Abitazioni – La gallerista di Zurigo Eva Presenhuber ha commissionato una casa d'arte in una piccola comunità rurale, che riprende l'architettura tradizionale con materiali contemporanei

Vnà è una piccola comunità di 70 abitanti, dove la compresenza di un'esistenza bucolica legata alla montagna e di un'accesa contemporaneità, ha provocato una diaspora di giovani verso luoghi urbani “più civilizzati”. Una gallerista di fama internazionale, con sede a Zurigo, che inventa una casa per l'arte, in realtà una casa di vacanza che assolve anche la funzione di nucleo espositivo e che apre alla scena artistica un piccolo nucleo montano. Due architetti svizzeri: Andreas Fuhrimann e Gabrielle Hächler. Questi gli ingredienti della storia di un piccolo edificio che inventa una tipologia alquanto particolare di casa per l'arte. Da parte degli architetti, si percepisce una riflessione sulla casa lignea engadinese, scomparsa nei secoli a causa d'incendi e prontamente sostituita dalle abitazioni in pietra che gradualmente hanno trasformato il volto della piccola comunità.

Un magma di cemento
Ebbene, nella casa per la gallerista, la massività lapidea cede il passo a un magma scultorio di cemento, che per cromia e forma da lei poco si allontana; il legno diventa la presenza caratterizzante negli interni mentre è assente all'esterno. La casa si colloca nel nucleo storico della comunità; il volume, che chiude un vuoto urbanistico lasciato da un precedente edificio, si trova in stretto contatto con un contesto tradizionale. Inoltre, l'edificio si adagia su un pendio, lasciando come corpo accessorio libero il doppio garage in calcestruzzo. La massività dell'involucro nasconde la raffinata composizione di una parete multistrato. Il massivo, infatti, prevede solitamente il monostrato ma in questo caso solo la materia di base è unica, mentre la composizione del prodotto intende risolvere questioni tecnologiche.

Un'argilla speciale
All'esterno, dunque, c'è una parete in calcestruzzo a vista a elevato isolamento, abbinata a un nucleo coibente in lana minerale con listelli di legno intermedi e barriera; all'interno, invece, si antepone una parete in calcestruzzo armato a vista. Il muro perimetrale trova la propria essenza nella parete in calcestruzzo addizionata di sfere d'argilla espansa, che segue un rigido protocollo di realizzazione. Dopo un accurato trattamento, l'argilla grezza è cotta nel forno a tubo rotante a circa 1.200 gradi centigradi. Durante questo processo, bruciano gli elementi organici dell'argilla, distribuiti finemente e in modo uniforme. Le sfere si gonfiano e si forma l'argilla rigonfiata Liapor ceramica, contenente pori d'aria. La parete stratificata Liapor, che si ottiene miscelando l'argilla al calcestruzzo, si distingue per le sue ottime caratteristiche ecologiche e fisiche: ha requisiti termoisolanti e contemporaneamente accumula il calore, oltre a una bassa resistenza di diffusione del vapore.

I richiami all'architettura locale
Efficiente è la protezione contro i rumori e quella antincendio, per cui garantisce la classe più elevata A1. All'esterno, il cemento diventa una scultura aggraziata da finestre con opere scritte sul vetro; gli interni adottano la medesima geometria asimmetrica dell'esterno e il medesimo sistema ortogonale, ma nelle camere e in soggiorno il calcestruzzo a volte si veste di pannelli in compensato di abete rosso, per richiamare l'architettura locale ma anche per conferire un aspetto piacevole agli spazi. Dove il calcestruzzo rimane nudo, compaiono frasi come: “you're on fire”. In altri luoghi, come la cucina, l'arredo s'innesta seguendo la stessa metrica dell'involucro: anche superfici di colore, piani e ante diventano scultori. I richiami alle case storiche non si fermano al concetto di materia massiva.

L'aspetto è approfondito dagli architetti anche nella tipologia residenziale: nelle case engadinesi, l'accesso avviene attraverso il “Suler”, un ampio locale con diverse funzioni domestiche e rurali. Nella casa di Vnà si accede all'edificio dopo aver risalito una scala in calcestruzzo bianco che segue l'andamento orografico del terreno, giungendo attraverso un ampio portone ligneo a un piano terra rialzato con uno spazio aperto. L'ambiente ampio e luminoso si offre al visitatore assumendo una valenza polifunzionale, perché assolve anche una funzione espositiva. Nella parte posteriore, si aggiungono dietro la scala alcuni spazi accessori di competenza degli operatori: un ufficio e servizi. Al primo piano, ci sono tre camere e i bagni, mentre all'ultimo piano si distribuiscono le funzioni diurne in uno spazio fluido, diaframmato solo da alcuni elementi strutturali. La luce penetra copiosa dalla finestra d'angolo, che diventa una sorta di veranda aperta sulla cittadina; le altre aperture, la cui disposizione funzionale segue sull'involucro di facciata una sintassi estetica, sono adeguate per dimensioni ma rese maggiormente ricettive per il taglio a sguincio in una parete massiva d'importante spessore.