Andare in giro per Napoli attraverso la Linea 1 e la Linea 6, quelle coinvolte dal progetto chiamato “Stazioni dell’Arte”, oggi è diventata un’esperienza di conoscenza e di esplorazione simile a un viaggio le cui fermate si rivelano una sorpresa costante. Quella che generalmente è un’infrastruttura grigia e monotona a Napoli è invece un percorso illuminato dall’architettura e dall’arte, ricco di attrazioni e di scoperte. Non è un caso che durante la realizzazione della metropolitana Francesco Erbani, firma di primo piano de la Repubblica, abbia scritto: «(…) Perché limitarsi a soluzioni puramente ingegneristiche e non trasformare questi luoghi in oggetti architettonici di pregio, con sistemazioni urbane di qualità e che invoglino a usare sempre di più il mezzo pubblico su ferro eliminando il profilo dimesso, punitivo che spesso comunicano tunnel, scale mobili e piattaforme? Perché non arricchire di valori estetici un grande servizio pubblico, coniugando funzionalità e cordialità? Sono state queste le domande che, più si andava avanti con la pianificazione della rete di trasporti, ci si è posti negli uffici dell’amministrazione comunale». L’obiettivo della committenza era e continua a essere duplice: creare sul territorio una serie di opere di valore capaci di innescare, come motori, un processo di riqualificazione urbana attorno a esse e avvicinare i cittadini alla cultura artistica e progettuale. Agire sulla metropolitana significa poter intervenire in maniera capillare sul territorio coinvolgendo la popolazione in maniera orizzontale e quotidiana in uno dei posti più frequentati e animati durante tutto l’arco della giornata. L’operazione “Stazioni dell’Arte” si qualifica quindi non solo per i suoi aspetti funzionali, ma anche per quelli sociali e urbani. «(…) Ogni architetto ha dovuto cimentarsi nel ridisegnare il luogo (piazze, strade, edifici) nel quale la propria stazione “emerge” - spiega Antonello De Risi, direttore tecnico della Metropolitana di Napoli -, reinventando interi brani della città in chiave di progressiva possibile pedonalizzazione, proponendo così un nuovo utilizzo del soprassuolo lungo tutto il tracciato sotterraneo che diventa una sorta di “piano regolatore” di fatto, inducendo una vera e propria trasformazione».

Durante la progettazione della stazione Salvator Rosa di Alessandro Mendini, quest’ultimo prospettò la possibilità di inserire nel suo intervento alcune opere d’arte. «La proposta fu subito accolta e diede origine a un progressivo processo di “contaminazione” che nel tempo ha portato a quella che oggi in tutto il mondo è famosa come la Metropolitana dell’Arte», ricorda De Risi. Quel primo esperimento si è poi sviluppato in un più strutturato intervento degli artisti chiamati su indicazione di ciascun architetto a progettare le successive stazioni, creando così le premesse per un’integrazione tra architettura e arte. Ne sono esempio, solo per citarne alcune stazioni e alcuni architetti e artisti, la stazione Toledo (2012) di Oscar Tusquets Blanca (considerata dal The Telegraph come «la stazione più bella della metropolitana presente in Europa») con i due grandi mosaici di William Kentridge, la stazione Dante (2002) di Gae Aulenti con le due tele di Carlo Alfano e la grande pannellatura di acciaio di Jannis Kounellis, la stazione Materdei (2001) di Alessandro Mendini con i rilievi in ceramica di Lucio Del Pezzo, il mosaico a tema marino di Sandro Chia e i coloratissimi Wall Drawings di Sol LeWitt. Le risorse per questa monumentale impresa, che comunque coprono anche i lavori per la metropolitaba antecedenti alle realizzazioni delle Stazioni dell’Arte, provengono principalmente dallo Stato, dalla Regione anche attraverso il Fondo europeo, dal Comune di Napoli. Lavorando in profondità spesso sono emersi dei reperti archeologici che hanno arricchito i progetti (ed è per questo che si è cominciato a parlare di “Metropolitana delle 3 A”, nella quale a dialogare non sono più