L’Alto Adige è noto per le buone pratiche che caratterizzano una molteplicità degli aspetti relativi alla vita quotidiana, dall’economia circolare alla sostenibilità ambientale, dalla meticolosa attenzione al risparmio energetico alla qualità che investe praticamente ogni settore della produzione fino all’architettura e al rispetto delle tempistiche con le quali questa prende forma. TreeHugger, il nuovo edificio che accoglie l’Ufficio di Informazioni Turistiche di Bressanone, è l’esempio concreto di questa vocazione alla pragmaticità lungimirante e consapevole. Opera di MoDus Architecs, lo studio di Sandy Attia e Matteo Scagnol che tanto ha contribuito negli ultimi anni alla definizione di un nuovo scenario per l’architettura contemporanea altoatesina (vedi il Polo scolastico di Sant’Andrea, la ristrutturazione con ampliamento della Scuola elementare di Ora, dell’Accademia Cusanus a Bressanone e dell’Hotel Icaro sull’Alpe di Siusi, solo per citare alcuni esempi), TreeHugger è frutto di un concorso di progettazione a inviti che, come di consueto in questa parte dell’Italia, si è caratterizzato per la snellezza delle procedure e il rispetto della tabella di marcia. E così, dopo l’aggiudicazione, l’incarico e la gara d’appalto (che si sono succeduti con grande velocità), l’edificio è stato realizzato in un anno. L’opera, peraltro, introduce un altro tema molto sentito in Alto Adige sia dalle amministrazioni pubbliche sia dai privati cittadini: il turismo e le strategie atte a rendere attraente e qualitativamente significativo tutto ciò che attorno a esso ruota. A partire, come nel caso di TreeHugger, da un ufficio del turismo che normalmente nell’immaginario collettivo non desterebbe alcuna curiosità se non per le informazioni sul territorio che è chiamato a dispensare. La struttura di Attia e Scagnol non è infatti un caso isolato; basta pensare, per esempio, al punto informazioni sul Passo Monte Croce in Val Pusteria di Pedevilla Architects con Willeit Architecture, alla piattaforma panoramica sul ghiacciaio della Val Senales di noa* network of architecture, al rifugio a Obereggen in Val d’Ega di Peter Pichler Architecture con Pavol Mikolajcak. Tutte architetture che da sole meritano un viaggio in Alto Adige (non è un caso che un filone molto vincente per il territorio sia il turismo legato alla scoperta dell’architettura contemporanea).

TreeHugger è la felice pagina di un libro che racconta la storia degli edifici di accoglienza destinati alle persone in visita alla città a partire dall’Ottocento. Lì dove oggi sorge l’opera di Attia e Scagnol, all’incrocio delle strade che conducono al centro di Bressanone, erano presenti una serie di eccentriche strutture al servizio dei visitatori, le tracce delle quali sono individuabili nei padiglioni cinese e giapponese che si trovano nel giardino del Palazzo Vescovile, monumento storico ed elemento di pregio del tessuto architettonico locale con il quale TreeHugger è in connessione visiva. Alla fine dell’Ottocento fu il momento di una loggia in stile asburgico, sostituita negli anni Trenta del Novecento da un edificio di ispirazione modernista, a sua volta soppiantato negli anni Settanta dal padiglione turistico concepito secondo le logiche della modularità dal noto architetto locale Othmar Barth. Oggi è la volta di MoDus che, lì dove sorgeva l’architettura di Barth, ha dato vita a una struttura dal linguaggio contemporaneo e internazionale. Con il suo profilo plastico e l’audace sbalzo in prossimità dell’ingresso, TreeHugger si pone come un “evento urbano” destinato a suscitare la curiosità e a captare l’attenzione del visitatore, oltre a configurarsi come il nuovo portale di accesso alla città. Le sue linee sinuose sono il frutto di una scelta ponderata: la volontà dei progettisti è stata quella di cercare un dialogo con i padiglioni preesistenti (giapponese e cinese) facendo eco alle loro curve insolite e di simulare con le ampie superfici concave il gesto dell’abbraccio - segno che può essere anche interpretato come espressione di benvenuto per chi visita la città - intorno a un secolare albero di platano, punto di partenza per lo sviluppo del progetto. Fermamente decisi a manterlo in vita, gli architetti hanno concepito l’articolazione e la distribuzione degli spazi in funzione della presenza del possente albero, diventato così il fulcro del progetto. La soluzione progettuale adottata rende possibile il rapporto -in questo caso virtuoso- fra natura e architettura, che si esprime attraverso un fertile dialogo improntato all’interazione. E non solo in termini di organizzazione spaziale, ma anche di scelte formali: grazie alla tessitura scabra e alla presenza di inerti locali nel cemento bocciardato faccia a vista che caratterizza l’edificio, l’architettura richiama la corteccia del platano, ruvida e maculata.

