mostra – Dal 7 luglio al 14 agosto le opere e i progetti di Snøhetta saranno al Macro Testaccio di Roma, unica tappa italiana di un tour mondiale della mostra che la Norvegia ha voluto dedicare allo studio-icona della sua architettura contemporanea.

Quando più di 20 anni fa cinque giovani architetti (tre norvegesi, un austriaco e un americano) decisero di aprire
insieme lo studio a Oslo e decisero di chiamarlo Snøhetta, il nome di una delle cime più alta della Norvegia, certo non
potevano immaginare che lo studio sarebbe non solo diventato il più importante del Paese ma che sarebbe entrato nella
rosa dei protagonisti dell'architettura internazionale contemporanea. Chiave del loro successo, l'idea di fondere nei
loro progetti architettura e paesaggio
(4 di loro erano specializzati in architettura del paesaggio). Avevano già
ottenuto i primi riconoscimenti in patria, quando nel 1989 si iscrivono al concorso per la Biblioteca di Alessandria
d'Egitto
, e lo vincono superando nomi eccellenti. Alla sua inaugurazione nel 2002, il progetto conquista pubblico e
critica per la sua forma simile a un disco che sta emergendo dal terreno, per l'organizzazione del contesto, per la
scelta dei materiali, per l'attenzione all'eco-compatibilità, per la grande vivibilità dell'interno, per la poesia del
muro di pietra con l'intervento grafico di un'artista norvegese.
Da lì la storia di Snøhetta è un susseguirsi di successi in tutti i campi del progetto: musei grandi e piccoli -
recentissima la vittoria del concorso per l'ampliamento del Museo d'Arte Moderna di San Francisco, firmato da Mario
Botta
-, padiglioni temporanei con forme inusuali, piccoli interventi nel paesaggio, alberghi, ristoranti, ponti,
centri congresso, Memorial; dalla Norvegia agli Emirati, da New York e San Francisco al Messico; dall'Egitto a Londra e
così via.

Diretto da due dei suoi cofondatori - Craig Dykers (americano) e Kjetl Trædal Thorsen (norvegese) - insieme a
quattro partners, oggi lo studio ha uno staff di più di 120 architetti nelle due sedi di Oslo e New York. Tra i più
importanti riconoscimenti ottenuti, l'Aga Khan Award nel 2004 e il Premio Mies van der Rohe nel 2009.

Il lavoro di Snøhetta arriva a Roma nella mostra prodotta dal Museo nazionale di arte , architettura e design di Oslo e
commisssionata dal Ministero degli Affari esteri norvegese. Plastici, film, disegni e fotografie si concentrano sui
progetti più significativi, partendo dalla Biblioteca di Alessandria d'Egitto fino all'Opera House di Oslo, concepita
non come un singolo edificio ma come un candido ondulato paesaggio urbano da vivere; dalle forme organiche del King
Abdulaziz Centre for Knowledge and Culture in Sud Arabia
al Padiglione del Memoriale dell'11 Settembre a New York; fino
all'incredibile "tromba" in membrana plastica ideata come padiglione smontabile per il più importante festival di jazz
in Norvegia.

Invito

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