soltanto Architettura e Arte, ma anche Archelogia. È il caso della stazione Municipio di Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura, che per la parte artistica ha coinvolto anche Michal Rovner e Mimmo Jodice, oltre ad aver scelto come local architect lo Studio DAZ di Napoli. Gli scavi hanno portato alla luce l’antico porto di Neapolis con i fondali, le antiche barche, la banchina di età augustea, e ancora i resti dell’edilizia di età angioina, sorta in coincidenza con la costruzione di Castel Nuovo alla fine del XIII secolo, che documentano i sistemi di difesa esterni al castello, realizzati prima da re Alfonso V di Aragona e poi dai viceré spagnoli, come i torrioni del Molo e dell’Incoronata, quest’ultimo già visibile nel mezzanino della stazione. L’intervento dei due maestri portoghesi (che in parte è già stato inaugurato nel 2015 e in parte sarà terminato fra il 2021 e il 2022 creando il collegamento con il porto e diventando un grande polo di interscambio fra la Linea 1 e la Linea 6) costiuisce un magistrale esempio di convivenza fra epoche e approcci costruttivi diversi, come un viaggio attraverso le pagine di un libro che, in questo caso livello dopo livello, raccontano una storia.

Gli architetti, nel rispetto dell’impianto strutturale del pozzo di stazione già realizzato, hanno dovuto apportare diverse varianti al progetto per far sì che la memoria storica offerta dai reperti archeologici potesse convivere con l’architettura contemporanea. I costi sono chiaramente aumentati e i tempi di realizzazione dell’opera si sono dilatati, ma la città adesso gode di uno straordinario nuovo museo in parte all’aperto in parte sotterraneo. Linee pulite, linguaggio minimalista, elegante dialogo fra pietra lavica e pietra bianca d’Istria, luminosità degli ambienti -caratteristica non scontata per una metropolitana-, insieme alla sapiente interazione fra architettura, arte e archeologia, costituiscono l’anima del progetto che, lungi dal configurarsi come un intervento puntuale, riqualifica una parte significativa del tessuto urbano partenopeo conferendogli nuova energia e propagando i suoi effetti benefici anche nelle sue aree limitrofe. «La costruzione della Metropolitana costituisce di fatto il fondamento di una profonda trasformazione urbana che comprende la definizione di un continuum spaziale fra la piazza Municipio e la Stazione Marittima -hanno scritto Siza e Souto de Moura. Nel corso della Storia, e come conferma l’abbondante iconografia, questo continuum visivo, dominato dalla collina e da Castel Sant’Elmo, è elemento fondamentale nella geografia di Napoli. Mantenerlo è l’obiettivo di questo progetto». Prossime aperture sono quelle del Centro Direzionale di Benedetta Tagliabue, della stazione Capodichino di Richard Rogers, della stazione Arco Mirelli di Hans Kollhoff, della stazione San Pasquale di Boris Podrecca, delle stazioni Tribunale e Poggioreale entrambe di Mario Botta.

LA BANCHINA DELLA STAZIONE MUNICIPIO
La Linea 1 della stazione Municipio presenta due banchine separate della lunghezza di 110 m ciascuna. I pavimenti sono in pietra lavica etnea (proprio come il pavimento delle strade di Napoli) con finitura liscia e con dimensioni di circa di 45x75x3 cm; le pareti sono rifinite inferiormente con lambrino in pietra lavica di altezza pari a 1,70 m, con sagomatura curva che segue la sezione della banchina; la rifinitura della parte superiore delle pareti è stata realizzata con pannelli aquapanel intonacati e pitturati di colore bianco-grigio. Le sedute della banchina sono state realizzate in pietra lavica massiccia, su disegno di Álvaro Siza Viera ed Eduardo Souto de Moura. Tutti gli impianti sono a vista. Anche gli elementi tecnici come i portali antincendio ad acqua, le cassette antincendio UNI 45, i pannelli segnaletici sono stati realizzati su disegno di Álvaro Siza Viera ed Eduardo Souto de Moura. L’illuminazione è affidata a un unico corpo luce continuo posto al centro della bachina.

