Pulvis es, et in pulverem reverteris
Genesi 3,19
Laura Bertolaccini


"Il giorno 22 gennaio, quantunque al mattino fosse caduto dal cielo un grosso strato di neve, l'edicola crematoria e il terreno circostante per un gran tratto, trovansi gremiti di gente e in mezzo alla folla degli spettatori distinguevasi ben anche molte gentili spettatrici. Da ogni parte v'erano accorsi tutti i benemeriti della cremazione ...".
È il 1876. Al cimitero Monumentale di Milano, dove da poco si è conclusa la costruzione del crematorio, si assiste al primo rito di cremazione. Le spoglie sono quelle dell'industriale Alberto Keller, alla cui munificenza si deve la realizzazione dell'impianto milanese, il primo crematorio edificato in Europa.
L'evento corona un lungo periodo di propaganda cremazionista, di erudite dissertazioni e di sperimentazioni per la realizzazione di macchine crematorie sempre più efficaci. Si era discusso a lungo sul significato della cremazione - vista come rimedio necessario per limitare l'espansione dei recinti cimiteriali, luoghi impuri e possibili focolai di infezione comunque troppo vicini all'abitato, e quindi per dare al corpo una forma non più corruttibile - sul "come" eseguirla - mediante combustione "diretta" (il cadavere veniva investito direttamente dalle fiamme) o "indiretta" (la salma veniva consumata per immissione nella camera crematoria di forti correnti d'aria ad altissima temperatura), con forni alimentati a gas, a carbone o a legna ecc. - ma soprattutto sulle modalità del rito che doveva accompagnare la cerimonia perché il distacco dal defunto non si riducesse ad un mero processo tecnologico, depauperato quindi da valenze simboliche e etiche...