internazionalizzazione – Secondo il Gruppo di lavoro milanese è necessario creare una rete di relazioni che sia da supporto ai nostri professionisti per sviluppare progetti all'estero.

L'Ordine degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Milano ha formato un Gruppo di lavoro con l'obiettivo di sviluppare il tema dell'internazionalizzazione partendo da quanto già fatto in passato, per costituire entro l'inizio del prossimo anno una rete di relazioni, un corpo di supporto e alcuni strumenti operativi volti a facilitare lo sviluppo della professione dell'architetto all'estero.
Insieme all'architetto Alessandro Trivelli, portavoce per l'internazionalizzazione all'interno dell'Ordine milanese, abbiamo approfondito il tema.

«Il nostro obiettivo è portare avanti uno dei punti importanti del programma che prevede la creazione di supporti e strumenti da offrire ai professionisti per affrontare il tema dell'internazionalizzazione - ha spiegato Alessandro Trivelli -: il discorso è già stato impostato nel passato, ma rispetto ad alcuni anni fa le prospettive sono completamente cambiate. Nel 2011 si parlava di professionalità all'estero con esempi di architetti e progettisti che lavoravano in diversi luoghi del mondo o citando i casi di studi italiani attivi all'estero. Oggi il tema va affrontato con declinazioni diverse: il primo scopo è semplificare la strada affinché gli studi italiani possano affrontare l'avventura estera rimanendo in Italia; in secondo luogo, è necessario creare un supporto e una rete di architetti locali che diventino un riferimento sia per gli stranieri che per coloro che operano in Italia, acquisendo le basi per saper lavorare in modo collaborativo; un ulteriore aspetto è la generazione di una rete che includa tutto quello che oggi figura come supporto all'operatività all'estero di altri settori (come per esempio la Camera di Commercio e Ice), sviluppando sistemi di relazione che affianchino le aziende italiane per entrare in un mondo in cui il professionista non ha accesso se non è strutturato come una Srl».

L'Ordine ha già attivato alcune iniziative volte a favorire l'internazionalizzazione, che secondo Trivelli, può avvenire mantenendo le proprie basi principali in Italia, al fine di trasmettere la professionalità e la capacità degli architetti italiani di leggere, interpretare e tradurre la complessità e le esigenze contemporanee di altri contesti in uno spazio di qualità. A questo proposito l'Ordine milanese ha dato vita a un ciclo di incontri in collaborazione con Promos (azienda speciale per le attività internazionali della Camera di Commercio di Milano) nell'ambito dell'internazionalizzazione della professione nei Paesi emergenti. Inoltre è stata sviluppata un'attività di supporto alle reti di giovani architetti, come la piattaforma europea Wonderland. Per il futuro il Gruppo di lavoro si propone di stabilire un contatto diretto con gli Ordini di alcuni Paesi europei e non, per agevolare lo sviluppo burocratico e di supporto dell'attività professionale, sia da parte degli architetti italiani all'estero che per quelli stranieri in Italia. Inoltre saranno rese accessibili le reti visibili (come Wonderland) e quelle invisibili, composte da architetti italiani che lavorano stabilmente all'estero, per creare un tessuto di relazioni di scambio e supporto all'attività professionale. Tra le diverse attività, previste per i prossimi mesi, l'Ordine si propone di produrre una guida procedurale per render più semplice l'accesso ai concorsi a invito in alcuni Paesi europei, guidando gli architetti verso i mercati esteri anche cercando di affrontare in modo sostenibile il problema del dumping, come previsto dalle indicazioni Cae Ace. «Una delle nostre ipotesi - ha spiegato Trivelli - è quella di mettere insieme tutto ciò che esiste già, ma è sparso e disorganizzato, per offrire punti di riferimento e fare in modo che il progetto sia in grado di viaggiare da solo. In Italia, infatti, non siamo molto strutturati da questo punto di vista: non siamo capaci di formare un progetto che sappia andare sulle proprie gambe, siamo legati a quello che creiamo e vogliamo seguire l'attività sempre e dovunque. Invece un progetto ideale, all'estero, deve poter essere letto e realizzato da chiunque in modo chiaro, da qualsiasi parte del mondo, senza punti interrogativi. Questo ci impone un cambiamento di modalità di lavoro e organizzazione».

Come ricordato da Trivelli, l'attività all'estero di un professionista italiano è fortemente collegata alle aziende, non per i nomi o i brand ma perché in un ambito come quello delle costruzioni, dove si fa spesso riferimento ai sistemi e ai materiali, è normale connettere strettamente le imprese con la progettazione. Il professionista all'estero, dunque, porta capacità e organizzazione ma anche un mondo di aziende, senza distinzione, importanti per la qualità made in Italy, alcune già conosciute, altre meno note, senza una struttura in grado di valicare il confine nazionale. «Sono convinto che, per il mondo delle aziende, poter sostenere e veicolare le professionalità degli architetti può diventare interessante per l'apertura di nuovi mercati - ha sottolineato Trivelli -. È un mondo tutto da costruire, è necessario un sistema in cui ci sia fiducia, organizzato anche dal punto di vista manageriale, soprattutto per i piccoli studi per i quali è molto difficile spingersi all'estero. A questo proposito è necessario sottolineare come un'attività di supporto è utile per tutti quei casi in cui uno studio non ha grande organizzazione e non dispone di supporto legale, giuridico o assicurativo».