uffici – Andrè Straja, dello studio Goring&Straja risponde ad alcune domande sul progetto della nuova sede Autodesk in via Tortona a Milano.

Tortona 37, un'architettura prestigiosa pensata da Matteo Thun. Il contesto architettonico ha influito sulla progettazione degli spazi interni?
Sì ha influito e, paradossalmente, sia in modo positivo che negativo: l'immobile infatti non è esattamente l'archetipo di un edificio per uffici, anzi è proprio il contrario perché privo di requisiti quali la flessibilità e l'efficienza. Da quel che ho capito il progetto era nato per ospitare laboratori artigianali, spazi in cui vivi e lavori, e solo successivamente si è pensato di adattarlo per uffici. Dunque ci siamo trovati a contatto con delle caratteristiche del tutto originali che non si riscontrano nel 99% dei progetti per uffici. Mi riferisco a spazi a doppia altezza, o ad ambienti senza grandi aree rettangolari e profondità che avrebbero potuto dare l'opportunità di molti layout differenti. L'altro aspetto è che, ovviamente, l'immobile è molto bello e ha una posizione invidiabile, in via Tortona, zona di Milano di grande pregio, molto viva e culturalmente ricca. Abbiamo inoltre dovuto affrontare altre unicità dell'immobile come per esempio gli impianti radianti, tipologia che non avevo mai incontrato prima in edifici a uso ufficio. Abbiamo quindi dovuto aggiungere altri impianti per sopperire ad alcune carenze dell'impianto radiante, che per esempio non riesce a essere efficiente in ambienti come sale riunioni. Abbiamo anche dovuto preoccuparci dell'acustica, che non era ottimale a causa di superfici dure: finestre, porte, pavimenti producevano molto riverbero. Alla fine però anche in condizioni così particolari e contrarie alla norma, gli spazi erano talmente belli che hanno spinto Autodesk e lo Studio a spingere i limiti di ciò che era possibile nell'ambito di un progetto di interior design per uffici.

L'edificio di Thun è stato concepito secondo i criteri di sostenibilità. Sono stati utilizzati materiali o tecnologie "green" anche per la concezione degli interni?
Sì. Lo studio ha recepito la richiesta di Autodesk di eseguire un progetto Leed Gold, quindi la sostenibilità ha fatto parte del nostro approccio generale, ma il sistema Leed offre punti per tutta una serie di aspetti diversi. Non solo l'efficienza energetica, la tipologia di materiale, ma anche la provenienza dei materiali, la loro riciclabilità, la coibentazione... e inoltre la qualità dell'ambiente di lavoro, la qualità della luce, l'utilizzo virtuoso dell'acqua.

Quali sono stati i vincoli progettuali richiesti esplicitamente dal cliente? Il fatto che il general contractor sia un'azienda del comparto I.T. ha comportato delle richieste specifiche?
I vincoli sono stati diversi. Il brief innanzitutto, l'utilizzo che si vuol fare degli uffici, qual è la funzione di questa sede Autodesk, che è prevalentemente commerciale. Dunque, una grande necessità di sale riunioni e zone meeting per i clienti, da impiantare unitamente alle aeree di lavoro comuni, il tutto in questo spazio, come ho già detto unico e originale. Un'ulteriore richiesta di Autodesk è stata quella di creare un ambiente che integrasse l'anima internazionale del gruppo con l'identità italiana. La sfida era quella di comunicare la globalità dell'azienda, ma anche il forte radicamento nella cultura locale. Come fare questo? È stata anche una delle domande su cui siamo stati valutati inizialmente, durante l'incontro conoscitivo, e la nostra risposta si è focalizzata su alcuni aspetti: l'Italia è molto conosciuta per il design industriale e quindi ci siamo concentrati su tutto ciò che rimanda o è italiano: arredi, illuminazione ecc. L'altro fattore importante è stato il materiale di cui è composto il progetto: l'Italia non è un paese ricco di materie prime o non si caratterizza per il suo acciaio o per il legno… al contrario è molto diffuso il concetto di muratura italiana, l'esperienza negli impasti, l'artigianalità di tutto ciò che è fatto da una mano. Ed è così che ci siamo decisi a tirare una riga dritta, un muro che fa da collegamento tra due piani e li riunisce. Questo muro ci è sembrato naturale rivestirlo con stucco veneziano spatolato a mano. Un terzo elemento è stato la decorazione delle sale: è eseguita con progetti finalizzati con software Autodesk, ma sono tutti di grandi progettisti e designer italiani.

