Ambiente – La nuova stalla per una fattoria di Ligneries riprende e innova gli edifici tradizionali, con una struttura in legno e membrana tessile, traspirante e facilmente ampliabile

Negli ultimi anni, il panorama internazionale ha visto una serie di negoziazioni per riscrivere le regole che governano il mercato agricolo. Al termine della sesta conferenza del World Trade Organization, avvenuta a Hong Kong nel 2005, i paesi membri annunciarono che tutte le forme di sussidio contro l'esportazione sarebbero state ritirate gradualmente entro la fine del 2013. Poiché l'agricoltura svizzera è la più protetta del mondo (nel 2004, l'80% delle rendite interne è stato realizzato grazie ad aiuti statali), questa graduale liberalizzazione minaccia la sua sopravvivenza. Come risposta a tali sviluppi è stato, quindi, garantito un maggior sforzo per rafforzare la competitività dei prodotti nazionali, focalizzando le strategie sulle nozioni di autenticità, qualità e rispetto della natura.

Il ruolo dell'architettura
Finora, il ruolo dell'architettura in questo processo è stato, paradossalmente, molto marginale, nonostante questo fattore sia uno degli elementi primari in grado di compromettere o aumentare la qualità di un luogo. Fanno eccezione due contadini di Ligneries, un piccolo paese sul pendio meridionale del massiccio del Chasseral, quasi al confine con la Francia, che nel 2003 hanno commissionato allo studio Localarchitecture la progettazione di una stalla con fienile aperto per 30 vacche. I committenti volevano che fosse realizzato un edificio dal design contemporaneo, ma che rientrasse nel budget stabilito dalle autorità federali. Le indicazioni fornite ai progettisti sono state quelle di minimizzare i lavori sul terreno e di creare un equilibrio tra spazi aperti e superfici chiuse. La nuova stalla doveva essere posta a lato della fattoria, per completare le infrastrutture esistenti, disegnando una corte d'entrata tra i due corpi dell'azienda agricola.

Lo studio delle stalle tradizionali
Per definire le forme e la struttura del nuovo edificio, che si doveva integrare al meglio nella tradizione costruttiva della zona, gli architetti Manuel Bieler, Antoine Robert-Grandpierre e Laurent Saurer hanno svolto un approfondito studio sugli impianti agricoli presenti nella vallata, scoprendo che esistono solamente due soluzioni tipologiche: quelle “bene orientate” e quelle “male orientate”. Le prime si dispongono sul pendio volgendo a valle la facciata principale, che in generale si ritrova verso sud. Molto elegante, questa è la tipologia originale delle aziende agricole ”jurassiennes”, caratterizzata dal “ramée”, una parete in doghe di legno lavorate a mano per una ventilazione naturale dell'interno. È una costruzione che non permette un facile ampliamento della struttura: quindi dal XIX secolo, con la progressiva meccanizzazione dei processi agricoli, è stata abbandonata per il più funzionale edificio “male orientato”, la cui linea di colmo della copertura è disposta parallelamente ai declivi della valle.
Questa tipologia offre la possibilità di estendere facilmente la costruzione dalle due facciate a capanna laterali.

Il nuovo edificio in legno e membrana tessile
Al termine dello studio, Localarchitecture ha proposto una forma “a tre facciate” che, pur sintetizzando le varie tradizioni, porta la stalla verso una nuova identità. La struttura prevede una successione di 39 portali disposti ogni 67 cm, assemblati e inchiodati sul posto. Una membrana tessile color bronzo è inchiodata direttamente sui pilastri dei portali e ricoperta con un pannello. Il ritmo verticale della facciata riprende la struttura interna, ricordando la tradizionale soluzione del “ramèe”, realizzato sul fronte a monte. Dall'interno, il tessile è trasparente e permeabile sul paesaggio e, durante la notte, lo spazio si rivela anche dall'esterno, grazie a un impianto d'illuminazione artificiale. Il tetto è di lamiera metallica grigia antracite che, con il tempo, tende ad accordarsi al colore naturale del legno grezzo, in modo da rafforzare l'unitarietà visiva del volume.

Una struttura facilmente ampliabile
In questo progetto, il committente e gli architetti hanno condiviso l'obiettivo di un progetto sostenibile, realizzando una stretta collaborazione sulle scelte costruttive e l'impiego dei materiali, come il legname proveniente dalla foresta vicina, proprietà del committente, costituita principalmente da abete bianco. Il legno, non trattato, è utilizzato per tutti gli elementi fuori-terra, ad eccezione del tetto e della facciata in tessuto. Tutte le connessioni sono meccaniche, per evitare l'utilizzo di collanti o resine e per rendere la struttura perfettamente smantellabile e riciclabile. Inoltre, i dettagli costruttivi sono stati progettati in modo che, terminata la realizzazione delle strutture portanti, il cliente potesse terminare da solo i lavori di costruzione e, allo stesso tempo, fosse capace di realizzare successivi interventi manutentivi o di ampliamento. L'incastonamento dell'edificio in una precisa pendenza del terreno ha limitato argini e sbancamenti, garantendo il totale riutilizzo del terreno e il collegamento dei pluviali a piccole vasche interne per sfruttare le acque meteoriche.