La particolare forma planimetrica è generata da un insieme di curve di differente raggio, fatta eccezione per un solo lato (sud) che si sviluppa in maniera lineare. La scocca in cemento è stata realizzata attraverso il getto in opera in fasi successive di porzioni di muratura orizzontali a tutta altezza, formando così un anello continuo spesso trenta centimetri e alto nove metri. Come la maggior parte delle pareti, anche le vetrate sono curve e sono realizzate con un telaio nascosto in alluminio, mentre le parti a vista sono di colore nero. Per riuscire a nascondere il telaio fisso delle vetrate, quest’ultimo è stato incassato nello spessore tra le pareti verticali e i solai. L’intercapedine è stata riempita con materiale isolante e, al momento della posa, prima sono stati montati i telai (profili a C continui in alluminio), quindi i vetri grazie all’uso di macchine sollevatrici con ventose. Leggero sotto, massiccio sopra, TreeHugger inverte la visione comune della tettonica proponendosi come un oggetto dalle sembianze zoomorfe che attraverso le sue “zampe” di cemento si solleva da terra -definendo così il guscio entro il quale si articola il secondo piano- e conversa con la dimensione urbana e architettonica del contesto. Al piano terra le ampie superfici vetrate assecondano la vocazione dell’ufficio turistico alla visibilità. TreeHugger si articola su tre livelli, due piani fuori terra e uno interrato: il piano terra accoglie gli spazi informativi per i turisti, alcuni uffici e la sala conferenze, il piano superiore ospita i rimanenti uffici e una sala riunioni, quello interrato è destinato al magazzino e all’archivio. L’ingresso, situato sulla facciata nord, è rimarcato da uno scultoreo aggetto che individua un nuovo spazio pubblico pedonale in prossimità dell’accesso alla città storica. Al rapporto con quest’ultima contribuisce anche la copertura, una terrazza panoramica accessibile al pubblico che permette di osservare il paesaggio urbano all’ombra della chioma del platano secolare.

IL TAGLIO TERMICO NEL CALCESTRUZZO FACCIA A VISTA SULLA FACCIATA NORD
Obiettivo di massima priorità è stato evitare ponti termici nella struttura in particolare sulla facciata nord, dove si trova l’ampio sbalzo con intradosso in cemento faccia a vista che sottolinea l’ingresso e individua il nuovo spazio pubblico. In presenza di elementi costruttivi a sbalzo, infatti, i ponti termici sono causa di perdita di calore, pareti umide e muffe. Per ovviare a questi inconvenienti i progettisti hanno utilizzato Schöck Isokorb®, un prodotto isolante e portante -adatto sia per le nuove costruzioni sia per le ristrutturazioni- che permette di garantire il taglio termico in presenza di elementi costruttivi a sbalzo. Il materiale isolante contenuto nell’Isokorb® è Neopor®, un prodotto brevettato composto da grafite ed EPS. Grazie a questa scelta l’intradosso dello sbalzo non ha perso la sua continuità strutturale e visiva fra interno ed esterno. All’interno di Isokorb®, spesso 8 cm, passano infatti le armature del solaio che in questo modo non subisce interferenze strutturali. Anche i lucernai in alluminio del primo piano contribuiscono a eludere il ponte termico. Il controtelaio, che permette di superare lo spessore (41 cm) di tutto il pacchetto di copertura e che ospita anche il motore del lucernaio, è stato realizzato in purenit, materiale brevettato compresso a base di poliuretano ad alto potere di isolamento termico. Realizzati a partire da un falso telaio, i lucernai sono comunque isolati con un ulteriore strato di poliuretano di 8 cm. La loro particolarità risiede nel fatto che il telaio superiore non è a vista: l’ultimo vetro risulta a filo esterno ed è incollato sul telaio mobile della finestra. L’obiettivo è stato infatti quello di rendere l’aspetto dell’infisso quanto più gradevole alla vista, considerato che la copertura è praticabile. Alla base del telaio interno di supporto è stata inserita una tenda meccanica di protezione dal sole che scorre fra due guide. L’imbotte del lucernaio è rivestita da lastre di cartongesso uguali a quelle che rifiniscono le pareti dell’edificio.