Che importanza ha avuto il "colore" ai fini della progettazione e dell'organizzazione degli spazi?
Fondamentalmente il colore dominante è il bianco. Ed è contro questo fondo bianco che abbiamo esposto i nostri oggetti colorati. Un altro elemento importante nel colore sono i pavimenti, che sono rimasti quelli originali e coprono ovviamente una grande superficie del progetto. Un terzo intervento di colore è stato il grande muro verde, quello di cui ho detto in precedenza. L'idea principale è stata quella di creare un contrasto con l'ambiente. Abbiamo fatto molta ricerca passando attraverso nuance calde come il terra di Siena, e con diversi confronti con il cliente e alla fine si è scelto il verde. Lavorare sul colore ha generato una gran mole di idee anche in altri ambiti. Volevamo creare dei tavoli in cemento colorato, ma per vari motivi non è stato possibile; alla fine si è scelto di inserire nel cemento grigio degli oggetti “fossili”, come se fossero gli antenati dei software Autodesk o quello che c'era prima del suo avvento. Questo è diventato un leitmotiv molto interessante da sviluppare e lo ritroviamo in tutte le zone fino ad arrivare al bancone di ingresso.

Se "La qualità del progetto è questione di dettagli" (Autodesk come azienda ne è degna testimone), quanto e dove il dettaglio costruttivo è stato importante per la realizzazione degli spazi?
In effetti l'attenzione al dettaglio è stata costante in questo progetto ed è stata centrale proprio per i desideri espressi dalla committenza. Mi riferisco al desiderio di coniugare realtà globale e cultura locale. Autodesk ci ha specificatamente richiesto di dare vita a un progetto che parlasse della vocazione internazionale della società, ma allo stesso tempo riconoscesse l'importanza di “essere” italiani in termini di architettura. Come già detto l'idea era di affidare agli arredi il compito di rappresentare o evocare lo stile italiano. A questo proposito abbiamo scelto luci e mobili compiendo una selezione sempre più radicale fino a raggiungere quel risultato che a tutti sembrava convincente. L'altro elemento che ha caratterizzato la nostra attenzione al dettaglio nasce dai materiali scelti per il progetto. Abbiamo voluto esprimere l'italianità attraverso le murature, lo stucco, che ricordano l'artigianato di altri tempi. Allo stesso modo, il fatto che alcuni banconi fossero fatti di cemento ci ha suggerito l'idea di inserire gli antichi strumenti per il disegno tecnico, che diventano preziose testimonianze del passato. Il tutto è stato accostato a elementi tecnologici come la scelta degli impianti a vista o le porte scorrevoli di vetro. Questo contrasto tra materiali fatti a mano e materiali più industriali ha creato una ricchezza visiva molto affascinante, un vero e proprio linguaggio che poi ha contraddistinto tutti gli interventi del progetto, come per esempio i phone boot che sono necessari per parlare al telefono senza disturbare i colleghi. Grande attenzione è stata anche dedicata all'acustica che ha generato diverse riflessioni. Lavoravamo in uno spazio acusticamente “duro”, perché come già detto abbiamo mantenuto la pavimentazione già esistente. I muri e il soffitto sono radianti e quindi complicati da manipolare perché contengono i tubicini dell'acqua. La nostra soluzione è stata quella di adottare delle mele appese finalizzate al controllo dell'acustica. Altra soluzione è stata quella di utilizzare il cartongesso forato per controllare le acustiche disperse nello spazio.

In funzione della domanda precedente, quale criterio è stato utilizzato nella selezione dei suppliers e contractor? 
Nella scelta degli arredi e delle luci, dettagli per porte ecc. abbiamo privilegiato la produzione italiana. Non è tutto prettamente italiano, ma è sufficiente che evochino questo stile. Per esempio i mobili sono Unifor mentre le sedie sono Herman Miller, ma si integrano molto bene e comunicano quella ricerca di qualità e design dello stile italiano. Per quanto riguarda il contract c'è stata una gara basata su referenze e offerte, e quindi ha vinto Tetris che è stata l'azienda che ha convinto di più il committente.

Quali sono stati i software di Autodesk utilizzati per la progettazione? Ci sono state delle richieste specifiche?
Per la realizzazione di questo progetto (così come per tutti gli altri lavori effettuati), lo studio di architettura ha utilizzato AutoCAD® e Autodesk® 3ds Max®, considerandoli uno standard imprescindibile. In effetti, abbiamo anche in altri progetti alcuni dei nostri consulenti impiantisti che hanno utilizzato Autodesk® Ecotect Analysis per l'analisi illuminotecnica e un altro gruppo di ingegneri che ha utilizzato MC4, che non è un prodotto Autodesk, ma è sviluppato su piattaforma Autodesk.

Studio GaS

Studio: Goring&Straja Studio

Indirizzo: Via Friuli, 65

Città: Milano

Telefono: 02 78622050

Fax: 02 78622069

e-mail: info@gasstudio.it

www: www.gasarchitects.com