreare un sistema di nuove relazioni tra lo spazio urbano e quello dell’edificio.
Il complesso, originariamente composto da una serie di corpi con altezze e volumetrie differenti e dai caratteri architettonici disomogenei ma che ben si adattavano all’anonimato del quartiere periferico milanese in cui si trovavano, viene completamente rivalorizzato e riplasmato attraverso un’operazione progettuale il cui obiettivo è stato quello di riordinare e completare la cortina edilizia dell’intero isolato.

(© Andrea Martiradonna)

I progettisti di giussaniarch, partendo da un’analisi dell’esistente in rapporto al contesto (formatosi verosimilmente partendo dalla metà del Novecento), sviluppano un programma funzionale articolato su diversi livelli, caratterizzato da spazi ampi, aperti e flessibili.
Da un punto di vista distributivo, il nuovo edificio è composto da due livelli interrati adibiti a parcheggio (126 posti auto), un piano parzialmente interrato con affaccio sul cortile posteriore ribassato ospitante il C.E.D. (Centro di Elaborazione Dati), uffici e locali accessori, un piano terreno, occupato dalla hall di ingresso e dai blocchi scala/ascensore, con affaccio sugli spazi a doppia altezza sul retro dell’edificio, un giardino pensile sovrastante il locale impianti e il cortile e tre piani fuori terra destinati a uffici. In copertura trovano localizzazione i vani tecnici a cielo aperto.

(© Andrea Martiradonna)

Il nuovo complesso appare agli occhi dell’osservatore come un grande monolite, compatto spigoloso e levigato, dai cromatismi che variano dal bianco al grigio al verde, con un evidente spaccatura in prossimità dell’angolo dell’isolato tra via Siusi e via Deruta, restituendo nell’insieme uno scorcio urbano che porta ordine nel linguaggio architettonico confuso dell’isolato. La volontà progettuale è stata rivolta, infatti, alla realizzazione di un edificio che potesse dialogare con il tessuto edilizio esistente attraverso la messa a punto di un volume dall’involucro trasparente e tecnologicamente avanzato, che superasse l’irregolarità del lotto con un gesto semplice e modesto, senza prevaricare sulle preesistenze. Gli architetti hanno quindi lavorato sull’articolazione volumetrica dell’edificio, in modo da concentrare la superficie sul minor numero di piani, riducendo le variazioni tra un livello e l’altro, perseguendo l’obiettivo di uniformità e di controllo delle altezze. Il risultato è un’articolazione volumetrica che aspira a creare un “momento di silenzio” e di astrazione permettendo all’edificio di distinguersi con umiltà rispetto al contesto.

La massa dell’intero volume viene scavata per ospitare l’ingresso principale e avvolgerlo in uno spazio privato, modulando il rapporto tra spazio pubblico e privato, aperto e chiuso. Il vuoto della corte individuata in corrispondenza dell’ingresso, a sua volta composta di una parte a cielo aperto e di una zona porticata, ricrea un rapporto di continuità tra lo spazio della città e quello dell’opera architettonica. Pur essendo di esclusiva pertinenza dell’edificio, il cortile diventa uno spazio significativo anche a scala urbana, messo in evidenza da una pavimentazione dall’effetto optical in lastre bianche e nere di conglomerato cementizio che proseguono anche sui rivestimenti murali del piano terra.
La recinzione, in profilati metallici color bianco, delimita l’area di competenza dell’edificio, arretrato rispetto al filo stradale, e diventa elemento di arredo urbano con il suo prosieguo all’interno del cortile declinandosi orizzontalmente a formare due ampie sedute. Questo spazio permette l’accesso pedonale ai visitatori provenienti da Via Siusi, dai due lati di Via Tolmezzo e da Via Deruta. L’ingresso carrabile all’edificio, che conduce ai parcheggi interrati, è situato invece sul lato nord di Via Siusi e si organizza in una rampa elicoidale a doppio senso di marcia. Sul retro, alla quota del seminterrato, è stato realizzato un cortile a disposizione per il carico/scarico e l’accesso dei mezzi pesanti.

(© Andrea Martiradonna)

Da un punto di vista costruttivo, gli architetti di giussaniarch hanno messo a punto un involucro innovativo, tecnologicamente avanzato realizzato da cellule prefabbricate a formare una doppia pelle: quella interna, con finestratura continua a nastro, e quella esterna, con lamelle orientabili di vetro serigrafato di colore bianco con funzione di controllo solare. Il rivestimento di facciata prosegue di un piano oltre l’ultimo livello in modo da schermare gli impianti tecnologici in copertura.

(© Andrea Martiradonna)

L’omogeneità assoluta di questa facciata permette di ottenere un fronte continuo caratterizzato solo da lievi scarti planimetrici che assecondano l’irregolarità del lotto lungo tutto il perimetro dell’edificio. La totale assenza di elementi aggiunti rende leggibile la semplicità della forma.
La scelta progettuale di giussaniarch di realizzare una pelle con vetrate serigrafate permette al volume scultoreo di rompere la sua massa, attraverso i giochi di riflessi, la trasparenza e il chiarore diffuso che tale involucro è in grado di ricreare in base alle condizioni di luce del contesto. Un involucro, che seppur nella sua omogeneità materica, è mutevole e dinamico grazie alla tecnologia adottata che permette di avere una facciata modulare scomposta in pannelli, che possono essere aperti o chiusi secondo le esigenze di comfort illuminotecnico.

(© Andrea Martiradonna)