L’ISOLAMENTO TERMICO DELLA COPERTURA E DELLE PARETI
Il guscio portante in cemento bocciardato faccia a vista è stato costruito per comparti orizzontali a tutt’altezza. Il solaio è stato realizzato in un secondo momento grazie alle piastre in acciaio realizzate ad hoc che, annegate nel getto della muratura, presentano delle forature all’interno delle quali è stata successivamente posizionata l’armatura. Tra le piastre di acciaio e i solai sono stati inseriti dei pannelli isolanti di poliuretano di 8 cm di spessore, forniti già intagliati in modo tale da adattarsi alle diverse curvature dell’edificio. La superficie esterna è stata bocciardata con una macchina abrasiva che ha tolto circa 3-4 mm di materiale per far emergere gli inerti contenuti nella miscela di calcestruzzo. Sulla superficie in calcestruzzo è stato poi applicato un protettivo trasparente opaco. La copertura è stata isolata superiormente attraverso l’uso di un materiale in EPS già pendenzato. Sopra di essa si trova una guaina di impermeabilizzante in PVC, quindi un materassino drenante di 8 mm sul quale è stata realizzata la finitura in calcestruzzo industriale, oggetto di un’operazione di elicotteratura. In prossimità del parapetto la guaina in PVC è arretrata rispetto al filo: nel realizzare il muro in calcestruzzo i progettisti hanno creato una nicchia attraverso una piccola tavola di OSB (poi rimossa) per evitare che l’acqua potesse scorrere sul punto di raccordo fra la guaina e il muro. Dietro il muro in calcestruzzo c’è un primo strato isolante di 8 cm in poliuretano, quindi una barriera al vapore nastrata in corrispondenza di tutte le giunture dei pannelli isolanti, oltre che dei telai delle finestre, ancora una controparete posata su montanti verticali da 5 cm con interposto un materiale isolante di lana minerale di 4 cm e finita con due lastre di cartongesso. Il solaio del piano terra è costituito da una soletta armata di calcestruzzo di 15 cm sulla quale si trova una guaina bituminosa fiammata con funzione di barriera al vapore, quindi uno strato isolante di 10 cm. Il telaio della vetrata poggia su un falso telaio realizzato in purenit, un materiale compresso a base di poliuretano ad alto potere di isolamento termico che permette di eludere il ponte termico.

Scheda progetto
Architect: MoDus Architects (Sandy Attia, Matteo Scagnol)
Committente: Associazione Turistica di Bressanone
Località: Viale Ratisbona, 9 - Bressanone, Italia
Area: 430 mq
Periodo di costruzione: 2016 competition, 2017/18 design, 2019 opening
Gruppo di progettazione: Irene Braito, Filippo Pesavento
Main contractor: Unionbau
Ingegneria strutturale: Luca Bragagna
Digs: Goller Bögl
Electrical systems: Elektro Josef Graber
Thermohydraulic installations: Pezzei
Mechanical installation, hydraulic system, HVAC: Pezzei
Ceramic and stone floor: Bernardi & Figli
Carpet floor: SAXL Bodenbeläge
Glass façade and windows: Huber Hannes
Bush-hammering fair-faced concrete: Designtrend
Screed and plaster: Winkler-Verputz
Dry construction and dye: Cimadom Décor
Insulation and drywall: Cimadom Décor
Doors (building’s interior): Aster Holzbau
Elevator: Kronlift
Serial-produced furnitures: Jungmann, Trias
Custom-made furnitures and carpentry: Barth
Custom-made furnitures and indoor glass facades: Tischlerei Goller - Anders Gmbh
Gutter production: Stampfl Bauspenglerei
Iron works: Ellecosta Metallbau
Multimedia: ACS
Bathroom fixtures: Pezzei
Fair-faced concrete: Beton Eisack
Insulation products and drywall: Stiferite (Stiferite S e Stiferite GTE), Naturalia Bau (Intello)
Glass door: Vetroin
Window frames: Schüco
Lighting: (first floor, ceiling): Viabizzuno n55
Carpet: Fabromont Kugelgarn
Acoustic finishes: Filzfabrik Fulda Lanisor
AWARDS: Mies van der Rohe Award, nomination, 2021; BigMat International Architecture Award, selection, 2021; 18th International Design Media Award, Annual Office Space Award, 2020; InArch, Rigenerazione Urbana, sezione Triveneto, 2020; Premio Italiano di Architettura, riconoscimento per il miglior edificio o intervento completato negli ultimi tre anni, 2020; Iconic Awards, Innovative Architecture, selection, 2019; Best architects 19, 2018
Photos: Oskar DaRiz

Arketipo 154, Turismo, marzo 2022