Questo piccolo edificio, costruito in un quartiere di Tokyo a destinazione funzionale semi-industriale, è basato sul concetto di flessibilità dall'idea di progetto al dettaglio tecnologico. L'analisi del contesto evidenziava la necessità di un grado di flessibilità per mediare la coesistenza tra l'estensione di una fabbrica di circuiti stampati e le residenze circostanti. La destinazione funzionale, showroom e spazio espositivo/eventi per la comunità locale, formalizza questa necessità. Nel progetto, Aki Hamada configura gli elementi della flessibilità, necessari a soddisfare la funzione e a rispondere al contesto, "attraverso la giustapposizione di sistemi che, senza perdere le proprie caratteristiche originali, modulano lo spazio interno ed esterno". Il concept di progetto media il rapporto tra una fabbrica e una casa (tradizionale giapponese), creando l'immagine di una "open wooden-structure factory". Attraverso la scelta dell'uso del legno e di sistemi a pannelli scorrevoli avviene sia la mediazione tra spazio interno ed esterno, sia quella tra fabbrica e casa; questi elementi hanno caratteristiche originali dell'una e dell'altra funzione e, coesistendo, definiscono un luogo flessibile, legato a un'estetica riconoscibile per la comunità.

La struttura dell'edificio è composta da un telaio in legno e acciaio, e suddivide il volume in due piani e quattro partizioni orizzontali, ben visibili in prospetto. La struttura, a vista, identifica due spazi diversi a ogni piano, definiti dal progettista "strato vivente" e "strato ambientale". Lo "stato vivente", progettato per essere abitato, ha un altissimo grado di flessibilità; completamente fluido e senza pilastri, è dotato di pannelli scorrevoli, inseriti in binari nel pavimento e nelle travi della struttura. Il movimento di questi pannelli interni configura gli spazi a seconda delle necessità. Il modulo della struttura, che definisce anche le dimensioni degli spazi flessibili, è una maglia di 3,60x3,60 m, un multiplo del tatami (90x180), base della casa tradizionale giapponese. Gli elementi scorrevoli sono in legno o tela e legno e anch'essi rimandano all'immagine e al concetto di flessibilità presenti tradizionalmente nelle abitazioni. L'intradosso tra travi in legno della struttura e pavimento è abbastanza ridotta e rende molto presente la struttura sovrastante gli spazi; la spiccata orizzontalità che ne deriva, nuovamente, rimanda all'iconografia delle residenze tradizionali. Lo "strato vivente" è progettato per essere climatizzato, grazie un sistema d'aria, installato nello "strato ambientale", con bocchette di mandata e di ripresa, posizionate nel pavimento. Lo "strato ambientale", identifica lo spazio tra il solaio e le capriate del telaio strutturale, destinato agli elementi a servizio dello "spazio abitato", qui, ben visibile da sotto, è collocato l'impianto di climatizzazione. Queste "intercapedini a vista" ricevono luce diretta dall'esterno, attraverso finestre senza schermature, racchiuse nelle partizioni orizzontali intermedie del prospetto, che qui trovano ragion d'essere. Al primo piano, la configurazione delle capriate permette un controllo della luce diretta nello "spazio vivente", mediante un tessuto traslucido appeso tra le travi, che diffonde la luce solare diretta, proveniente dalle finestre dello "spazio ambientale" sovrastante; la copertura è inclinata e si alza sul lato nord.

L'aggetto del solaio del primo piano è percorribile, come un ballatoio distributivo esterno e ombreggia, così come l'aggetto di copertura, le finestre senza schermature del layer sottostante. Anche il perimetro dell'edificio è progettato per avere un alto grado di flessibilità. Gli elementi che lo configurano, soddisfano esigenze di permeabilità visiva e di schermatura della luce. Il layer più esterno di pannelli scorrevoli è composto da elementi verticali in alluminio, di spessori e inclinazioni differenti (larghezza 42 mm / 60°, larghezza 80 mm /70° e larghezza 120 mm /70°). L'orientamento delle griglie è diverso sul lato est e sul lato nord, per rispondere ai differenti problemi di controllo di visibilità e illuminazione diretta. Il layer più interno, composto da telai in legno e vetro, removibili, permette la regolazione del comfort climatico e la permeabilità diretta in occasione di eventi pubblici. Substrate Factory Ayase occupa volume ben definito, ma le facciate e gli spazi interni sono in continuo divenire, versatili e adattabili alle diverse necessità. Aki Hamada sottolinea che nelle fasi di progettazione dell'edificio ha utilizzato un software (ACAD 3D) che gli permettesse di mantenere un alto grado di input che programmi troppo specifici (BIM) impongono; lo studio e Aki Hamada Architects ha attribuito ai criteri estetici e architettonici il valore di parametro all'interno del metodo di analisi delle scelte tecnologiche e strutturali, per non perdere mai di vista l'obiettivo: progettare un luogo che "venga accettato dalla comunità locale come luogo di aggregazione, cambiando giorno dopo giorno con il coinvolgimento attivo delle persone".

Scheda progetto
Progettista: Aki Hamada Architects
Area: 290 mq
Anno: 2017
Committente: Y.K. Electronic Corporation
Struttura: Konishi Structural Engineers
Illuminazione: Sirius Lighting Office
Environment: DE.lab
Principale architetto: Aki Hamada, Ryo Saito
Paesaggio: SIG Lanscape Architects
Photos: Kenta Hasegawa

Arketipo 145, Flessibilità, Marzo 2021