La villa per Robert Downey Jr. (notissimo attore che ha vestito i panni di Ironman, Sherlock Holmes e ha vinto l’Oscar con Oppenheimer di Chris Nolan) e sua moglie Susan Levin rappresenta lo sviluppo naturale di una filosofia progettuale unica che ha le radici nel lavoro del grandissimo Dante Bini, padre del progettista Nicolò Bini. La genialità e passione di questo ricercatore indomito e curioso, sempre interessato a pensare in modo divergente, ci ha regalato innumerevoli sperimentazioni, leonardesche, frutto di un’innovazione dotata sempre di sfondo etico. La sua ricerca della sottigliezza e del more with less ha un primo obiettivo sostenibile: utilizzare meno calcestruzzo armato possibile a parità di superfici e volumi coperti. Lo scatto ulteriore di pensiero, di paradigma, riguarda l’innovazione e invenzione dei processi costruttivi, riducendo sensibilmente i tempi di cantiere.

Era il lontano inverno del 1963 quando Dante concepisce le Binishell uscendo da una partita di tennis al coperto, in un pallone aerostatico in grado di reggere il peso di una copiosa nevicata. Ecco il “materiale” a lui necessario, l’aria! Il fenomeno fisico della pressione dell’aria consente di reggere pesi e in definitiva di fare architettura.

Nicolò Bini assimila benissimo questa lezione e in un certo senso la “digerisce” e la rinnova nella villa di Malibu. Si tratta, infatti, di uno spazio ottenuto per “pseudomorfosi”, colando una massa di calcestruzzo di spessore sottile su una geometria articolata ottenuta mediante un cassero pneumatico come quelli che tanto amava suo papà. L’esito plastico è sorprendente: una sorta di caverna contemporanea, primitiva, uterina che a tratti ci ricorda alcune sperimentazioni spaziali di Toyo Ito con la Taichung Opera a Taiwan ma che in più ha il rigore per il metodo costruttivo e per l’ottimizzazione sostenibile del materiale e delle prestazioni.

La struttura a parete sottile, la cui geometria ovoidale rimanda a visioni spaziali e fantascientifiche, offre una importante resistenza antisismica, fondamentale in California, aerodinamicità (siamo vicino all’Oceano Pacifico) così come l’ottimizzazione del rapporto superficie/volume per ciò che riguarda dispersioni o captazioni termiche. La forma organica e l’ottimizzazione del materiale sono state una precisa volontà del committente che si è subito convinto del metodo Binishell proprio per un preciso obiettivo di sostenibilità, ottenuto anche tramite la presenza di turbine eoliche, pannelli solari e una oculata gestione del ciclo idrico su tutto il lotto circostante. Il cassero pneumatico, in nylon coated neoprene, ha definito la forma a “bolle” multiple su cui è stata disposta l’armatura di forza sia ai carichi gravitazionali che orizzontali (sisma e vento), si è poi proceduto con la definizione del guscio mediante spruzzo di calcestruzzo speciale che utilizza ceneri di scarto dalla combustione del coke unito a inerti di riciclo per ridurre il più possibile le emissioni di CO2. A maturazione si è rimosso il cassero sottostante (che sarebbe riutilizzabile, anche parzialmente) per procedere alle finiture interne ed esterne riducendo notevolmente i tempi di cantiere.

In generale, il progetto di Nicolò Bini è un progetto di fluidità: morfologica, aerauilica per sfruttare la pressione, sorreggere e idraulica del legante cementizio che si adagia su questa “duna” da abitare che è casa Downey-Levin.

La scelta del distributivo in pianta predilige i due lati lunghi: compatto quello sul lato più freddo a nord mentre con grandi aperture, captanti in inverno ma schermate da aggetti in estate, quello a sud verso il sole e verso l’Oceano. Più contenuti gli altri due lati est e ovest per evitare indesiderate captazioni solari medio stagionali in un clima caldo come quello della California. Dall’alto il volume pare quasi come una grande balena bianca, oppure un tronco portato dal mare o una conchiglia enorme adagiata nel waterfront oceanico di Zuma beach. La fusione tra interno ed esterno è totale, mozzafiato, grazie alle viste generose e ai pozzi di luce zenitale nelle zone di vita.

Il white concrete utilizzato ha un’albedo che evita l’eccessiva captazione solare e ha anche importanti prestazioni di reazione al fuoco (il calcestruzzo è incombustibile) in grado di proteggere in caso di incendio, rischio che in California è sempre presente. Come per Dante, anche per Nicolò Bini indagare i processi costruttivi significa parlare di “industria della costruzione” e portare quello scatto tipico, protetto da brevetti come faceva suo padre, che consente la riduzione dei tempi di cantiere, l’ottimizzazione prestazionale, statica, dinamica e termica e l’efficienza economica. Il processo maieutico della tecnica costruttiva parte dalla ricerca materica, dove le strutture organiche con spessori sottili si rifanno ad analogie naturali come le conchiglie o i gusci d’uovo, e arriva all’essenza di un’architettura che è allo stesso tempo ancestrale e marziana ma in realtà molto contemporanea e originale.

La “Odissea” tecnologica di Dante traccia oggi la visione di Nicolò Bini che eredita dal padre l’imprinting di “architetto inventore”, dal latino invenio, cioè trovo, scopro. Proprio come ha sempre fatto Dante rispetto a tutto quello che rimaneva invisibile agli altri, come la forza dell’aria che diviene strumento costruttivo, oggi Nicolò Bini inventa a Malibu una caverna contemporanea, protettiva e accogliente dove l’estetica è assolutamente collegata alla tettonica che ha prodotto questi spazi e volumi.

Scheda progetto
Client: Susan Levin, Robert Downey Jr.
Opening: September 2022
Gross area: 577 m2
Interior design: Joe Nahem Fox Nahem
Structural and construction advisor: Ignacio Barandiaran
R&D: Jason Pilarski
Concrete contractor: Shotcrete Structures
Structural engineer: Joe Hoffmayer
General contractor: All Coast Construction
Interiors: Ben Goodman
Photos: Roger Davies