©Pietro Savorelli

“Il sogno di ogni architetto è quello di sfidare l’impossibile e tra questi sogni c’è quello di costruire un "buco nell’acqua" che, come sappiamo, è qualcosa di assolutamente non fattibile. In un certo senso, a Trieste, lo abbiamo realizzato perché siamo veramente quasi dentro il mare. Ci siamo trovati a confrontarci con il vecchio magazzino vini, un manufatto di non elevato pregio architettonico ma di grande valore da un punto di vista della memoria. Al suo interno, abbiamo realizzato un altro edificio di vetro, operazione semplice da un punto di vista dell’immaginazione compositiva ma molto complessa dal punto di vista architettonico e costruttivo. E' stato realizzato un grande scavo nel mare, per conquistare dal mare stesso uno spazio nuovo. L’immagine esterna è quella integra ottocentesca del magazzino vini, quella della storia e della tradizione. Ai bordi s’intravede il cubo interno di vetro, leggero trasparente che guarda verso il mare e che fa capire che dentro c’è una nuova vita”. Marco Casamonti

©Pietro Savorelli

Una nuova occasione per confrontarsi con il tema dell'intervento contemporaneo sul patrimonio edilizio storico attraverso un progetto di riqualificazione e trasformazione che tutela l’edificio preesistente e rispetta il contesto urbano in cui è situato. Non ne modifica il volume originario e inserisce al suo interno un nuovo corpo architettonico completamente vetrato, collegato al perimetro esistente da percorsi sospesi sull'acqua. Un nuovo corpo etereo e traslucido completamente indipendente, organizzato dimensionalmente sulla metrica del partito murario scandito dalla facciata originaria.

©Pietro Savorelli

Lo stacco fisico tra il nuovo “manufatto” e il paramento storico ha consentito di realizzare uno spazio posto tra interno ed esterno di grande suggestione in cui l'acqua scorre nelle grandi vasche. Il vetro che racchiude lo spazio riflette i contorni delle mura del magazzino e delle sue aperture permettendo di rendere visibili le attività che vi si svolgono all’interno. Il nuovo volume si sviluppa su quattro livelli sui quali va in scena lo spettacolo del cibo: il piano più basso, completamente interrato, è adibito a parcheggio; quello soprastante, a una quota inferiore rispetto al livello della città e illuminato dalla luce naturale che invade l'intercapedine tra l’involucro originario e quello nuovo, è adibito all'attività di Eataly così come i successivi; il piano terra, rialzato di 80 cm dalla strada, ripropone l’antica quota di sicurezza rispetto al livello massimo della marea; il nuovo piano soppalco, pur superando l’altezza di imposta dei muri perimetrali, raggiunge la medesima quota del colmo dell’originario tetto a falde andato distrutto. Verso il mare, una grande finestra permette una straordinaria vista del porto di Trieste.

©Pietro Savorelli

L’atrio dell’edificio, tale un vero e proprio foyer teatrale, è caratterizzato da un’imponente doppia scala monumentale in acciaio cor-ten – che collega i tre piani commerciali, alla base della quale sono situate due vasche d’acqua altamente scenografiche – e da una grande parete rivestita in mattonelle di vetro retroilluminate che richiamano, per forma e materiale, il rivestimento interno delle antiche vasche dove veniva conservato il vino.

Scheda progetto
Committente: Fondazione CRTrieste
Progetto architettonico: Archea Associati
Luogo: Trieste
Programma: Eataly - Centro di attività commerciale e di ristorazione
Superficie costruita: 3,600 mq
Progetto strutture: F&M Ingegneria
Progetto impianti: StudioTi
Impresa di costruzione: Gruppo Simeon, Riccesi Costruzioni