Parte dell’ultima fase dell’ambizioso masterplan per il ridisegno dell’area di King’s Cross, Coal Drops Yard si organizza in prossimità del Regent’s Canal e della nuova Cubitt Square, articolandosi all’interno di due estesi edifici industriali fabbricati tra il 1850 e il 1860 per la lavorazione del carbone, che giungeva qui dal Nord Inghilterra lungo le vie ferrate. Corpi di fabbrica con strutture in mattoni a vista e in ghisa, solai e capriate in legno e tetti in tegole di ardesia del Galles; edifici simili ma qualificati da diverse soluzioni progettuali e differenti sviluppi in lunghezza. Autori del progetto, i designers di Heatherwick Studio che da ben diciassette anni dimorano in prossimità dell’area di progetto e nel 2014 furono invitati da Argent a trasformare le ormai obsolete preesistenze industriali in un quartiere per lo shopping contemporaneo: un ambito attivo, qualificato da una facile circolazione interna e punto d’attrazione per gli abitanti della capitale e del quartiere. Inaugurato il 26 ottobre 2018, Coal Drops Yard accoglie 55 unità per negozi, bar e ristoranti con superfici che spaziano dai 15 mq ai 2.000 mq, ambiti occupati sia da brand noti che da piccoli artigiani indipendenti, allineati lungo un percorso commerciale dinamico e iper connesso dove l’esistente viene arricchito dall’introduzione di molteplici scale esterne e interne, ponti e passerelle pedonali per dar vita a un precinto urbano per l’interazione su più livelli. Il tutto, accentuato da un’estesa e innovativa copertura in vetro, ardesia e metallo, “the kissing roofs” come la introducono i progettisti di Heatherwick Studio, che originandosi dalle coperture dei due edifici storici, prosegue secondo lo sviluppo dinamico di due eleganti nuovi manti sinuosi che si innalzano verticalmente, si estendono fino a incontrarsi nel punto più alto per poi riallontanarsi e proseguire nella discesa verso i tetti esistenti. Interventi per tipologie retail non sono una novità per gli architetti di Heatherwick Studio, già artefici di considerevoli realizzazioni nel settore tra i quali la ristrutturazione dello shopping mall di Pacific Place a Hong Kong, notevole punto di riferimento per la progettazione concettuale di Coal Drops Yard a Londra. “ Pacific Place” spiega Tamsin Green, project leader dell’intervento ”è stata per il nostro studio un’opportunità per portare avanti un intervento di riuso su un centro commerciale esistente. Rilevante per come ci ha insegnato a capire l’importanza di un corretto sistema di circolazione per avere un centro di successo, un luogo dove i visitatori riescano a orientarsi agevolmente e seguano percorsi con dimensioni appropriate e collegamenti visivi avvincenti”. Punti a cui si aggiunge il rilievo delle esperienze tattili tra il luogo e il visitatore, momenti interattivi con il costruito che si imprimono nell’esperienza del fruitore. “Grazie a queste esperienze precedenti” prosegue Tamsin, “ci rendemmo conto che il sito di progetto prediligeva un asse di circolazione in direzione nord sud senza favorire la sosta e quindi la necessità di creare un focus centrale per il complesso”.

