Testo di Stefano Bernuzzi

PARCO ARCHEOLOGICO DELL'INCOMPIUTO SICILIANO
   Testo di Stefano Bernuzzi

Questa è una piccola storia di paradossi. Anzi, di un "sistema" di paradossi che si sommano e incastrano in un complesso di scatole cinesi in cui è difficile trovare il filo per uscirne se non introducendo ulteriori contraddizioni e provocazioni risolutive. Un esempio di come, grazie alla proverbiale creatività italica, sia possibile, almeno in parte, uscire dal decennale pantano delle opere pubbliche rimaste incompiute che costellano gran parte del nostro Paese.
Incompiuto Siciliano è un'idea di Alterazioni Video, composto da Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erenbourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri, attivi tra Milano e New York, progettato in network con Enrico Sgarbi e Claudia D'aita i quali da oltre due anni stanno affrontando questo tema spinoso e da molti (troppi) tenuto sotto silenzio e ignorato, perché forse considerato senza soluzione così come ormai sembra definitivamente consolidato nel nostro panorama visivo. A tal punto che sono state varate delle Leggi nazionali che classificano rigorosamente il grado di incompiutezza delle opere pubbliche. Ed ecco il primo paradosso: lo Stato accetta, giustifica e assegna un valore a opere che ha costruito, abbandonato e in alcune eccezioni distrutto.
Secondo paradosso: dove non arrivano le pubbliche amministrazioni, i governi di qualunque colore e bandiera, arrivano cinque artisti con una proposta concreta, e non la solita provocazione artistica fine a se stessa, per dare una seppur parziale risposta alle domande che tutti ci siamo posti attraversando l'Italia, sull'esistenza e il futuro dei cosiddetti eco-mostri.
Il lavoro di ricerca compiuto da Alterazioni Video sull'architettura incompiuta affronta la tematica delle opere pubbliche non-finite in Italia, indagando in modo multi-disciplinare le relazioni tra queste opere architettoniche e il contesto nel quale sono inserite, affermandone il loro valore artistico e proponendone una nuova definizione stilistica. Si va ben oltre le denuncie stile "Striscia la Notizia" per entrare in un vero e proprio "sistema nazionale di opere incompiute" di ampio respiro che permea costantemente la nostra quotidianità e che è entrato, volenti o nolenti, nel nostro contesto socio-culturale. L'indagine condotta in questi due anni ha portato alla classificazione di circa 360 architetture incompiute in tutta Italia con una particolare concentrazione geografica nel Sud - la Sicilia vanta il triste record di 160 opere - e cronologica nel ventennio '60-'80. Ma non si creda che il Nord sia immune da tutto ciò, dato che può celebrare il primato della prima "incompiuta" italiana, l'Idrovia Milano-Cremona iniziata nel 1911 che a tutt'oggi è giunta solo a Pizzighettone, per una lunghezza di poco più di 13 Km.
Il progetto si sta concretizzando nella creazione del primo "Parco Archeologico dell'Incompiuto Siciliano" nella cittadina di Giarre, 20000 abitanti in provincia di Catania, tra il mare e le pendici dell'Etna, che vede una curiosa concentrazione di ben 12 architetture, tutte più o meno non finite, tale da "meritarsi" il titolo di capitale dell'Incompiuto Siciliano. Giarre è la punta dell'iceberg, il punto di partenza di un processo di rivalorizzazione e riqualificazione di un patrimonio architettonico che diventa vero e proprio "stile" da valutare attraverso parametri culturali, non più una semplicistica etichetta entro cui rinchiudere forzatamente un pacchetto eterogeneo di opere, quanto piuttosto un vero e proprio modello teorico, capace di riconoscere, individuare e anche in una certa misura prevedere, la configurazione di un'opera o un sistema di opere incompiute in essere o in procinto di divenire. Un paradigma interpretativo di un fenomeno che ha segnato la storia recente del nostro Paese.
La creazione del Parco vuole essere il risultato concreto di un'operazione di storicizzazione del territorio la cui essenza e percezione viene fortemente determinata dalla presenza delle opere pubbliche incompiute, un'operazione che coinvolge necessariamente la popolazione locale e le Amministrazioni a tutti i livelli. L'iniziativa gode fin dalla prima proposta avanzata da Alterazioni Video della piena fiducia e collaborazione del Comune, che il 26 novembre 2007 ha presentato ufficialmente la nascita del Parco e ha appoggiato la volontà di trasformarlo nei prossimi anni in una Fondazione che sarà anche Osservatorio Nazionale dell'Incompiuto per continuare nella mappatura nazionale.
Non si tratta di una museificazione delle opere ma piuttosto di un modo per raccontare questi luoghi, rivivificare la memoria collettiva di tutti i processi che hanno portato a queste opere, attivare fenomeni di trasformazione del territorio e delle architetture attraverso il loro recupero e riutilizzo. Si vuole fornire un modo per poter leggere e riqualificare il territorio in modo più costruttivo e consapevole rispetto al difficile passato, caratterizzato dalla (cronica) incapacità di gestione, e creare un nuovo "sistema" fondato sui resti e sugli sprechi. Più difficile appare il confronto con la popolazione locale restia, e come dargli torto, ad accettare tale rilettura di edifici con cui convive da anni (e talvolta decenni) e quindi entrati nella visione e nella memoria collettiva fino a sparire e divenire un tutt'uno con l'intorno, secondo una sorta di autodifesa pubblica e privata per cancellare il passato. Anche perché nel caso di Giarre era la stessa comunità locale che chiedeva opere importanti che caratterizzassero la città e i progettisti e le amministratori si appoggiavano a questo volere per ottenere finanziamenti, attivare opere e posti di lavoro. E rendere pertanto impossibile definire una catena di responsabilità, il classico sistema di scatole cinesi, scaricabarili, connivenze e complicità che rende il tutto una massa informe che nessuno può ormai sciogliere.
Opere che sono state, e continuano ad essere, un pozzo senza fondo di risorse economiche e umane. Impossibile quantificare il costo complessivo di queste architetture così come risulta impossibile oggi demolirle dati gli improponibili costi per la demolizione e lo smaltimento degli inerti. Ma quali sono queste opere di cui il Comune di Giarre tenta un faticoso recupero e riutilizzo?
Una Piscina Olimpionica lunga 49 metri invece dei 50 regolamentari, un Centro culturale, il Mercato dei fiori, la Pista per automodellismo, la Casa per anziani, Palazzine popolari, un Parcheggio multipiano (peraltro senza uscita), il Parco Pubblico Chico Mendez, il Teatro Comunale in costruzione da 52 anni e pure fuori asse, lo Stadio, la nuova Pretura e il Campo da polo, uno dei pochi costruiti in Italia, con tribune che possono ospitare 22000 persone (a fronte di una popolazione di circa 20000...) costruite però con una pendenza talmente accentuata da risultare quasi impossibili da scalare.
Oggi il Parco è già aperto ai visitatori che non troveranno però mappe, cartelli o indicazioni ma solo la libertà di girare per il paese e scoprire come queste opere tanto bistrattate - in molti casi francamente inutili e prive di senso - possano aiutarci a modificare la percezione dell'incompiuto nelle opere pubbliche e a considerarle autentiche opere d'arte da valorizzare. La speranza, al di là delle pur importanti finalità culturali, è anche quella di poter definire una nuova risorsa basata su un turismo più consapevole che produca una importante ricaduta economica e porti a creare posti di lavoro e strutture ricettive.

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