Romanico Automatico è un intervento di valorizzazione dello spazio pubblico che si inserisce all’interno di un processo di recupero di un’area negletta del centro storico di Pistoia, su cui insiste un patto di collaborazione tra l’associazione Spichisi, alcuni residenti e l’amministrazione comunale. Attraverso un programma di residenze artistiche ed eventi correlati, si intende valorizzare l’area di Piazzetta Sant’Atto e Vicolo dei Bacchettoni, luogo che oggi prende il nome di Giardino di Cino. La prima fase di Romanico Automatico consiste nella realizzazione di un disegno a terra frutto di una astratta, seppur rigorosa, manipolazione di una serie di temi compositivi dell’architettura romanica. A pochi passi dal Duomo, l’intervento si pone l’obiettivo di rafforzare l'identità dell’area mediante l’uso di una matrice grafica ben radicata nell’immaginario comune dei cittadini pistoiesi, instaurando un dialogo di continuità e trasformazione con i numerosi esempi di architettura romanica del centro storico.

Nonostante la sua centralità, l’area di progetto si trova al di fuori dei percorsi più battuti, nascosta a turisti e residenti, sembra eludere ogni mappa e sistema di georeferenziazione. A questo ritaglio di città si accede solo attraverso tre accessi puntuali, che ne configurano una struttura simile a quella di un piccolo borgo. Queste caratteristiche spaziali hanno fatto sì che nel tempo l’area diventasse scenario di comportamenti illegali e irrispettosi di vario genere; la sfida del processo di riqualificazione portato avanti dall’associazione Spichisi si fonda proprio sulla volontà di sfruttare la particolare scala di questo luogo, trasformandolo da borgo dimenticato in uno spazio pubblico, intimo e raccolto, una sorta di città incantata popolata di interventi artistici e dispositivi di aggregazione sociale.
A partire da queste considerazioni, Romanico Automatico vuole amplificare la dimensione intima di questo spazio attraverso la realizzazione di un intarsio site specific. La configurazione morfologica di quest’area ne costituisce il carattere più interessante: è il risultato di un lento assestamento del tessuto storico cittadino che per esclusione ha dato origine a due piazzette. E rapporto tra i fronti verticali e le superfici orizzontali evoca la dimensione di un ambiente interno piuttosto che quella di uno spazio esterno.

La valorizzazione della pavimentazione è messa in atto attraverso un gesto radicale ma allo stesso tempo rapido e reversibile. Un disegno in vernice bianca, capace di evidenziare attraverso la sua incisività, un’area di aggregazione e interazione. Il rapporto tra pieno e vuoto, così come le interruzioni che i conci delle strutture ad arco creano rispetto ai ricorsi lineari, è stato disegnato a partire dall’osservazione e dallo studio dei prospetti delle chiese romaniche pistoiesi. Le figure ad arco e a cerchio sono state usate per individuare i punti fondamentali dell’area: gli accessi allo spazio pubblico e la zona centrale. Il processo di disegno e quello di realizzazione sono espressione di una pratica di promozione di un uso inclusivo, partecipativo e creativo dello spazio pubblico, in risposta alla necessità di affermazione del sé e della collettività in luoghi e momenti reali, non virtuali.  La costruzione geometrica del pavimento è stata pensata in maniera specifica per queste due piazze. Lo sviluppo attento del disegno in pianta, la verifica delle misure e le numerose prove di realizzazione sono vere e proprie azioni di riappropriazione dello spazio pubblico, sono azioni di permanenza. Durante i 6 giorni di realizzazione, sono state stimolate e generate occasioni di confronto e di scambio. La pratica del cantiere aperto e leggero, e dunque attraversabile e visitabile, la partecipazione attiva di numerosi volontari che hanno affrontato il lavoro con entusiasmo, hanno fatto sì che ordinarie azioni come la preparazione e la pulizia della superficie, la misurazione dello spazio, la verniciatura, si manifestassero come catalizzatori di socializzazione.
Questo genere di pratica, che trova maggiori possibilità di espressione nelle periferie, guadagna lo spazio del centro storico.