CINTA BASTIONATA (O MURO VICEREALE) E FONDAZIONE DEL TORRIONE DEL MOLO
La cinta bastionata vicereale, caratterizzata da una superficie regolare realizzata in blocchi di tufo “facciavista” e da un elemento decorativo “a toro” in prossimità della zona basamentale, ha determinato scelte progettuali differenti in funzione della relazione che si crea alle diverse quote con il piano di calpestio e con i controsoffitti. Il progetto di nuova costruzione si relaziona con il muro vicereale, dal Torrione dell’Incoronata partendo dal toro alla quota di 1,70 m fino al Torrione del Molo San Vincenzo alla quota di 1,00 m, determinando due dettagli diversi nelle zone di contatto: soffitto e pavimento. A livello del soffitto, una fascia larga 30 cm è posizionata lungo tutto lo sviluppo del muro vicereale; il soffitto della stazione è ribassato. Questa interruzione nella continuità del soffitto crea la sensazione che i due piani non si tocchino e che il muro vicereale continui al di sopra della quota del solaio. A livello del pavimento una fascia di dimensione variabile in battuto di tufo separa la nuova pavimentazione in pietra lavica dal muro vicereale. Questa “zona di rispetto” presenta due occasioni nelle quali il nuovo pavimento di pietra si accosta direttamente al toro del muro vicereale: la prima è nel passaggio dal Mezzanino a quota 2,50 m al Museo a quota 1,20 m, la seconda è nel passaggio dalla quota del Museo di 1,10 m verso la Galleria a quota -0,26 m. In corrispondenza della cinta bastionata, la pavimentazione è limitata da una fascia perimetrale anch’essa in pietra lavica, larga circa 50 cm, che si stacca dall’antica cinta muraria grazie a una fascia di rispetto rifinita in battuto di tufo larga circa 35 cm. La fascia perimetrale che delimita la pavimentazione conserva mediamente la stessa larghezza lungo la cinta bastionata, ma è posizionata a una distanza variabile generata in base alle variazioni di giacitura della cinta bastionata.

Scheda progetto
Progettista: Álvaro Siza Viera, Eduardo Souto de Moura
Committente: Comune di Napoli
Località: piazza Municipio, Napoli, Italia
Area: over 300,000 mq (entire subway) 70,950 mq (outer surface Stazione Municipio) 12,700 mq (Municipio Linea 1 station) 2,200 mq (Municipio Linea 6 station)
Costo: 3.800.000.000 € (for the entire subway, from 1976 to today) 200.000.000 € (Stazione Municipio Linea 1 and Linea 6), 10.000.000 € (underground services), 10.000.000 € (superficial arrangement), 160.000.000 € (archeology)
Periodo di costruzione: 2005/2015 - phase 1 (Municipio station) 2015 - 2021/2022 - phase 2 (Municipio station)
Construction period: 1976 - in corso (blocco dei cantieri fra 1980 e 1985 a causa del terremoto. Prima inaugurazione nel 1993)
Construction period: 2000 - in corso (Stazioni dell’Arte)
Gross floor area: oltre 300,000 m²
Design and construction client: Metropolitana di Napoli
Design and clerk of works (commissioned by the Metropolitana di Napoli): Metropolitana Milanese
Architects: Domenico Orlacchio, Renato Milano, Michele e Lorenzo Capobianco, Alessandro Mendini, Gae Aulenti, Oscar Tusquets Blanca, Álvaro Siza Viera, Eduardo Souto de Moura, Karim Rashid, Uberto Siola, Studio Protec, Vittorio Magnago Lampugnani, Hans Kollhoff, Boris Podrecca, Dominique Perrault, Benedetta Tagliabue, Mario Botta, Richard Rogers
