Galleria fotografica – Una delle tendenze emerse dai Saloni 2008 è che le creazioni dei designer di punta sono diventate un nuovo segno di status

L'ufficio executive è indubbiamente, da sempre, un ambiente con forte carica rappresentativa: vi si rispecchiano l'identità aziendale, ma anche il carattere e i gusti personali del singolo dirigente. Nonostante l'apparente tendenza all'eliminazione delle strutture organizzative gerarchiche, il mobile direzionale non conosce crisi; anzi, proprio in un momento come quello attuale, in cui le aziende riducono al minimo i costi per l'acquisto di arredi operativi, l'ambiente direzionale e in genere tutti gli spazi di rappresentanza, hanno il compito di riflettere l'immagine che l'impresa vuole comunicare verso l'esterno; la scrivania può quasi essere considerata una sorta di benefit per il dirigente e per questo motivo diventa sempre più preziosa, vero oggetto di culto, scultorea o ipertecnologica, minimale o stravagante.

L'influenza dell'architettura nelle soluzioni dei Fuksas
A differenza di tutti gli acquisti che in azienda sono delegati all'ufficio deputato o al capitolato del progettista, è il manager in persona che sceglie l'arredo per il “suo” ufficio selezionandolo tra quelli che hanno maggiore affinità con il suo stile di vita o con maggiore appealing. Come per ogni altro acquisto personale -abbigliamento o accessori, auto o sport- contano nella scelta dell'arredo la qualità dei materiali (intramontabili i tradizionali legno e cuoio, affiancati da quelli più high-tech come cristallo e metallo o dai più innovativi come Corian, vetroresina o fibra di carbonio) e il dettaglio delle rifiniture artigianali, ma anche il nome del progettista ha una forte influenza. I noti architetti Doriana e Massimiliano Fuksas firmano Mumbai, la nuova collezione executive di Haworth Castelli, trasferendo nella scala ridotta dell'industrial design le competenze progettuali e i concept di base dell'architettura: la superficie del piano si raddoppia creando un “vuoto” che diventa il fulcro del progetto; il foglio in multistrato curvato al limite delle caratteristiche meccaniche del materiale racchiude e lascia in vista la struttura reticolare in acciaio tagliato al laser. Già due anni fa i Fuksas si erano dedicati all'industrial design per l'ufficio con la sinuosa poltrona Bea per Luxy.

Curiosità e innovazione dal Salone
Traspare la cultura del car design nella struttura importante e nella forte integrazione della tecnologia nella linea di arredi Luna, disegnata da Pininfarina per Uffix, presentata ora in una spettacolare versione Gold Limited Edition, laccata con polveri micronizzate di oro a 24 carati, per celebrare l'ambito Good Design Award 2007 assegnato da The Chicago Athenaeum, il terzo importante riconoscimento internazionale dopo il premio popolare di Wellness@Work Award 2006 e il 1° Premio Design&Innovation Award 2007 alla BNW di Budapest. Il leitmotiv della scocca fortemente caratterizzata si ritrova anche nella poltrona Xten che sempre Paolo Pininfarina ha disegnato per Ares Line. Tra i prodotti presentati al Salone Ufficio che hanno suscitato più curiosità -ma anche critiche- sono Zero e Uno, scrivanie in plastica e vetroresina, prodotte da Della Rovere, griffate dal giovane designer Karim Rashid -egiziano di nascita, cresciuto in Canada e residente a New York- nome di fama internazionale e insignito di numerosi premi, ma assai discusso dai “puri” del design, che Time definisce “poeta della plastica”. Sempre di Karim Rashid e altrettanto scultoreo e provocante è anche Maniak, il bancone proposto da Frezza per la zona reception, altro ambiente con ruolo determinante nella presentazione e rappresentazione dell'azienda verso il mondo esterno.

L'importanza della coerenza
Senza dubbio i dirigenti e le imprese acquirenti trovano in queste griffe un strumento per rafforzare e caratterizzare le propria immagine, ma una considerazione andrebbe anche fatta sul rapporto tra aziende produttrici e designer. Può succedere infatti che il progettista di fama incanti anche il produttore il quale, affascinato dal mito della creatività, paradossalmente perda di vista la propria immagine e assuma un'identità che non gli appartiene, con il rischio di presentarsi sul mercato senza coerenza e senza strategie ben definite.