Walter A. Noebel


Insegnamento - Le mie capacità nel campo dell'insegnamento si sono formate
negli anni `80 nel rapporto con  uno dei miei maestri: Luigi Snozzi al
Politecnico  di Losanna. Credo che l'insegnamento dell'architettura sia
allo stesso tempo semplice e molto difficile; ci sono regole elementari
che  forse  illustro al meglio citando Mies: "l'architettura inizia
quando due mattoni sono giunti (posati/composti) accuratamente...". Ciò che Mies
esprime per il mattone vale per ogni altro materiale... Ciascun materiale ha un
suo impiego specifico; tutto dipende da come lo utilizziamo e niente dal
materiale stesso. C'è da aggiungere poco, o meglio niente. Specificherei
soltanto che la  teoria dovrebbe essere riservata a chi cerca di andare
oltre questa, già complicata e faticosa, conoscenza elementare del mestiere e
delle sue regole. Troviamo troppi architetti che teorizzano ma non hanno ancora
capito le regole elementari del mestiere... L'insegnamento dell'architettura nelle
scuole, all'università, può essere soltanto uno stimolo  di fronte alle
vere questioni del mestiere. La formazione di un vero architetto è  il
risultato della riflessione critica sulla propria  formazione, sui mezzi di
produzione, sulle regole interne del mestiere.


Apprendistato - Dopo gli studi ho lavorato per un periodo nell'atelier di
Fehling e Gogel a Berlino, dove ho potuto imparare quale fascino possa avere
l'architettura e soprattutto dove mi è stato  insegnato come questa si
costruisce. Dopo, ho avuto la possibilità di lavorare con Ungers, che mi ha
sensibilizzato agli aspetti che stanno "dietro" il  fare specifico della
realizzazione, cioè quello che potremmo riassumere con la parola  "teoria".
Dopo queste esperienze, molto intense, ho cercato di ampliare il mio repertorio
e per vari motivi sono arrivato a Milano, alla "bottega"  di Gregotti, come
lui amava chiamare il proprio studio, che, allora, contava non più di 5 o 6
collaboratori. Per me la questione del metodo, dell'approccio a un
problema,  è  la cosa che  riassumerei come essenza del suo
insegnamento.


Professione - Nella mia attività professionale cerco di non essere originale
e meno ancora di essere "à la mode". Le mode, gli stili e altre tendenze
autobiografiche non possono che annoiare, sapendo già che  sarannp 
cancellate  dopo più o meno cinque anni... Né la strana nostalgia del
modernismo banale, né la disperata ricerca dell'originalità servono oggi a
ritrovare quello che non tanto tempo fa si chiamava un consenso urbano.
L'eccezione ad una regola va molto ben considerata  e ponderata: preferisco
non fare eccezioni, se non assolutamente neccessarie.  A volte la faticosa
ricerca e stesura di una regola, potrebbe comunicare attraverso la riflessione
condensata già più di ogni ben ideata "trouvaille".