Artists: Marco Anelli, Achille Cevoli, Bianco Valente, Donatella Di Cicco, Pennacchio Argentato, Pina Gigi, Ivan Malerba, Danilo Donzelli, Marco Zezza, Katharina Sieverding, David Tremlett, Giuseppe Zevola, Olivio Barbieri, Gabriele Basilico, Gregorio Botta, Isabella Ducrot, Mario Merz, Giulio Paolini, Vettor Pisani, Gilberto Zorio, Marisa Albanese, Renato Barisani, Betty Bee, Maurizio Canavacciulo, Baldo Diodato, Sergio Fermiariello, Nino Longobardi, Umberto Manzo, Anna Sargenti, Renato Barisani, Luigi Luca Castellano, Enzo Cucchi, Riccardo Dalisi, Lucio Del Pezzo, Santolo De Luca, Lello Esposito, Ugo Marano, Fulvia Mendini, Alex Mocika, Raffaella Nappo, Mimmo Paladino, Salvatore Paladino, Gloria Pastore, Natalino Zullo, Augusto Perez, Perino & Vele, Gianni Pisani, Mimmo Rotella, Quintino Scolavino, Ernesto Tatafiore, Mathelda Balatresi, Domenico Bianchi, Sandro Chia, Lucio Del Pezzo, Anna Gili, Stefano Giovannoni, Robert Glirorov, Sole Lewitt, Luigi Ontani, Denis Santachiara, Innocente Maria Scardoni, Luigi Serafini, George Sowden, Ettore Spalletti, Mimmo Jodice, Luciano D’Alessandro, Antonio Biasucci, Fabio Donato, Raffaela Mariniello, Carlo Alfano, Nicola De Maria, Jannis Kounellis, Joseph Kosuth, Michelangelo Pistoletto, William Kentridge, Robert Wilson, Achille Cevoli, Oscar Tusquets Blanca, Francesco Clemente, Ilya & Emilia Kabakov, Shirin Neshat, Lawrence Weiner, Oliviero Toscani, Michal Rovner, Karim Rashid, Carla Accardi, Marisa Merz, Pino Musi, Gianni Pisani, Mario Sironi, Botto & Bruno, Maria Cristina Crespo, Matteo Fraterno, Luisa Rabbia, Carmine Rezzuti, Franco Scogliamiglio, Nanni Balestrini, Monica Biancardi, Luca Campigotto, Salvino Campos, Vincenzo Castella, Ousmane Ndiaye Dago, Alan Fletcher, Gerhard Merz, Rebecca Horn, Peter Kogler
Collaborators: Tiago Figueiredo (coordinatore), Studio DAZ - Daniela Antonini e Giacomo Visconti, Ricardo Prata, Tiago Coelho, Nuno Flores, Rita Alves, Elisa Lindade, Inês Morão Dias, Rita Duarte
System design: NME Napoli Metro Engineering
Structures: Francesco Paolo Russo
Lighting: GPIC - Alexandre Martins
Services: Costruire, Ansaldo
Archaelogy: Resp.le Daniela Giampaola, Soprintendenza Archeologica Napoli
Fountain’s refurbishment: Consorzio R.o.m.a.
Contractor: ATI COSTRUIRE spa (mandataria) - Moccia Irme - Vianini Lavori
Clerk of works: Filippo Cavuoto
Artists: Michal Rovner, Mimmo Joodice
Lighting: Climar
Escalators: Schindler
Windows, furniture and gates: design Álvaro Siza Viera
Awards: Partecipazione al WTC Word Tunnelling Congress, 2019; ITA Tunnelling Awards (stazione Toledo), categoria "Innovative Use of Underground Space", 2015; The Leaf Awards (stazione Toledo), categoria "Transport & Infrastructure", 2013; The Leaf Awards (stazione Università), categoria "Interior Design", 2011; Most innovative approach to station development, 2009; Partecipazione alla Biennale di Venezia, Padiglione Italia, 2006; Premio Medaglia D’Oro all’Architettura per la Committenza Pubblica, Triennale di Milano, 2003; Premio Internazionale Il Principe e l’Architetto (stazione Salvator Rosa), 2002; Premio Internazionale Dedalo e Minosse alla Committenza di Architettura, 2001
Photos: Giacomo Visconti

Arketipo 143, Ristruttura Italia, dicembre 2020