Seconda sfida, le grandi distanze tra i due edifici esistenti, corpi di fabbrica lineari posti a sud del sito a una distanza di 39 m che non avrebbero consentito un favorevole contatto visivo tra le aree per lo shopping. Determinante e quasi teatrale lo sviluppo della copertura nel suo moto dinamico: un’introduzione elegante, precisa e tecnicamente avanzata, dove il nuovo sfiora il passato con un linguaggio contemporaneo. Non ultimo crea uno spazio pubblico sottostante protetto, aperto a eventi e concerti. “Quando iniziammo a pensare al disegno dell’elemento centrale, prosegue Tamsin Green “la nostra attenzione si concentrò sulla necessità di raggiungere un effetto teatrale per il punto focale tra gli edifici, che avrebbe richiesto un ulteriore sviluppo del costruito e un aggiuntivo livello di attività. La presenza di funzioni e usi diversi su più livelli, ubicati nello spazio tra gli edifici esistenti, sarebbe stata in grado di attirare e incoraggiare qui il pubblico”. Da queste premesse concettuali , gli studi per la materializzazione del punto focale centrale. Un focus che secondo i designers non doveva interferire con i caratteri storici dei lunghi prospetti degli edifici preesistenti e quindi la scelta di intervenire solo sulla configurazione del manto di copertura. Un iter progettuale affiancato dalla realizzazione di molteplici plastici con svariate soluzioni di copertura fino alla scelta di proseguire con la soluzione dei “kissing roofs” dove sotto all’incontro dei due nuovi manti di copertura nasce una nuova grande unità per negozi caratterizzata da un’altezza interna di circa 7,5 m nel punto centrale per poi scendere fino all’altezza delle capriate delle coperture esistenti. Innovativo lo sviluppo della facciata del nuovo livello, caratterizzato da cristalli che seguono in pianta uno sviluppo a zig zag e si sorreggono a vicenda. “Nel disegno del concept per la facciata”, introduce Tamsin Green, “la scelta è stata quella di ridurre le dimensioni dei pannelli vetrati introducendo componenti trasparenti a una scala più umana che si riagganciano alle proporzioni degli archi dei prospetti delle facciate esistenti, moduli capaci di frammentare le lunghezze estese dei fronti”. Pensato come un luogo urbano per lo shopping, Coal Drops Yard presenta più similarità e referenze con storiche aree per lo shopping della capitale, quali Covent Garden e Camden Market, piuttosto che con la tipologia di un centro commerciale tradizionale. Retail e ristorazione convivono qui con gli spazi aperti della piazza sottostante, dei viadotti esistenti e dell’intorno, connessi da un fluido sistema di circolazione orizzontale e verticale, aperti e permeabili nei confronti del contesto urbano circostante. Ma quale altra sfida di progetto? “Indubbiamente” prosegue Tamsin Green, “il convertire edifici realizzati per l’industria e il trasporto del carbone in luoghi per esseri umani. Qui non vi era permeabilità tra i livelli degli interni e degli esterni e con i nuovi usi si sono dovute rivedere le ubicazioni dei solai interni per consentire una circolazione fluida tra le diverse aree del complesso”. All’interno del corpo di fabbrica a est, dove spesso le unità per negozi riprendono il perimetro delle campate degli archi sui fronti, rimangono le suddivisioni interne su tre livelli mentre nel blocco a ovest si è talvolta introdotta un’organizzazione su due livelli al fine di consentire le ottimali altezze d’interpiano e facili accessi.

Ardesia, vetro e metallo i materiali usati in modo estensivo per la dinamica copertura e il nuovo livello, sospeso dalla sua struttura. Significative le soluzioni per i controsoffitti nella nuova grande unità del livello superiore, caratterizzati da doghe sottili in legno di quercia, accentuati dai flussi di luce naturale che penetrano attraverso i lucernari continui in sommità. Finiture in cemento insieme a scale e balaustre in metallo scuro per i vani dei collegamenti verticali con scale di servizio e ascensori. Qui i toni caldi e accessi delle porte metalliche degli ascensori e come a Pacific Place, l’introduzione di scultorei pulsanti per il controllo degli ascensori. Sensibile l’uso e la selezione dei materiali, ripetutamente indirizzato verso l’impiego dei materiali storici del sito nelle aree di recupero.

LA STRUTTURA
“A Coal drops yard” spiega Ed Clark, direttore di Arup “si sono rinforzate e riutilizzate molte delle strutture in ghisa e in legno degli edifici preesistenti, si sono smantellati alcuni dei solai esistenti per poi riposizionarli ai livelli dei viadotti di passaggio, mentre per il supporto del nuovo scultoreo manto di copertura si è introdotta una nuova struttura metallica interna”. Un’orditura indipendente, dove le doppie file di pilastri sono state posizionate in prossimità dei setti in mattoni all’interno dei corpi di fabbrica e dove si sono costruite nuove fondazioni. Per preservare l’integrità degli edifici storici e dar spazio a un’orditura indipendente, nuovi pilastri in acciaio sono stati introdotti all’interno dei due corpi di fabbrica, celati al di là delle componenti originarie in ghisa e mattoni e puntellati da setti in cemento. Singolare lo sviluppo della struttura delle travi primarie per la realizzazione dei “kissing roofs” dove l’apice dell’orditura metallica è stato sostituito da una componente a V, al fine di non interferire con gli sviluppi continui dei due nuovi manti di copertura sorretti nel loro moto dinamico da travature reticolari a sbalzo, che a loro volta divengono punto di supporto per il solaio in cemento armato del nuovo livello sospeso. Molteplici le opzioni studiate dagli strutturisti a livello concettuale per lo sviluppo del sistema di supporto primario, al fine di giungere a una soluzione ottimale compatibile con la geometria architettonica del nuovo manto di copertura. Ricerche che nella soluzione finale si sono materializzate in una doppia struttura composta da un nuovo elemento all’apice a forma di V, in prossimità del “kissing point” delle coperture. Se fosse stato una struttura simile a quella di un tetto spiovente, il culmine della capriata sarebbe stato visibile tra le due coperture curvilinee e da qui lo sviluppo di una componente metallica strutturale su progetto. “Un componente” come spiega Ed Clark “che appare visualmente più leggera ma che strutturalmente è un punto importante dove concorrono tutte le azioni”. Un’altra area chiave del sistema di supporto primario giace alla base delle travi primarie dove si è introdotta una componente con una forma simile a una forcella, celata all’interno del solaio sospeso, capace di contenere l’allargamento delle travi. Ognuna delle travi a nastro delle coperture curvilinee è composta da 20 sezioni in acciaio imbullonate in quattro travature reticolari, legate all’indietro dei pilastri. Vetro, metallo e ardesia i materiali protagonisti dell’involucro di copertura dove si sono utilizzate più di 80.000 tegole provenienti da una cava del Galles, già utilizzata per la copertura delle due preesistenze industriali.

 

FACCIATA STRUTTURALE IN VETRO
Tra i nuovi manti di copertura e il solaio sospeso, una pelle interamente trasparente dove lo sviluppo dei vetri riprende alla base un perimetro a zig zag. Rivestimenti in vetro strutturale dove la trasparenza assoluta sembra ripetersi all’infinito, frammentata solo dai piani diversi del posizionamento delle lastre in cristallo. Una facciata che si sviluppa fino a ben 8 m in altezza, estendendosi dalla linea del pavimento a quella delle travi reticolari in sommità, qualificata dalle “piegature” continue tra le diverse componenti vetrate che hanno consentito al sistema di divenire autoportante senza il supporto di ulteriori montanti. Sviluppata dagli esperti di Arup Façade Engineers, si presenta come una soluzione su progetto per Coal Drops Yard dove tra le molteplici sfide, la brief per una facciata in vetro strutturale con sviluppo fino a 8 m in altezza senza il supporto di un’aggiuntiva orditura di sostegno. Caratterizzato da uno sviluppo in pianta secondo una linea a zig zag, l’involucro include 64 pannelli in vetro strutturale a tutta altezza, dove le lastre più contenute, disposte a un angolo di circa 62 gradi in confronto ai pannelli più estesi, agiscono come alette di supporto. “Il silicone strutturale, spiegano gli esperti di Arup, è utilizzato qui per le connessioni e fornisce resistenza agli agenti atmosferici e supporto strutturale. Le connessioni verticali sono studiate per trasferire solo forze assiali e sforzi di taglio”. Un involucro nato da sofisticate analisi ingegneristiche portate avanti dai professionisti mediante l’uso di programmazioni particolarmente avanzate che hanno contribuito a ottenere la soluzione ottimale. “Le prestazioni energetiche di questa innovativa facciata sono potenziate rispetto a un tipico sistema a curtain wall dal momento che qui non si presentano i ‘cold bridges’ tra vetro e alluminio. Grazie all’introduzione di protezioni solari, il sistema è protetto da eccessivi accumuli di calore senza la necessità di introdurre schermature solari esterne e fornisce un’alta trasmissione luminosa e stabilità del colore”.

Scheda progetto
Progettisti: Heatherwick Studio
Committente: Argent LLP
Periodo esecuzione lavori: 2014-2018
Area totale: 9.300 m2
Nome progetto: Coal Drops Yard
Ubicazione: King’s Cross, London
Data completamento: October 2018
Superficie: 100,000 sq ft
Progetto architettonico: Heatherwick Studio
Direttore progettazione: Thomas Heatherwick
Group Leader: Lisa Finlay
Project Leader: Tamsin Green
Team di progetto: Jennifer Chen, Andrew Edwards, Daniel Haigh,Phil Hall-Patch, Steven Howson, Sonila Kadillari, Michael Kloihofer, Nilufer Kocabas, Elli Liverakou, Ivan Linares Quero, Mira Naran, Ian Ng,Thomas Randall-Page, Emmanouil Rentopoulos, Dani Rossello Diez, Angel Tenorio, Takashi Tsurumaki, Pablo Zamorano
Team per realizzazione: Jordan Bailiff, Einar Blixhavn, Erich Breuer, Darragh Casey, Ben Dudek, Alex Flood, Freddie Lomas, Hannah Parker, Monika Patel, Luke Plumbley, Jeff Powers
Cliente: Argent LLP
Developer: KCCLP / Argent LLP
Heritage Consultant: Giles Quarme & Associates
Ingegneri strutture e facciate: Arup
Ingegneri servizi meccanici ed elettrici, sostenibilità: Hoare Lea
Illuminazione: Speirs and Major
Costi: Gardiner and Theobald
Architetti esecutivi: BAM Design
Photos: Hufton+Crow, John Sturrock, Luke Hayes

Arketipo 124, Retail, Novembre 2018